Teatro dell’Angelo. “Nell’anno del signore” di Luigi Magni. Recensione

ROMA – E’ in scena al Teatro dell’Angelo  “Nell’anno del signore”,  un dramma storico scritto dalla penna del compianto Luigi Magni, il grande autore e regista scomparso alcuni mesi fa.  Un lavoro che rientra nella “trilogia” dedicata a Magni, e che Antonello Avallone ha curato, mettendo in scena  nella scorsa stagione il bellissimo lavoro “In nome del papa re” e, ad inizio della attuale stagione,  Sotto Ponzio Pilato. Come si vede, un omaggio completo ed emozionante a Luigi Magni.

“Nell’anno del signore”, come è facile intuire, è la sceneggiatura teatrale di quel magnifico film che il grande pubblico ha visto al cinema, interpretato da attori immensi, quali Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Claudia Cardinale e Alberto Sordi

La storia la conosciamo più o meno tutti: siamo a Roma, nel 1825, sotto il Pontificato di Leone XII, papa intransigente  e reazionario, pronto a reprimere nel sangue i primi moti carbonari, tramite il  braccio armato rappresentato dal cardinale Rivarola e dalla polizia pontificia. Nella repressione incappano ingenuamente il giovane e stimato chirurgo romano Leonida Montanari e Angelo Targhini, modenese e poco più che ragazzo, anche lui innamoratosi degli ideali libertari propugnati della Carboneria. Nonostante il coprifuoco imposto dalle autorità, la statua di Pasquino continua curiosamente a “parlare”:  grazie ai suoi poemetti  infarciti di spietata presa in giro, l’anonimo autore continua impunemente ad attaccare il potere temporale e i preti. 

Protagonista del dramma è Cornacchia, un povero ciabattino,  analfabeta ma dotato di grande saggezza: sue le famose riflessioni “questi vojono fa la rivoluzione, ma so’ fregnoni” oppure, “il popolo non vuole la libertà, ma il quieto vivere”. Accanto a Cornacchia, l’ebrea Giuditta, la sua amante, che però si innamora di Montanari e anche di Targhini! I quali, purtroppo, termineranno i loro giorni sotto la ghigliottina di Mastro Titta: ovvero “l’omo più moderno de Roma”! Così, infatti, lo definisce Montanari nell’ultima scena; a significare che la Restaurazione aveva accettato una sola innovazione, nata con la Rivoluzione Francese: la ghigliottina, appunto! Questo episodio storico viene trattato dalla penna di Luigi Magni con una costante ed arguta ironia, unita a vari spunti comici e a frasi simboliche che sono poi diventate emblematiche. 

Ma vediamo ora i personaggi di maggior peso: in primis, ovviamente, Antonello Avallone, nel ruolo di Cornacchia, come sempre impeccabile nei ritmi e nella costruzione del personaggio. Abbiamo apprezzato molto Silvia Vitale, perfetta e credibile nella parte di  Giuditta, Francesco Marioni e Daniele Di Matteo, rispettivamente Montanari e Targhini; quindi Tonino Tosto, nella porpora del vendicativo Card. Rivarola, e Claudio Morici, sanguigno e appassionato nel ruolo del frate. Accanto a loro, sul palco, anche Nanni Candelari, Giordano Cappellazzo, Roberto Celestini, Federico Mastroianni, Pietro Clementi, Valerio Palozza e Salvatore Rivoli

Lo spettacolo risulta affascinante e registicamente suggestivo: colpisce lo spettatore un palco quasi privo di scenografie, salvo alcuni elementi polifunzionali, ma da un lato spicca una gigantesca statua di Pasquino: in realtà Antonello Avallone realizza la sua facendo un uso allargato dello spazio: tutta la platea diventa un grande palcoscenico, con gli attori che si  muovono, corrono, si inseguono lungo i corridoi tra i vari settori: la consequenziale deframmentazione dello spazio e la  scenografia surreale consentono allo spettacolo di mantenere quella fluidità e quei ritmi che sono tipicamente tipicamente cinematografici. Sicuramente un lavoro impegnativo, e faticoso, di cui va dato merito ad Avallone, che per le scene e costumi si è avvalso della storica collaborazione di Red Bodò.  Uno spettacolo sicuramente da non perdere! 

Fino al 23 marzo 2014

TEATRO DELL’ANGELO

Via Simone de Saint Bon n. 19 (V.le Milizie-V.le Angelico)

Info : tel. 06/37513571- 06/37514258      www.teatrodellangelo.it    

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