Primo Piano – Pianeta Donna. Uno sguardo sui corti

Chiunque abbia dimestichezza con il racconto, sia letterario che cinematografico, sa che non è la sua lunghezza a determinarne il valore: spesso anzi la brevità può richiedere uno sforzo maggiore nell’attribuire significato e piacevolezza a una storia.

Per questo i corti cinematografici sono indicatori di futuri talenti, esprimono una capacità di sintesi rara a trovarsi.  Primo Piano – Pianeta Donna ha dedicato a questo genere cinematografico un concorso utile ad aprire nuove prospettive a chi, tra i nuovi talenti, riesca a comunicare emozioni.

Buona in genere la scelta della rassegna cinematografica di cui è deus ex machina Franco Mariotti, nel 2021 portata in digitale su Mymovies da Gianluca Nardulli. La serie di corti di Pianeta Donna è un panorama dove scorrono i problemi non solo femminili, ma dell’attualità universale. Si passa dalle tematiche contro la violenza di genere a quelle della ricerca di una vita che esprima l’identità femminile interiore, come ad esempio fa “Gas station” di Olga Torrico, la cui protagonista è una ragazza che lavora in una pompa di benzina ed ha abbandonato le sue aspirazioni. Quando per caso reincontra il suo vecchio insegnante di musica, si chiede se sia valsa la pena aver trascurato ciò che corrisponde al senso vero della sua esistenza.

Alcuni corti hanno per protagonista l’amore etero o omosessuale, altri parlano della salvaguardia dell’ambiente come “Green Pinocchio”, come “Di chi è la terra” che illustra le condizioni opposte nelle quali due famiglie vivono: una è priva dell’acqua potabile, l’altra abituata a sprecarla. “It’s up to me” di Manuela Ruiu Smith ricorda l’importanza di evitare il contagio di HIV, una malattia trascurata in tempi di coronavirus ma sempre presente.

Da segnalare “Le abiuratrici” di Antonio De Palo, che ha già ricevuto l’importante riconoscimento del Nastro d’argento da parte del sindacato dei giornalisti cinematografici, attribuito alle sue protagoniste Valeria Solarino e Claudia Potenza. “Le abiuratrici” è ambientato nel 2087, periodo in cui un fantomatico Governo della Confederazione degli Stati Autonomi d’Eurasia ha adottato un programma di Eugenetica, per eliminare le “malattie umane” e creare solo individui “iper‐positivi”, vale a dire perfetti. Ma tra le donne cosiddette positive, due di loro cominciano a dubitare che l’omologazione e la rinuncia all’identità e all’amore siano ciò che serve. Nel ricordo dei loro amanti imperfetti preferiscono custodire la memoria del passato sentimentale, seguendo il richiamo della natura, prezioso e forte come un albero.

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