Roma film festival. Dario Argento, premio alla carriera con il giovane “Profondo rosso”

ROMA – Alzi la mano chi non ha mai visto Profondo Rosso. A questa domanda, le mani degli spettatori del cinema Trevi sono rimaste praticamente tutte giù. Non è cosa di poco conto, visto che la sala era gremita: esauriti anche i posti in piedi per lomaggio del XIX Roma Film Festival a Dario Argento.

E il maestro del brivido, protagonista assoluto delledizione di questanno, non ha mancato di emozionarsi: C’è una massa di persone che mi amano – ha detto – e questa è una cosa che è pazzesca, mi rende felice. Mi fa pensare che forse devo cominciare a fare altri film, perché li aspettano. Li farò”.

Nellattesa dei lavori futuri, la serata di martedì 16 dicembre è stata una vera e propria occasione per dare uno sguardo alla strada percorsa sin qui dal grande regista. Adriano Pintaldi, presidente della rassegna, gli ha consegnato il premio alla carriera, e a seguire è stato proiettato il documentario Il giovane Argento, realizzato in collaborazione con Wonderland – Rai 4. Un lavoro che ben mette in luce la determinazione con cui Dario Argento si è fatto strada nel mondo del cinema, cominciando come critico, per poi diventare sceneggiatore, regista, e infine un vero e proprio mito: il maestro del terrore, celebrato in Italia e allestero.

Degna chiusura della serata è stata la proiezione di Profondo Rosso nella splendida versione restaurata dalla Cineteca Nazionale, che tornerà in sala nel 2015. Una nuova veste a cui ha messo mano, per la color correction, anche Luciano Tovoli, storico direttore della fotografia di capolavori argentiani come Suspiria e Tenebre. Ma il restauro non si è limitato a questo: confrontando i vari materiali a disposizione, ad esempio, sono stati ripristinati anche fotogrammi precedentemente mancanti. Elementi fondamentali in un film che trae forza proprio dalle atmosfere, dai dettagli e dalle tonalità del colore. E saranno pure passati quarantanni, dalluscita della pellicola nel 1975, ma Profondo Rosso non sembra invecchiato di un giorno. Anche se allepoca non cerano gli effetti speciali quasi perfetti dellera digitale, la paura è ancora tutta lì, ed è impossibile, anche per chi lo ha visto più e più volte, rimanere indifferente di fronte allurlo della sensitiva che percepisce la presenza dellassassino, o davanti al terribile disegno nascosto dietro le mura della villa. Profondo Rosso è forse lapice del lavoro di un regista che ha saputo toccare corde dellinquietudine umana come prima non era riuscito nessuno: un risultato difficile da raggiungere anche per il cinema contemporaneo.

Chi ne volesse subito un assaggio, non rimarrà deluso: la rassegna dedicata ad Argento, realizzata in collaborazione con la Cineteca Nazionale e il Centro Sperimentale di Cinematografia proseguirà fino al 21 dicembre, sempre al cinema Trevi. E c’è da dire che proprio in questa cornice, Dario Argento non ha esitato a prendersi pure una piccola rivincita: Anchio – ha raccontato – sono passato dal Centro Sperimentale. Feci lesame e fui bocciato, anche se ne sapevo di cinema più di quelli che mi interrogavano. Mi ha scottato molto questa cosa, ma alla fine sono ugualmente riuscito a fare il regista. Un regista, si potrebbe aggiungere, che un segno profondo, nel cinema, lo ha lasciato. Profondo, forse, come quel rossodi un film che riesce ancora, come pochi altri, a scavare dentro.

 

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