Teatro Black Box. Il sapore della Mancia conclude la stagione di Siena in danza

SIENA – A conclusione della Stagione Invernale 2019 di Siena in Danza promossa dall’Ateneo della danza con la direzione artistica del M° Marco Batti, è andato in scena il balletto Don Quixote con le musiche di L. Minkus e la coreografia del M° Marco Batti.

Un ‘esplosione di energia che ha ottenuto grandissimo successo in Giappone nel mese di agosto e che è stato inserito a chiusura di questa bellissima edizione della rassegna che ha coinvolto, attraverso 9 progetti trasversali, anche  giovani realtà italiane del mondo della danza. 

A partire da Eravamo…Saremo, attraversando Fellini, la dolce vita, Schegge. Per favore non chiamateli uomini, Adesso rimembri ancora, RicordiTi di me, Come le rose, Neve, Grande Suite Classique Verdiana, Davanti agli occhi, Don Quixote, lo spazio del Black Box, che ricorda le aree performative delle grandi scuole, ha ospitato le suggestioni indimenticabili di spettacoli che hanno impresso ad ogni balletto un gusto distintivo, che caratterizza il lavoro del M° Batti. In particolare il Don Quixote andato in scena il 20 dicembre, ispirandosi al celebre testo letterario di Miguel de Cervantes dal titolo: El ingenioso hidalgo don Quixote de la Mancha. Il balletto fu rappresentato per la prima volta al teatro Bol’šoi di Mostra con le coreografie di Marius Petipa e la musica di Aloisius Ludwig Minkus, il M° Marco Batti sempre con le musiche di Minkus  regalato al numerosissimo pubblico presente una sua particolare chiave interpretativa che è stata capace di unire con una perfetta alchimia la parte frizzante e ironica a quella più meditata e sognante, il classicismo alla modernità  ricercando le suggestioni sensoriali fatte di sapori odori e sensazioni tipiche del teritorio della Mancia che si è calato nella città del Palio. 

Il corpo di ballo composto da Claudio Caverni, Hactor Tarro Sanchez, Daniel Luthi, Chiara Gagliardo, Giuseppe Giacalone, Elena Iannotta, Filippo Del Sal, Tea Onodera e Ayano Tatekawa, Lorena Fernandez Rubio, Koh Yoshitake, Matilde Campesi, Sarah De Luca, Giulia Marchionni, Rumi Nishiguchi, Eleonora Satta, Yurino Shioyama, Mattia Baccon, Ramon Ceňera Castaňo, Ryusei Kitamura e Kevin Alejandro Mora Mosquera hanno eseguito in maniera impeccabile con grande capacità tecnica e passione. Ogni movimento eseguito con muscoli e cervello ha dato la sensazione che i loro corpi stessero facendo tutto da soli guidati dalla scenografia e dalla coreografia. Il M° Marco Batti ha saputo leggere, trascrivere e interpretare il balletto come una partitura di passi che in ogni momento ha creato sculture viventi imprimendosi direttamente nella memoria del nostro cervello. La postura eretta, il portamento dignitoso e sicuro di sé, le braccia sostenute dalla fierezza che ha evocato il flamenco e la resistenza che ha permesso loro di danzare per un tempo lunghissimo  avendo solo pochi attimi per recuperare fiato e compostezza in mezzo all’atmosfera del paesaggio spagnolo della scenografia che nella penombra e garzie ai movimenti dei ballerini ha preso vita materializzandosi. Un effetto di pura magia apprezzatissimo dal pubblico presente che ha applaudito creando l’effetto di uno scroscio d’acqua.  Un ottimo lavoro che ha incantato tutti i presenti nello spazio dove non è rimasta neppure una sedia vuota e un patrimonio artistico fatto di passione dove l’onirico eroe de La mancia è alla ricerca di un sogno che il M° Marco Batti ha trasferito sulla scena.

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