Robin Williams. Un altro a cui il successo non è bastato

TIBURON (CALIFORNIA) -Ci sono uomini pubblici che entrano nel nostro quotidiano perché ci assomigliano, o assomigliano a quello che vorremmo essere. Ci sono uomini pubblici ai quali vogliamo bene perché sono entrati nella nostra vita con le parole opportune. Il loro successo è un esempio.

Quando viene ventilato che la loro morte, in un’età ancora relativamente giovane, deriva da inaudite sofferenze, che potrebbero essere state causate da depressione, droga, alcol, restiamo sorpresi e ci chiediamo quale sia il segreto della felicità. Tanto più ci sembra contraddittoria in uno come Williams che interpretò con successo la sensibilità del chirurgo Patch Adams che, col suo naso di clown, col suo grande amore, aiutava i bambini malati.

E’ stato trovato nella sua abitazione a Tiburon, in California, dove viveva con la moglie Susan. Si sospetta sia morto per asfissia. Ma gli inquirenti hanno precisato che bisognerà attendere i risultati dell’autopsia per accettare le cause. Secondo quanto riferiscono i media Usa, l’attore è stato visto vivo l’ultima volta la sera di domenica intorno alle 22. Nella mattinata la polizia aveva ricevuto una richiesta per rianimare un uomo all’indirizzo di Williams, ma al loro arrivo, i paramedici non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.

Rehab, ovvero riabilitazione: una parola che molti italiani, pur a digiuno d’inglese, iniziano a conoscere. Amy Winehouse l’aveva usata per titolare una canzone.    A luglio Robin Williams era stato ricoverato nella clinica Hazelden Addiction Treatment Center del Minnesota, un centro specializzato in programmi di rehab per la dipendenza dall’alcol. Era la terza volta che l’attore sessantatreenne vi aveva fatto ricorso. La prima negli anni ottanta, dopo la morte per overdose dell’amico John Belushi, alla quale era presente. I due si erano visti poco prima nella stanza di Belushi al Chateau Marmont, un hotel sul Sunset Boulevard di Los Angeles, insieme a Robert De NiroJack Nicholson e Cathy Smith, tossicodipendente e spacciatrice che provocò la sua dipartita iniettandogli, sotto esplicita richiesta di Belushi, una dose di speedball.

Intanto prende fiato una leggenda, quella della   maledizione di Ramsey, cominciata nel 2012 dopo la morte della cantante Whitney Houston che, imbottita di droghe, annegò nella sua vasca da bagno l’11 febbraio, poche ore dopo il gol del calciatore gallese al Sunderland. Insomma c’è chi mette in giro la calunnia che Aaron Ramsey sia uno iettatore, che se segna qualcuno muore. Meglio sarebbe, invece di dilettarsi in stupidaggini, ci si chiedesse cosa manca ad un uomo per essere felice quando, apparentemente, avrebbe tutto.   

Al cinema ricordiamo Robin Williams né “L’attimo fuggente”, come il professore che tutti avrebbero voluto; come lo psicologo al servizio del “Genio ribelle”; in Mrs. Doubtfire come il padre che fa di tutto, anche travestirsi da baby sitter, per riconquistare i figlioletti. Vincitore di un Oscar nel 1998, in molte pellicole aveva duettato a fianco di Robert De NiroDustin HoffmanJeff BridgesAl Pacino. Faceva una vita che molti di noi invidiano, dal punto di vista economico e della qualità, ma probabilmente è una nostra pia illusione se tanti, troppi come lui, nel mondo dello spettacolo la concludono drasticamente e prima del tempo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=2xOlJa6QeQU

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