“Ippolito”: spettacolo interessante sul peccato della castità. Recensione

ROMA –  Nel suggestivo scenario del teatro Sala Uno in Piazzale San Giovanni va in scena dal 31 gennaio al 5 febbraio  l’ Ippolito di Euripide.

Ippolito, figlio del re Teseo, è un principe casto ed ha la benevolenza della dea Artemide. La sua purezza tuttavia pungola nella vanità la dea Afrodite la quale non si sente adeguatamente onorata da un comportamento tanto volto alla rettitudine. Quest’ ultima fa sì che la matrigna Fedra si innamori perdutamente del giovane. Anche se la passione non viene materialmente consumata, si genera un meccanismo perverso e letale che porterà alla rovina i membri della famiglia.

E’ un dramma potente che può contare su un crescendo narrativo intenso e si avvale di dialoghi che lasciano il segno. I temi risultano attuali nella misura in cui sono per così dire eterni: l’espressività dell’individuo che si scontra inesorabilmente con le costrizioni sociali, l’amore impossibile che, da forma di rapporto con l’altro, si trasforma in auto-distruzione personale. Per non parlare di un “peccato” come la superbia che nella tragedia assume una connotazione peculiare. Nella fattispecie è data dall’atto di porsi ad un livello superiore, ossia dal mettersi al pari con gli dei. Teseo non onora la dea Afrodite in quanto ne rifiuta l’influsso. Usando una chiave interpretativa moderna diremmo che il giovane “rinnega” un suo istinto naturale. Istinto che nella tradizione greca prende le sembianza di una dea antropomorfa. Ecco perché, in un ribaltamento completo dalla visione cristiana, la castità diviene peccato. Con buona pace delle autorità ecclesiali. Naturalmente il “capovolgimento dei valori” è stato in realtà effettuato dal cristianesimo, storicamente successivo all’epoca greca. Peraltro in molti punti i miti greci si distaccano di molto anche dai miti contemporanei. Il fato, il destino ineluttabile sono idee forti contro cui lotta strenuamente una società odierna che, con il progresso tecnologico, tenta di attuare un controllo sempre crescente sugli eventi. I personaggi della tragedia si muovono invece nel solco di una sorte già scritta ed hanno ben poche armi a disposizione da opporre al capriccio delle divinità. Non c’è spazio per la consolazione: il confidarsi diviene fonte di sciagura, tener fede ad un giuramento ha esito altrettanto nefasto. Gli argomenti sono di estremo interesse e tanto basterebbe per consigliarvi di andare ad assistere ad un’ opera che certamente fa riflettere. I principali punti di forza della rappresentazione sono costituiti dai dialoghi incisivi, dalla suggestiva (per quanto sobria) scenografia e da un uso sapiente delle luci. I piccoli difetti sono dati da una coordinazione non sempre perfetta nei movimenti dei differenti personaggi secondari presenti sullo schermo (cosa che si può ovviamente mettere a punto) e nell’abbigliamento poco convenzionale del re Teseo (qui forse ci sarebbe bisogno di un più arduo “capovolgimento” nelle preferenze stilistiche). Chissà cosa ne pensa la dea del buon gusto a proposito di quest’ultimo dettaglio. I monologhi talvolta spezzano un po’ il pathos. Siccome però non siamo divinità vanitose e prestiamo attenzione relativa ai dettagli, possiamo dire che complessivamente lo spettacolo è davvero molto interessante.
Sito internet: www.salauno.it
Dal 31 gennaio al 4 febbraio ore 21:00
Il 5 febbraio ore 18:00

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