Teatro Sistina. “Una festa esagerata”, l’ironia di Salemme vola alto. Recensione

Locandina di Federico Rima

Locandina di Federico Rima

ROMA – Al Teatro Sistina torna “Una festa esagerata”,  bella e particolarissima commedia scritta, diretta e interpretata da Vincenzo Salemme. Lavoro interessante, ben interpretato e ben diretto.Una commedia costruita sapientemente sin dalla stesura, con i caratteri dei vari personaggi ben delineati e disegnati  in chiave fortemente comica, secondo la migliore tradizione teatrale napoletana.

E’ stato particolarmente apprezzato l’omaggio al grande Eduardo, che diventa il dirimpettaio al quale si rivolge il protagonista Gennaro Parascandolo, interpretato dallo stesso Salemme, che al suo vecchio maestro di palcoscenico si rivolge spesso, parafrasando la celebre “scena del caffè e del professore” da “Questi fantasmi”.Come si diceva, la commedia è ricca di verve, di battute intelligenti e profonde; e che nel secondo atto ci riserva una serie di sorprese e di colpi di scena, alcuni veramente impensabili ed esilaranti.Un lavoro in cui, come è logico e giusto che sia, il colore della “napoletanità” la fa da padrone, ma che, contestualmente– nel mettere a nudo tutta una serie di criticità umane – si trasforma in uno strumento di satira sociale, di costume, di politica, adattandosiperfettamente alla realtà dei nostri tempi e inducendo lo spettatore a riflettere. L’Autore, infatti, mette a nudo invidie e gelosie umane, a volte ingiustificate o frutto di una fantasia un po’ agitata; invidie cui fanno da contraltare ipocrisie, biechi calcoli affaristici, smania di protagonismo a tutti i costi; insomma, bassezze umane di tutti i tipi,che vanno dall’arte di arrangiarsi tipicamente partenopea, alla truffa vera e propria!

Scrive Vincenzo Salemme: “Con Una festa esagerata…!” credo di aver costruito una commedia che possa accontentare quegli spettatori desiderosi di una sintassi narrativa più teatrale ma, allo stesso tempo, capace di una leggerezza strutturale più adatta al pubblico meno abituato ai ritmi della commedia classica. Ho puntato tutto sulla naturalezza della recitazione colorando qua e là con una comicità più estrema, a tratti farsesca. Un po’ come succede nella vita quando qualcosa o qualcuno ci fa ridere per quanto involontariamente buffo. Ma questa è anche una commedia abbastanza crudele verso noi stessi, verso i nostri cedimenti morali. Non credo di scoprire qualcosa di particolarmente nuovo. Temo che l’umanità ondeggi da sempre in un’altalena di miseria e nobiltà. Ma credo anche che il teatro, pur nelle sue corde più leggere, possa ricordare a chi lo fa e a chi lo guarda, che in fondo siamo di passaggio e che, forse, un po’ di sana autoironia ci può aiutare a vivere meglio”.

La storia si svolge alternativamente sul terrazzo di un superattico e nell’appartamento sottostante. La figlia del geom. Parascandolo compie diciotto anni e la madre organizza una superfesta, invitando Vips o presunti tali, ma soprattutto politici influenti. Mentre fervono i preparativi per la megafesta, muore purtroppo il condomino dell’appartamento sottostante. La cosa crea forte imbarazzo: giustamente il lutto non si addice al clima gioioso di una festa  di compleanno, fortemente impregnata di esibizionismo sociale e di rampante arrivismo. Con i buoni uffici del portiere e del parroco si avvia una imbarazzata trattativa tra le due famiglie, che – come è ovvio  – porterà a sviluppi impensabili e a un finale veramente sorprendente, che ovviamente non riveliamo.        

Vincenzo Salemme si conferma attore di grande spessore, commediografo brillante e profondo, regista attento ed efficace, che riesce a dosare e miscelare in giusta proporzione sagacia raffinata e colore popolare, imprimendo alla commedia ritmi sempre brillanti e serrati, grazie a caratterizzazioni indovinate e di sicura presa. 

Accanto a lui, recitano attori di ottimo livello: ricordiamo Teresa Del Vecchio, nel ruolo della moglie rampante, Mirea Flavia Stellato (la figlia diciottenne), Nicola Acunzo (nella parte del parroco), Antonella Cioli nelle vesti della condomina del piano di sotto nonchè figlia del defunto (o presunto tale????), Antonio Guerriero, ovvero l’aspirante portiere sostituto; e ancora Sergio D’Auria (il fidanzato della figlia, nonchè figlio dell’assessore ai Lavori Pubblici!!!!), Vincenzo Borrino, nei panni del cameriere “finto indiano”, e Giovanni Ribò. Belle e funzionali le scenografie mobili di Alessandro Chiti, mentre i costumi sono di Francesca Romana Scudiero, le musiche di Antonio Boccia, il disegno luci di Francesco Adinolfi. Sicuramente una commedia da andare a vedere,  anzi da non perdere. 

Fino al 28 gennaio 2018

Teatro Sistina

Info: 06.4200711 – www.ilsistina.it 

 

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