Todi Festival 2017. L’innovazione e la ricerca che fan bene al teatro

Alla vigilia della 31esima edizione, il direttore artistico del festival, Eugenio Guarducci, svela gli ingredienti di un menù variegato, che fonde opere d’esordio, temi profondamente attuali e spettacoli irriverenti ed originali 

TODI – La prova più dura per un autore dopo il debutto dell’opera prima – specie, poi, se il debutto è stato di successo – è il riaffacciarsi sulle scene con l’opera seconda. Si condisce così di un sapore particolare, e di un’attesa quanto mai curiosa, l’esperienza numero due di Eugenio Guarducci al timone del Todi Festival 2017, direttore artistico di questa 31esima edizione che animerà la cittadina umbra dal 26 agosto al 3 settembre. 

Una conduzione riconfermata dopo il successo ottenuto lo scorso anno, quello del passaggio di testimone dalle mani del fondatore della kermesse, Silvano Spada. A Guarducci, ora, spetta di nuovo il compito di perpetuarne lo spirito e di continuare a dare al pubblico del Todi Festival quei “segnali di sviluppo, di ricerca e di sperimentazione” che, garantisce, sono la cifra distintiva della storica rassegna. 

L’innovazione diventa così il must del Todi Festival targato Guarducci. E il fil rouge di un cartellone ricco, in grado di spaziare tra autori, voci, interpreti, testimonianze e scorci differenti del panorama teatrale italiano. “Per questa 31esima edizione abbiamo cercato nuovi stimoli per nuovi target di pubblico” – esordisce il direttore artistico, già inventore dell’Eurochocolate perugino e ora in prestito al mondo del teatro – “L’obiettivo è quello di stupire il pubblico, incuriosirlo, ammaliarlo. Nel comporre il cartellone, fatto di debutti e prime nazionali come la tradizione del festival vuole, siamo andati alla ricerca di chiavi di lettura inesplorate e dei sentieri più innovativi, per offrire agli spettatori del Todi Festival una rassegna che fosse in grado di coglierli di sorpresa. Solo così possiamo attrarre energie nuove e far avvicinare al teatro – e soprattutto alla nostra manifestazione – target diversi di gusti e di età” – chiosa Guarducci. 

Si colloca così, in quest’ottica, la scelta di inaugurare il Festival con la coraggiosa piece “Grisélidis, memorie di una prostituta” di Coraly Zahonero per la regia di Juan Diego Puerta Lopez: affidato all’espressività di Serra Yilmaz, è il racconto di una donna di cultura che ha fatto della prostituzione un’arte e dell’autodistruzione una vittoria.

 
Scelta forte e di grande impatto cui fa da coro la Manila protagonista di “Una casa di donne”, testo nato dalla penna di Dacia Maraini e interpretato da Ottavia CH Orticello e Jacopo Squizzato, che portano sulla scena la giovane e il suo linguaggio ora immaginifico ora lirico. Per un vortice di emozioni in grado di attrarre l’attenzione dello spettatore dentro il mistero della scelta e della vita di questa donna diversa, libera, complessa e segnata dalle sue contraddizioni. 

Ancora donne protagoniste del Todi Festival 2017 – donne con le loro vite straordinariamente ricche ed articolate – attraverso il ritratto di un’intensa Eleonora Duse interpretata da Pamela Villoresi ne “La Musica dell’Anima”, potente recital che apre uno squarcio sulla biografia della grande attrice vissuta a inizio Novecento. 

E poi c’è l’attualità e le donne nell’attualità, con lo spettacolo “Medea su…”: nato dalla penna di Elena Cotugno per la regia di Giampiero Borgia, è la storia di una giovane migrante fuggita dal proprio Paese, arrivata in Italia e finita a prostituirsi per amore di un uomo da cui si crede ricambiata. L’ambientazione è la strada o, meglio, le strade locali della prostituzione tra Todi e Perugia che il pubblico, in un gruppo di sette persone, è invitato a percorrere a bordo di un vecchio Iveco Daily assieme alla protagonista. Non semplice spettacolo, quindi, ma una vera e propria esperienza dentro la storia di donna sull’orlo della strada. 

Il ricco cartellone del Todi festival prosegue con la Laude di Jacopone da Todi, interpretata in scena da Eugenio Allegri col sottofondo musicale del pianoforte di Ramberto Ciammarughi: in “Del folle amore, Suoni e Parole per Fratello Jacopone”, le note e le espressioni poetiche si sovrappongono in un omaggio appassionato della sua terra natale a una delle voci e delle testimonianze letterarie più forti del XIII secolo. 

Ancora spazio all’innovazione con il debutto di “Jacopo Ortis” per la regia di Matteo Tarasco: un intenso Brenno Placido, tra i talenti più vivi e interessanti del panorama italiano, dà corpo all’eroe romantico per eccellenza e al mondo di valori che ruota attorno alla sua  anima di sognatore disilluso e fervente idealista. Per uno spettacolo in cui le lettere inviate all’amata Teresa a raccontare il destino di patriota tradito e amante negato trovano, per la prima volta dopo due secoli, la più alta e compiuta rappresentazione teatrale. 

E se lo scopo del Todi Festival 2017 è stupire, nulla può farlo meglio di “Insulti al pubblico”, il testo teatrale forse più provocatorio del drammaturgo austriaco Peter Handke. Affidato alla regia di Chiara Caselli, nella doppia veste di regista e attrice assieme a Lydia Giordano, non rappresenta certo una scelta casuale, per uno spettacolo irriverente e brusco in cui la penna dell’autore si scaglia contro il pubblico e il suo torpore intellettuale, superando – per poi, però, ricrearla sublimata – il concetto della magia del teatro e tutti i luoghi comuni che trascina con sé. 

