Regression. Il ritorno al thriller del premio Oscar Amenábar. Recensione

ROMA – Da cosa nasce la paura? Come si forma, dentro ciascuno di noi, e cosa la alimenta? A chiederselo, nella sua nuova fatica registica, è il premio Oscar Alejandro Amenábar, che a sei anni dal suo ultimo lungometraggio Agora, decide di misurarsi nuovamente col thriller/horror. Un terreno che già gli aveva regalato grandi soddisfazioni nel 1996, quando il suo film d’esordio Tesis aveva conquistato 7 Goya, e anche nel 2001 con The Others (premiato con 8 Goya e 3 Saturn Awards).

Per questo suo ritorno alla suspense, Amenábar sceglie come punto chiave non tanto la paura in sé, quanto i meccanismi che la generano a vari livelli, da quello psicologico a quello sociale.

Basandosi su una serie di eventi realmente accaduti negli Stati Uniti nel corso degli anni ’80, costruisce una storia nel contesto di quel fenomeno che ha poi preso il nome di “Satanic Ritual Abuse”. La vicenda di Regression si svolge nel 1990, quando il detective Bruce Kenner (Ethan Hawke) si trova ad indagare sul caso di una giovane ragazza di nome Angela (Emma Watson), che rivolge al padre John Gray (David Dencik). pesantissime accuse. E proprio John, nel corso dell’interrogatorio, anziché difendersi si prende la colpa di ogni cosa, pur continuando a ripetere di non ricordare nessuno dei fatti. L’insolito esito spinge Bruce a scavare più a fondo, avvalendosi  dell’aiuto di uno psicologo specializzato nella tecnica della “regressione”, finché entrambi non si troveranno coinvolti in un’inquietante puzzle che ogni attimo sembra rivelarsi sempre più legato alla pista satanica.

Su questo impianto narrativo, Amenábar realizza un film dalle molte facce. Prima di tutto un thriller ben congegnato, con forti note di giallo e in rapporto costante con gli elementi soprannaturali caratteristici dell’horror. Ma Regression è anche una riflessione sul concetto di paura e su ciò da cui scaturisce, sia dentro la mente umana, sia nei comportamenti collettivi che danno forma a una società, e pure all’interno della narrazione cinematografica. E forse è proprio quest’ultimo punto a conferire maggiormente forza alla pellicola: Amenábar, infatti, non manca di omaggiare i classici horror degli anni ’70, citando opere come L’Esorcista e Rosemary’s Baby, senza tralasciare una strizzata d’occhio a Dario Argento. Una lavoro di riflessione cinematografica che non si esaurisce in un effetto nostalgia, ma che al contrario si rivela funzionale alla narrazione. Il film miscela bene gli elementi inquietanti e quelli introspettivi, tenendo un ottimo ritmo, al netto di qualche passaggio evitabile che rende eccessivamente intuibile l’esito finale. La parte legata all’aspetto psicologico, invece, si rivela sì ricca di spunti, ma tutto sommato un po’ scontata, specie quando si misura con i risvolti più complessi da analizzare. 

Ottima la prova di Ethan Hawke, che contribuisce efficacemente ai toni del film, mentre Emma Watson riesce a dar vita a un personaggio inquietante, rendendolo però a tratti troppo piatto e privo di sfaccettature.

Regression resta comunque un film interessante, che dimostra come ci si possa approcciare all’horror e al thriller in modo non scontato, anche quando si resta all’interno dei canoni classici del genere.

Leonardo Rafanelli

Regression

USCITA NELLE SALE: 3 dicembre 2015

GENERE: Thriller, horror

REGIA: Alejandro Amenábar

SCENEGGIATURA: Alejandro Amenábar

ATTORI: Emma Watson, Ethan Hawke, David Thewlis, Lothaire Bluteau, David Dencick, Peter MacNeill, Devon Bostick, Aaron Ashmore, Dale Dickey

FOTOGRAFIA: Daniel Aranyó, A.E.C.

MONTAGGIO: Carolina Martínez, Geoff Ashenhurst 

MUSICHE: Roque Baños

PRODUZIONE: Mod Producciones, First Generation Films, Himenóptero, Telefonica Studios

DISTRIBUZIONE: Lucky red

PAESE: USA, Spagna

DURATA: 106 Min

Regression – Trailer

 

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