Camus al Teatro Vascello

ROMA – Dal 19 al 29 gennaio prosegue al Vascello, con ‘La madre’ di Paolo Fallai, una grande stagione teatrale. La tragedia ‘Il malinteso’ da cui è stato tratto questo spettacolo, rappresenta l’esordio teatrale di Camus. Il dramma fu scritto nel ’43 nella Parigi occupata dai tedeschi.

‘Il malinteso’ venne rappresentato per la prima volta al Théâtre des Mathurins poco dopo la liberazione, nel giugno del 1944, con la regia di Marcel Herraud e con Maria Casarés nella parte di Marthe.
‘Il malinteso’ rappresenta la storia di due donne, madre e figlia, che nel loro albergo, situato in un indefinito nord, rapinano ed uccidono i viaggiatori di passaggio nella vana speranza di raccogliere il denaro sufficiente per potersi trasferire in un luogo “pieno di sole”.

Obnubilate da una orrenda coazione a ripetere non si rendono conto che la loro ennesima vittima è in realtà il proprio figlio e fratello tornato arricchito dopo un’assenza di vent’anni,  il quale non chiede di meglio di rivelarsi e condividere la propria ricchezza con la madre e la sorella che invece, non riconoscendolo, lo drogano e lo gettano nel fiume.
Opera emblematica dell’autore francese che scrive quest’opera per cercare di comprendere il senso di ciò che egli chiama ‘l’assurdo’ risalendone le sorgenti primigenie. Certamente Camus capisce che per uccidere un essere umano bisogna aver prima averlo ‘ucciso’ psichicamente facendolo ‘sparire’, ma anche, simultaneamente, aver ‘ucciso’ l’umano dentro di sé; essere morti dentro, sparire nel disumano. Ed è questo ‘essere morti dentro’ e quindi questo ‘non vedere’ come non ‘sentire’ di chi ha distrutto gli affetti umani, che Camus vuole rappresentare nel suo dramma ancestrale. Le due assassine non riconoscono il loro sangue nel congiunto perché non sentono più gli affetti. Come Edipo non ‘vedono’ chi hanno di fronte: ed è mito tragico.

Scrive in una prefazione Guido Davico Bonino: “(nell’opera di Camus) il ribelle esistenziale,  esprime il suo rifiuto delle leggi della convivenza civile attraverso una serie quasi coatta di omicidi,  che si ostina a commettere in nome di una passione dominante, anzi ossessiva”. Alla fine l’unico problema che si pone, in modo delirante, la protagonista del dramma, è sul peso di colui che andrà a buttare nel fiume, e, che, tutto sommato: “Uccidere è molto faticoso”.
Nella riduzione drammaturgica di Paolo Fallai, la vicenda viene riproposta in chiave contemporanea moltiplicando l’orrore anaffettivo delle protagoniste. Scrive nella sinossi l’autore de ‘La madre’: “Al posto dei suicidi che chiudono il dramma di Camus, troviamo una figlia conduttrice televisiva di un programma dedicato alle “Menti criminali” e la madre, arrestata e condannata per i suoi omicidi, chiamata come ospite d’eccezione. Al male come obbligazione senza futuro, viene aggiunta la sua rappresentazione mediatica.”
E così si chiude il cerchio: la tragedia nella rappresentazione mediatica perde significato e senso spogliando il dramma umano della propria disumanità: le due donne, ‘sparite’ ai loro stessi occhi nel non essere, ‘riappaiono’ nelle loro maschere tragiche riprodotte nello schermo televisivo.

Da non perdere.

Scheda:
‘La madre’ di Paolo Fallai, liberamente tratto da ‘Il malinteso’ di Albert Camus
Regia di Alessandro Berdini, con Paola Rinaldi e Vittoria Faro
Scene e costumi di Lorenzo Ciccarelli
Disegno luci di Danilo Facco

Prenotazioni: per telefono o mail
Teatro Vascello 06 5881021 – 06 5898031 – fax 06 5816623
[email protected][email protected]

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe