Piccolo Eliseo: Maria Paiato da standing ovation in “Stabat Mater”

Già insignita del prestigioso Premio Eleonora Duse, Maria Paiato interpreta al Piccolo Eliseo di Roma “Stabat Mater” , un monologo di un’ora e mezza di Antonio Tarantino, che trasforma l’opera di natura religiosa di Jacopone da Todi in una preghiera metropolitana di una ragazza madre alle prese con figlio “dalla grande testa”. 

Per l’autore ogni madre che soffre è come la vergine Maria in qualsiasi epoca e condizione sociale, accomunando i patimenti dell’una a quelli della giovane donna contemporanea alle prese con un figlio in una desolata periferia urbana piemontese. Grintosa e sarcastica è la messa in scena di Maria Paiato, che in un idioma misto italiano e torinese racconta come un fiume in piena i disagi di una donna sola tra un sorriso malizioso e una strizzata d’occhio a Don Aldo, che è “un Santo ma pur sempre un bell’uomo”. Una scena scarna con un’unica pedana circolare, una sorta di girone dei “dannati” dove la Paiato si siede, si arrampica, si estende, mentre dà voce a Giovanni, il padre assente che non ha voluto riconoscere il figlio; alla signora Trabucco, funzionaria dell’assistenza sociale; a Don Aldo, che la consiglia e sostiene, al magistrato dottor Ponzio, responsabile dell’arresto del figlio, che se ne lava le mani.

I momenti salienti di riso amaro e disperazione scanditi dalle composizioni originali di Paolo Coletta, sino al climax dove dall’ironia si passa all’ansia spasmodica per quel figlio “colto e diligente, cresciuto a Nutella e Simmenthal” accusato di un reato politico: terrorismo. Sola e in agitazione, in attesa di sapere le sorti di suo figlio, alla fine ammette: “ Mi tocca stare qui, da sola”. Senza più Giovanni o Don Aldo, la suora, né la Signora Trabucchi o la fidanzata del figlio Maddalena : tutti scomparsi, mentre in questura Maria Croce attende invano notizie, abbandonata al suo infausto destino.

Spiega Maria Paiato: “Il testo di Giuseppe Marini è un capolavoro della drammaturgia contemporanea: una voce moderna, nuova, personalissima. Qua si assiste a un vero e proprio lavoro sulla lingua, sull’espressione, sulla costruzione di un’identità (un po’ sgangherata) e di un linguaggio che non è più né meridionale né torinese, ma dominato da un substrato di violenza”. E precisa: “Anche Maria Croce è una combattente un po’ greve, imbevuta del clima di violenza del suo sottomondo, secondo la scelta del regista Marini di aderire a un mondo popolare, un po’ baraccone, targato anni 50-60 e adattare a questa tempiere anche le musiche originali”.

Un’esperienza liturgica e catartica che restituisce dignità al ruolo della madre, in ogni latitudine spazio-temporale: assolutamente godibile. 

Al Piccolo Eliseo fino all’11 marzo

Stabat Mater

di Antonio Tarantino

regia Giuseppe Marini

Con Maria Paiato

Scene Alessandro Chiti

Costumi Helga Williams

Musiche originali Paolo Coletta

Disegno luci Javier Delle Monache

Aiuto Regia Maria Castelletto

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