“Vijay, il mio amico indiano”. L’uomo che volle conquistare sua moglie. Recensione. Trailer

TRAMA – Will ha sempre sognato di diventare un grande attore, ma attualmente è famoso perché dà vita ad un grande coniglio verde in uno spettacolo per bambini. Neppure la vita familiare a dire il vero gli regala grandi soddisfazioni.

Come se non bastasse il giorno del quarantesimo compleanno di Will si presenta come il giorno più brutto della sua vita:  quasi nessuno pare ricordarsi della sua festa ed egli stesso ha deciso, ormai sull’orlo dell’esaurimento, di licenziarsi. Per completare il quadro gli rubano la macchina ed inizia a piovere. Tuttavia accade l’impensabile: il ladro fa un incidente mortale e tutti credono che a morire sia stato Will. Egli potrebbe dunque cogliere l’occasione per ricominciare daccapo e farsi una nuova vita. L’idea che lo solletica è comunque un’ altra. Partecipando in incognito al proprio funerale potrebbe sapere cose le persone che lo circondano pensano veramente di lui…

COMMENTO – Questa piacevole commedia si muove con intelligenza e tatto fra il terreno del gioco ludico e quello più impegnativo del gioco esistenziale. Per Sam Garbarsky “dramma ed umorismo non sono solo molto vicini, sono sposati e non possono divorziare”. Il verde speranza è il colore che domina nelle prime sequenze. E’ il colore del pupazzo animato da Will. Lui però in quei panni sta davvero stretto e la speranza pare averlo abbandonato da tempo. In effetti a ben guardare non vuole veramente cambiare vita. Mattia Pascal, illustre morto apparente della letteratura, inizia a viaggiare e si sposta dalla Liguria a Roma. Il personaggio di Will è molto lontano da questo prototipo: da “morto” torna morbosamente sui propri passi per osservare le persone che lo circondano da un’ altra prospettiva. Vorrebbe andare oltre le apparenze, scoprire i veri sentimenti che la gente nutre nei suoi confronti. E’ un desiderio comprensibile e forse anche largamente condiviso, ma c’è anche molto di nevrotico e paranoico in questa sua indagine sui generis. Pensa a livello affettivo di non essere amato, crede a livello lavorativo di essere in qualche modo un fallito. Proietta queste sue valutazioni sugli altri e poi cerca di controllarne le emozioni. Certo qualcuno lo ritiene davvero un buono a nulla (in questo senso i suoceri sono ovviamente in prima fila) ma il nocciolo della questione è un altro. Will in fondo cerca soltanto un’ altra opportunità relazionale con sua moglie, la persona più importante della sua vita. Indossando i panni dell’indiano Vijay può ripercorrere le fasi dell’ innamoramento e del corteggiamento e dare nuova energia ad un rapporto, quello sì, moribondo. E’ qualcosa per cui vale la pena vivere ed anche morire (specialmente se si muore solo per finta). 

Ci siamo soffermati su questi aspetti psicologici e relazionali perché il film offre molti spunti in tal senso. Parallelamente procede ovviamente la classica commedia degli equivoci che strappa a più riprese risate genuine senza ricorrere mai alla facile volgarità. Il film dunque lavora bene sia sul lato dell’intrattenimento che su quello “esistenziale”. Siamo soddisfatti e usciamo dal cinema con una certezza: il Moritz Bleibtreu che abbiamo visto sullo schermo non corre il rischio di incorrere in una sorta analoga a quella del suo personaggio Will. Non sarà costretto a interpretare conigli verdi giganti.   

 

REGIA: Sam Garbarsky

ATTORI: Moritz Bleibtreu, Patricia Arquette, Danny Pudi, Michael Imperioli

 SCEGGIATURA: Sam Garbarsky, Philippe Blasband, Matthew Robbins

FOTOGRAFIA: Alain Duplantier

 PRODUZIONE: Belgio/ Lussemburgo/ Germania

GENERE: Commedia

 DURATA: 96 minuti

USCITA NELLA SALE: 13 Febbraio 2014 

 

“Vijay, il mio amico indiano” – Trailer

 

 

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