Teatro Quirino. “Il padre”, un magnifico Gabriele Lavia fa vivere Strindberg. Recensione

ROMA – Lo scrittore svedese August Strindberg, vissuto dalla prima metà del 1800 agli inizi del 1900, racconta nel dramma “Il padre” che un certo Adolf, capitano di cavalleria e appassionato di studi scientifici, viene a scontrarsi duramente con la propria moglie sull’educazione della figlia.

Il matrimonio è logoro da anni: Adolf, che è un intellettuale, non si sente compreso nel suo bisogno di conoscenza, mentre la consorte pensa che le sue ricerche siano follia. Dipendendo economicamente dal marito, la donna ha un atteggiamento di sfruttamento che lo fa sentire ancor più solo, in una comunità che già lo isola.  Adolf dubita dell’amore altrui fino al punto di temere che la figlia non sia sua.Il comportamento della moglie alimenta i suoi sospetti al fine di poter gestire da sé la loro bambina. Una guerra psicologica in piena regola, sul filo del non detto, su un precario equilibrio di responsabilità reciproche … quale sarà il prezzo finale?

Chi conosce August Strindberg sa che ebbe una vita tumultuosa, fatta di scelte radicali e contraddittorie, rivolta a tratti a discipline non letterarie, fondamentali per la sua sete di sapere e di creatività. Sa che ebbe un infelice matrimonio con Siri von Essen, al quale ne seguirono altri due, vissuti con identica inquietudine. August Strindberg fu impavido narratore delle sofferenze della psiche perché ne conobbe il calvario attraverso la nevrosi: la sua grandezza è avere disvelato quei tratti dolorosi che chiariscono e approfondiscono universalmente le nostre relazioni.

Per la terza volta nella sua carriera, Gabriele Lavia fornisce una prova magistrale di sé interpretando Il padre di Strindberg.  Lo spettacolo dura due ore e mezzo eppure non un solo minuto scorre lento grazie a quest’autentico mattatore. Non a caso avvolta in fondali rosso sangue, l’abile compagine degli attori – familiari, colleghi di lavoro, il medico, la vecchia tata – arriva a un confronto ultimativo, coalizzata contro il diverso, che l’allucinazione evidenzia. La perdita da parte di Adolf-Lavia della ‘certezza ontologica’ dello statuto virile della paternità, suffragata a quei tempi dall’impossibilità scientifica di provare l’origine biologica, non è che un aspetto del dramma che anche oggi sperimentano alcuni esponenti del sesso maschile col venire meno del ruolo e del controllo sulla partner. Inoltre l’impossibilità di esprimersi e di essere accettati, in una psiche che ottiene conferme solo nella supremazia sull’altro, sgretola l’equilibrio mentale. Strindberg dà voce a una violenza inversa a quella che oggi molte donne denunciano e che affonda nei nodi irrisolti di un rapporto coniugale inaridito dalle incomprensioni, sorretto quasi solo da regole opportunistiche che hanno reso moglie e marito dipendenti tra loro ma nemici, estranei l’uno all’altra, rancorosi. Anche la figlia è vissuta come proprietà, non come individuo la cui identità va rispettata, e in tale sopruso si compie il naufragio dell’esistenza.

Dopo Roma, lo spettacolo sarà in tournée: da non perdere.

Fino al 4 febbraio al teatro Quirino di Roma

Fondazione Teatro della Toscana

GABRIELE LAVIA

IL PADRE

di August Strindberg


con Federica Di Martino
 
e con Giusi Merli  Gianni De Lellis  Michele Demaria
Anna Chiara Colombo  Ghennadi Gidari  Luca Pedron

scene Alessandro Camera

costumi Andrea Viotti

musiche Giordano Corapi

luci Michelangelo Vitullo

     regista assistente Simone Faloppa


regia GABRIELE LAVIA

TOURNÉE

     

Bologna

Arena del Sole

8 – 11/2/2018

Milano

Teatro dell’Elfo

15 – 25/2/2018

Torino

Teatro Carignano

27/2 – 11/3/2018

Genova

Teatro della Corte

13 – 18/3/2018

Udine

Teatro Nuovo

21 – 23/3/2018

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