Cinema.“Styx”: se t’imbattessi nei profughi alla deriva, cosa faresti tu?

“Styx”, ovvero Stige il fiume  il cui nome deriva dall’antico greco ‘odiare’, quello che nella mitologia crea il confine tra la terra e gli inferi, è l’emblematico titolo del film dell’austriaco Wolfgang Fisher, metafora perfetta della responsabilità umana sulla vita altrui.

Tutto nel film è simbolo, il regista ha pensato come protagonista una persona colta, di professione medico, coraggiosa perché sa avventurarsi in mare con una barca a vela: tanto più audace se si pensa che è una donna e naviga in solitaria. Il genere femminile in questo caso è stato scelto – dice lo stesso Fisher – perché con un uomo al suo posto, la storia sarebbe stata più normale. Ciò non toglie che oggi, nel mondo ricco, la donna rappresenta il genere che ha fatto più conquiste in tema di diritti e per alcuni il futuro è suo.

Quarantenne, esperta di navigazione, la protagonista (Susanne Wolf) parte da Gibilterra verso l’isola di Ascensione, un paradiso in mezzo all’oceano Atlantico dove ha deciso di fare le vacanze. Ma nella traversata, dopo una tempesta, trova sul cammino un battello pieno di profughi che sta facendo naufragio. Uno di loro, un ragazzino di quattordici anni (interpretato dal bravissimo Gedion Oduor Weseka, che viene da Nairobi dove – grazie a un’associazione non governativa – ha studiato recitazione) nuota fino a lei ed è tratto in salvo. La donna in quanto medico lo rianima e chiama i soccorsi, che tuttavia non arrivano. Cosciente che non agire significherebbe lasciar morire molte persone, la velista è dibattuta tra l’istinto di conservazione – avvicinarsi significa esporsi a rischio altissimo – e il dovere della solidarietà umana, tanto più forte in un medico la cui professione è dare la vita. Come scioglierà il dilemma?

Il film di Fisher fa riflettere su una tragedia del nostro tempo che ha radici nell’individualità universale, ma precisa il regista: “Il non avere soluzioni da soli è il vero problema”. Gli va dato merito di aver saputo creare una sintesi, armoniosa anche dal punto di vista narrativo (non si può dimenticare che un film deve anche intrigare e “Styx” trascina ed emoziona) nella quale lo spettatore s’interroga su cosa farebbe egli stesso. Wolfgang Fisher ha precisato che il piccolo protagonista di Nairobi è stato pagato per aver interpretato quel ruolo, che si è rivelato trampolino verso il domani. 

“Styx” ha appena ottenuto il prestigioso “Human right film award” che sarà consegnato a Norimberga il prossimo dicembre. Ha ottenuto Il Premio della Giuria Ecumenica alla Berlinale 2018; il Label di Europa Cinemas; è uno dei tre finalisti al Premio Lux del parlamento Europeo; è tra i cinque film nominati per European University Film Award (Eufa) ed è in lizza per molti riconoscimenti importanti.

Regia di Wolfgang Fischer. Un film con  Susanne WolffGedion Wekesa OduorAlexander BeyerInga Birkenfeld. Titolo originale: Styx. Genere Drammatico – GermaniaAustria2018, durata 94 minuti. Uscita cinema giovedì 15novembre 2018distribuito da Cineclub Internazionale.

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