Teatro. Al Parioli Valentina Lodovini e Ivano Marescotti in “I have a dream”

Al teatro Parioli è l’eloquenza a salire sul palco. Sono i discorsi pronunciati in momenti fondamentali della storia dell’umanità – l’allunaggio, l’olocausto, l’esecuzione di Sacco e Vanzetti, l’avvento delle suffragette, la rivolta femminista della pakistana Benazir Bhutto, la prigionia di Gandhi e di Fidel Castro, le rivendicazioni afroamericane di Martin Luther King – a rimanere impressi nella memoria dei popoli ed è proprio per celebrarli che è stato ideato: “I have a dream; le parole che hanno cambiato la storia”, uno spettacolo con Valentina Lodovini e Ivano Marescotti,  che tramite un’espediente retorico, quello del rapporto privilegiato professore e allieva, interpretano alcuni tra i più famosi discorsi pronunciati nel secolo breve. 

Intensa è la performance di Ivano Marescotti, che dà voce al colonnello Fidel Castro nel suo discorso dal carcere contro la dittatura cubana, al paladino della democrazia ateniese Pericle e a Robespierre nel suo inno alla libertà dei popoli. Mentre, Valentina Lodovini, inizialmente con scarsa convinzione e via via acquisendo una maggiore consapevolezza, si immedesima nella prima suffragetta Emmeline Pankhurst e nella battaglia per il riconoscimento dei diritti inalienabili per le donne, culminati nella vicenda di Benazir Bhutto, parlamentare pakistana uccisa per sostenere la parità femminile nel Corano, interpretata dalla voce fuori campo di Catherine Spaak, madre del regista e autore Gabriele Guidi. 

Saranno, invece, Rosario e Beppe Fiorello a prestare la propria voce ai due operai Sacco e Vanzetti, giustiziati a Charlestown negli Stati Uniti, con la presunta accusa di omicidio, tolti di mezzo in realtà per i loro ideali progressisti e anarchici, malvisti nella patria del capitalismo. Parole vibranti e cariche di dignità: “Vorrei dire, dunque, che non soltanto sono innocente di tutte le accuse che mi sono state mosse – affermava Vanzetti – non soltanto non ho mai commesso un delitto nella mia vita, non soltanto ho combattuto tutta la vita per eliminare i delitti, i crimini che la legge ufficiale e la morale ufficiale condannano, ma anche il delitto che la morale ufficiale e la legge ufficiale ammettono e santificano: lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. E se c’è una ragione per cui io sono qui imputato, se c’è una ragione per cui potete condannarmi in pochi minuti, ebbene, la ragione è questa e nessun’altra”. 

Memorabile anche il celebre discorso di Winston Churchill all’Inghilterra nel 1939 per incoraggiare gli inglesi ad avallare l’entrata del paese nel conflitto bellico – doppiato dal compianto Arnoldo Foà – citato e ripreso nella pièce. Così si articola: “È un momento solenne questo in cui vi parlo la decima domenica dallo scoppio della guerra e mi guardo bene pertanto dal parlavi in modo troppo fiducioso. So che ci aspetteranno guai, ma ho la sensazione che la Germania che oggi ci assale sia un organismo molto meno solido di quello della Prima Guerra Mondiale. Ho anche la convinzione che quel malefico uomo laggiù e la sua combriccola di complici, non siano sicuri di sé come lo siamo noi stessi,  che abbiano sporca la coscienza e siano tormentati dalla paura di dover pagare per i loro crimini e per l’orgia di distruzione in cui hanno gettato tutti noi”. 

Un excursus sulla democrazia, sull’identità etnica, il ruolo delle donne, sulla guerra e l’intolleranza religiosa così concepito da Gabriele Guidi autore insieme a Speranza, che alla vigilia delle elezioni vuole far riflettere il pubblico sui valori fondamentali che animano la società sin dall’epoca delle “polis ateniesi” e che in maniera ciclica tornano ad essere messi in discussione dall’uomo, per sete di potere e per particolarismi politici, che poco o nulla hanno a che vedere con la libertà di culto, sociale, politica e di auto-determinazione dei popoli.

Teatro Parioli fino al 4 marzo 

“I have a dream. Le parole che hanno cambiato la storia”.

di G. Guidi ed E.Speranza

regia Gabriele Guidi

con le voci di Gigi Proietti, Catherine Spaak, Rosario e Beppe Fiorello, Arnoldo Foà.

Condividi sui social

Articoli correlati