Philip Seymour Hoffman. “The master” ci saluta

Degli esseri umani che mai abbiamo frequentato, la cui realtà ci arriva da una ribalta, apprezziamo quello che riescono a trasmetterci di emozionale e condivisibile: Philip Seymour Hoffmam, che ricordiamo nell’indimenticabile “The master” era uno di questi – per inciso The Master è un film del2012scritto e diretto daPaul Thomas Anderson, che alla mostra del cinema di Venezia avrebbe meritato più di quel che ha ottenuto  – uno di quegli uomini, insomma, che ci fanno sentire uguali. Il segreto di chi è grande.

In “The master” Philip Seymour Hoffman incarnò il prototipo del maestro di una setta – il film era ispirato a Scientology –  con una capacità che lo consegna alla storia del cinema.

Accade che persone di talento, siano al contempo fragili. Oggi sappiamo Philip Seymour Hoffman è morto per overdose. L’attore Premio Oscar è stato trovato senza vita nel suo appartamento di Manhattan, New York. Secondo quanto riportato dal New York Post. Purtroppo Hoffman aveva in passato lottato contro la tossicodipendenza, finendo in rehab un anno fa per abuso di eroina.

Esponente del cinema indipendente, Hoffman debuttò nel 1991 con la partecipazione a Triple Bogey on a Par Five Hole. Notato dalle grandi case di produzione cinematografica di Hollywood, venne chiamato per un ruolo in Scent of a Woman – Profumo di donna, del 1992. Negli anni successivi fu protagonista di diversi film di grande successo, quali Boogie NightsIl grand LebowskiHappinessMagnoliaIl talento di Mr. RipleyQuasi famosiUbriaco d’amoreRed Dragon e La 25ª ora

Nel 2005 fu meritatamente  incoronato con Truman Capote – per l’interpretazione di “A sangue freddo”, titolo che gli fece vincere qualsiasi riconoscimento cinematografico,  Oscar compreso. Interprete eccellente, nel cui passato sentimentale esiste solo la costumista Mimi O’Donnel, che aveva incontrato sul set dell’opera teatrale da lui diretta We’d All Be Kings. Con Mimi nacque un amore che diede vita a re figli.

Molti critici lo considerano il più grande attore della sua generazione, ma non è il primo e non è l’ultimo, che si è arreso al mistero chiamato droga. Alla continua pericolosa esposizione del successo, a quell’insoddisfazione del vivere che, stranamente, diventa un modo malsano di relazionarsi proprio di chi avrebbe tutto.

 

 

 

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