Sala Umberto. “Non si uccidono così anche i cavalli?”, la maratona di chi è “in ballo”

ROMA – Al Teatro Sala Umberto, “ha aperto le danze” (è proprio il caso di dirlo!) un interessante spettacolo, dal titolo che intriga parecchio: NON SI UCCIDONO COSI’ ANCHE I CAVALLI?  

In realtà il titolo è quello dell’omonimo film che il regista Sidney Pollack girò  nel 1969,  partecipando fuori concorso al Festival di Cannes e ottenendo anche un Premio Oscar per il miglior attore non protagonista. Per contestualizzare meglio, precisiamo che il tutto è stato tratto da un romanzo nel 1935, scritto da Horace McCoy, nella traduzione di Giorgio Mariuzzo e nell’adattamento Giancarlo Fares. Il fatto è ambientato negli anni della Grande depressione americana, la gigantesca crisi economica che portò tanta gente sull’orlo della disperazione. Qualcuno pensò di organizzare delle maratone di ballo. Si ballava per interi giorni senza fermarsi fino allo sfinimento: un po’ nella speranza di farsi notare da qualcuno, un po’ per vincere un premio in denaro. Sicuramente per mangiare: infatti, il cibo era l’unica cosa garantita. 

Lo scorso anno Giancarlo Fares, ottimo regista, aveva riscosso grande successo con “Le Bal. L’Italia balla dal 1940 al 2001”, prendendo spunto dal film “Ballando Ballando” di Ettore Scola (1983).  E quest’anno, evidentemente, ha voluto continuare in questo filone. Tutto il cast sorprende per l’alto livello di preparazione. Per primo, ovviamente, lui,
l’organizzatore–carnefice, interpretato da un ottimo Giuseppe Zeno, che conduce la maratona, con autorevole efficacia e tanto cinismo: pensa soltanto al business e quindi incita, sprona, sollecita, ironizza, costringendo le sette coppie rimaste ancora in piedi a proseguire nell’assurda e infinita competizione. 

Da contraltare gli fa una delle concorrenti, ovvero la brava Sara Valerio, che nei momenti di pausa delle danze si cimenta in intensi dialoghi che rappresentano la riflessione, il dubbio sulla bontà di quella scelta, la paura di ciò che potrà succedere, dando anche il titolo al lavoro con una sua battuta: infatti, il cavallo, quando non serve più, viene abbattuto! Sicuramente una metafora della vita, tra vincenti predestinati e perdenti di verghiana memoria. Poi ci sono i 14 ballerini, che recitano e cantano magnificamente, arricchendo le controscene tra di loro con ammiccamenti, dispettucci, intuibili gelosie: sono (in rigoroso ordine alfabetico): Donato Altomare, Brian Boccuni, Alberta Cipriani, Giancarlo Commare, Vittoria Galli, Alessandro Greco, Salvatore Langella, Elisa Lombardi, Maria Lomurno, Matteo Milani, Pierfrancesco Scannavino, Lucina Scarpolini, Viviana Simone. 

Lo spettacolo è sicuramente ben costruito e godibile: la scena iniziale è maestosa, con l’orchestra dal vivo e le coppie che si scatenano. Ci si poteva aspettare di più dalla storia, poco più che un fil rouge, ma probabilmente si tratta di una scelta voluta: il testo passa in secondo piano, per lasciare più spazio alla musica e alla danza. La regia di Giancarlo Fares si fa apprezzare: ariosa e fantasiosa, con suggestive trovate, quali la vertiginosa corsa intorno alle valigie, un sapiente gioco di luci e una grande cura di ogni dettaglio. Le coreografie sono di Manuel Micheli, e soprattutto nel primo atto danno forti emozioni. Efficace la presenza dell’orchestra sul palco, composta da Piji (voce, chitarra), Gian Piero Lo Piccolo (clarinetto), Egidio Marchitellli (elettronica & chitarra), Francesco Saverio Capo (basso) Andy Bartolucci (batteria). Le musiche originali, molto ritmiche e swingate, sono dello stesso Piji. Le scene sono di Fabiana Di Marco, i costumi di Francesca Grossi e il disegno luci di Anna Maria Baldini

Sicuramente uno spettacolo che vale la pena andare a vedere, specialmente dedicato a tutti gli innamorati del ballo!

Teatro SALA UMBERTO 

Via della Mercede, 50 – Roma 

Info: 0680687231/ 06.6794753

www.salaumberto.com

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