Teatro dell’Angelo. “Il Pellegrino” di Palladino e Wertmuller. Recensione

ROMA – Un testo ambientato dall’autore Pier Paolo Palladino all’epoca dei giacobini e dei nuovi ideali che, agli albori della Rivoluzione francese, mettevano in serio pericolo l’egemonia papalina nella città eterna.

Un monologo, dettato dalle ragioni del cuore di un modesto vetturino che ben sintetizza argomentazioni, atmosfere e personaggi di un’epoca i cui valori della Libertà e della lotta per la conquista della Democrazia ben si trasmettono al pubblico odierno. Una folla di spettatori incuriositi, quelli accorsi al Teatro dell’Angelo di Roma per la rappresentazione de “Il Pellegrino” – tra cui anche Lina Wertmüller ad applaudire il talentuoso nipote Massimo – che sono stati ben ricompensati da una virtuosa interpretazione. L’attore-protagonista, nei panni del cocchiere di casa Caracciolo Ninetto, è in grado di interpretare sul palco in quasi 90 minuti di racconto ben 25 personaggi, all’interno di un’azione scenica movimentata e supportata dalle suggestive musiche di Pino Cangialosi eseguite “live” da lui stesso al fagotto e percussioni e da Fabio Battistelli al clarinetto.

All’indomani della caduta di Napoleone e della restaurazione imposta da Pio VII e dalla sua polizia, a Ninetto viene affidato il nipote del cardinale, giunto a Roma da Milano per sfuggire alla polizia austriaca, e che deve essere sorvegliato in quanto ‘testa calda’, e facile agli entusiasmi e agli amori. Ed è proprio il suo entusiasmo e la sua curiosità senza freni a guidarlo, con la pazienza e l’osservazione del fidato vetturino, alla scoperta di una Roma che, oltre al suo aspetto monumentale e di costume, spalanca le porte dei suoi meandri segreti presentando una serie di microstorie ricche di psicologie caratteriali descritte da Palladino in maniera davvero esemplare.

Wertmüller è un “Fregoli della voce” nell’incursione dialettale dei molteplici personaggi descritti, dall’eminenza napoletana da cui Ninetto è a servizio, all’ingenuo e patriottico contino Enrico, che sbiascica un idioma veneto ricco di pause riflessive, dai toni sovracuti e contrappuntistici del bullo di quartiere “Rombo di tuono”, all’accento austro-ungarico permeato di romanità delle guardie sorveglianti, fino a raggiungere l’apice della sua versatilità d’attore nei tic vocali del vecchio generale colpito da Alzheimer che dialoga con Ninetto scambiandolo per il figlio, capolavoro di introspezione interpretativa non solo per le inconfondibili cadenze timbriche sonore, ma per l’afflato sincretico tra sguardo, gesto e postura. Ed è proprio la sinergia tra immedesimazione psicologica e straniamento affabulatore del performer a rendere i personaggi narrati in forme così dinamiche dei veri e propri ritratti d’Autore, in una gara di azioni sceniche che vivacizzano la Storia col Colore, trasformando gli ideali oggettivi in battaglie personali condite, in contesti e tempi premeditati, da giochi di squadra politico-territoriale.

Uno spettacolo, insomma, da vedere e rivedere per godere delle sfaccettature storiche di una Roma combattuta tra bonapartismo e clericalismo e apprezzare l’esemplare e felice compenetrazione lavorativa di autore-regista e attore, entrambi traghettatori di valori attuali attraverso una cultura popolare di cui, in quantità e maniere diversificate, è tuttora intriso ciascuno di noi.

L PELLEGRINO
testo e regia di Pierpaolo Palladino
con Massimo Wertmuller
musiche di Pino Cangialosi
eseguite dal vivo da: Fabio Battistelli (clarinetto) e Pino Cangialosi (fagotto e percussioni)

Scene e costumi di Alessia Sambrini

Teatro dell’Angelo
Via Simone De Saint Bon 19 Roma
Dal 5 al 24 febbraio 2013

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