Si parte sulle vie della sperimentazione più forte con “Saiyuki”, il suggestivo viaggio in Occidente del Re delle Scimmie, eroe fantastico e iconoclasta della mitologia asiatica. Narrato in musica dal chitarrista di origine vietnamita Nguŷen Lê, dalla cantante e suonatrice di koto giapponese Mieko Miyazaki e dal suonatore indiano di tablas Edouard Prabhu, è un affascinate e vivace cammino che attinge a molteplici tradizioni e a influssi inter-etnici.

Guarda sempre alla tradizione, ma a quella storica della radiofonia italiana e non solo,  l’audiodramma “Radiogiallo”, diretto da Sergio Ferrentino e firmato da Carlo Lucarelli: un tentativo creato ad hoc dal giornalista e conduttore televisivo per raccogliere la sfida di recuperare la tradizione della radiofonia e portarla a teatro attraverso storie narrate da suoni, parole, musiche ed effetti creati dal vivo. Per una narrazione acustica che il pubblico seguirà attraverso radio-cuffie, sulla scia di quella volontà di stupire l’uditorio che è la cifra massima del Todi Festival.

Dove, comunque, non manca la solidarietà. Tra gli spettacoli in cartellone, infatti, c’è anche “Lavoro e Vita”, per la regia di Giampiero Frondini, che porta sul palcoscenico i ragazzi della Compagnia teatrale Elisa di Rivombrosa nell’ambito di un progetto nato dalla collaborazione con l’Associazione Italiana Persone Down, alla quale sarà devoluto l’incasso della serata. Protagonista della scena sarà il lavoro – da quello agognato dei propri sogni a quello reale della vita di tutti i giorni. E tra chi sogna di diventare un pilota di Formula 1 e chi, invece, una grande attrice come Anna Magnani, la riflessione è su quello che si ha davvero e, giorno dopo giorno, diventa un’occupazione vera e la vera fonte di dignità e autonomia. 

E se il “Todi Festival è un viaggio a 360 gradi tra teatro, musica, gastronomia e arte pittorica” – come ammette Guarducci, dal ricco programma non può certo mancare l’incursione nel mondo della figurativa michelangiolesca con lo spettacolo “Michelangelo”, affidato alla narrazione di Vittorio Sgarbi e impreziosito dalle performance musicali di Valentino Corvino e dai video e dalle elaborazioni visive di Tommaso Arosio. 

Il tutto coronato dal grande concerto conclusivo del festival, quest’anno affidato alla voce di Roberto Vecchioni e alla tappa di Todi del suo La Vita che si ama Tour. E proprio la vita variegata di ognuno di noi sarà la protagonista di questo momento in musica, durante il quale vecchi e nuovi successi dell’amatissimo paroliere si alterneranno a racconti e aneddoti privati, all’insegna di quel feeling tra pubblico e artista che solo una grande personalità come quella di Roberto Vecchioni riesce a creare. Sul palco della serata conclusiva della 31esime edizione del Todi Festival, il professore sarà accompagnato dalla storica band, composta da Lucio Fabbri al pianoforte e violino, da Massimo Germini alla chitarra acustica, da Marco Mangelli al basso e Roberto Gualdi alla batteria. 

Il luculliano piatto del Todi Festival 2017 offre così, ai suoi assaggiatori, possibilità infinite di scoperta, curiosità e arricchimento. A partire dalla scelta di ospitare solo debutti. Perché – testimonia il direttore artistico – “al Todi festival non si arriva: da qui si parte verso nuove rotte e gli orizzonti più innovativi della creatività e dell’inventiva”. Che condiscono, con il loro sapore unico, la speciale “insalata” – la definisce così Giarducci – che è questa 31esima edizione: “Questa kermesse mischia ingredienti diversi, eterogenei, spesso infinitamente lontani tra loro che però, mischiandosi, danno vita a una freschezza e a una ritmica che non annoia lo spettatore. Anzi, lo avvince, lo prende. Perché quello che da bravi ‘chef’ del teatro abbiamo fatto bollire in pentola è un piatto che lascia in bocca un sapore preciso, deciso, inconfondibile”. 

E la metafora della gastronomia, certo, si addice perfettamente a un festival che, assicura il suo direttore artistico, “vive in simbiosi con l’ambiente che lo circonda, con lo scopo di enfatizzarne bellezza, ricchezza artistica ed enogastronomica, offerte uniche. Dando attenzione a tutte quelle variegate realtà locali che compongono il mosaico di Todi e dell’Umbria”. 

Non solo arte e territorio, però: la parola d’ordine di questa edizione è anche – e soprattutto -giovani. “Proprio per il pubblico più fresco” – esordisce Guarducci – “abbiamo pensato di potenziare la sezione Todi Off: un percorso formativo per pubblico e attori distribuito tra otto giornate dedicate al teatro contemporaneo, con sette spettacoli proposti e commentati da cinque critici teatrali, un osservatorio critico di formazione degli spettatori, convegni, blog e masterclass per drammaturghi e artisti. Un vero e proprio spin off di Todi Festival, insomma, orientato alla formazione di pubblico e artisti e all’avvicinamento al teatro di ricerca” – chiude.

Il menù del Todi Festival è servito! Non rimane, allora, che accomodarsi sulle poltrone, godersi il silenzio dell’attimo prima della prima battuta e abbandonarsi al fascino di un teatro che sa proiettarsi in avanti, riscoprirsi e reinventarsi, rinverdendo ogni anno come novella foglia fresca.

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