Venezia 72. “Arianna”. Sobrio e profondo sull’ermafroditismo. Recensione

LIDO DI VENEZIA – A diciannove anni tutti gli adolescenti cercano la loro identità, ma cosa succede se non ti senti donna e non puoi dirti uomo? Lo racconta Arianna, opera prima del regista Carlo Lavagna, nelle sale dal 24 settembre. Premiato alle Giornate degli Autori della 72esima Mostra del Cinema di Venezia come “migliore scoperta italiana”, il film affronta un tema delicato e per certi versi ancora tabù: l’ermafroditismo. 

Nel cast ci sono Ondina Quadri, che per il ruolo di Arianna è stata premiata a Venezia come miglior attrice esordiente dalla Federazione dei critici cinematografici, Massimo Popolizio, Valentina Carnelutti e Corrado Sassi. 

Arianna ha diciannove anni ma non ha ancora avuto la prima mestruazione. Da tempo é sotto cura ormonale ma l’unico risultato é un piccolo ingrossamento del seno. Tornata ad inizio estate nel vecchio casale sul lago di Bolsena dove aveva vissuto fino all’età di 3 anni, la ragazza inizia a studiare il proprio corpo e a porsi domande sulla proprio sessualità, grazie anche all’incontro con la cugina Celeste e ai suoi amici coetanei. Ma la risposta non sarà facile da accettare.

Il film é sobrio e intenso, fa ampio uso del colore e della scenografia ma si concentra quasi esclusivamente sulla psicologia della protagonista, una ragazza che vive nell’incertezza e con una perenne sensazione di oppressione.

Arianna é quasi uno psicodramma dove ognuno dei personaggi rappresenta un atteggiamento che la società moderna ha verso l’ermafroditismo. La madre (Valentina Carnelutti) quasi non parla, il rapporto che ha con la ragazza è perlopiù fisico, fatto di vicinanza, di una carezza, di baci. Ma non é per freddezza, é profondo disagio. Il padre (Massimo Popolizio) dottore, vede la condizione della figlia come una malattia, che deve essere curata. In Celeste (Blu Yoshimi), c’é il riflesso di quella femminilità che Arianna avrebbe potuto avere ma non le apparterrà mai, d’altra parte Martino là metterà di fronte all’impossibilità di avere una “normale” relazione eterosessuale.

É proprio questo il punto centrale del film, dopo The Danish Girl di Tom Hooper presentato sempre al Festival di Venezia, un altro film sull’identità di genere che indaga il rapporto con il corpo e tra i corpi. 

Quello di Carlo Lavagna é un lavoro ambizioso, nato da un sogno fatto da bambino in cui immaginava di essere donna e sviluppato grazie anche a molti contatti con la comunità LGBT. Ne emerge un’opera prima che non solo è fortemente sentita ma che finisce con l’espletare anche una funzione didattica incentrando l’attenzione su una problematica che non è di secondaria importanza, tanto da ottenere i fondi per completare il finanziamento della pellicola dal Mibact

In natura quando nasci con organi (cromosomi, caratteri, genitali) maschili e femminili, sfiori la perfezione se sei un cavalluccio marino, il divino con il corpo da uomo fuso con una ninfa come Ermafrodito (personaggio mitologico figlio di Ermes e Afrodite), per la mentalità dominante un essere umano ‘intersessuale’, erroneamente definito ermafrodita, é solo un errore da risolvere.

Titolo: Arianna

Regia: Carlo Lavagna

Genere: Drammatico

Paese: Italia

Cast: Ondina Quadri, Massimo Popolizio, Valentina Carnelutti, Corrado Sassi, Blu Yoshimi. 

Uscita: 24 settembre 2015

Arianna – Clip

 

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