Cannes 69. “L’ultima spiaggia“, italiano in concorso. Recensione

CANNES (nostro inviato) – “Dall’ultima spiaggia alla Croisette è stato un bel salto!”. Thanos Anastopoulos e Davide Del Degan scherzano sul titolo del loro film, unico italiano in Selezione Ufficiale alla sessantanovesima edizione del Festival Internazionale del Film di Cannes nella sezione Proiezioni Speciali.

L’ultima spiaggia è un film sui muri prima dei muri, caso straordinario in cui la finzione ha anticipato la realtà. I registi, uno greco e l’altro italiano, erano rimasti entrambi, per motivi diversi, affascinati dallo stabilimento Pedocin, una spiaggia popolare a Trieste dove una barriera di tre metri separa ancora oggi uomini e donne. Per questo hanno deciso di unire l’occhio dello straniero a quello di chi in quella terra è nato e cresciuto. “Nel 2013 quando abbiamo cominciato a girare non pensavamo che un giorno ci saremmo trovati di fronte a muri che non creano libertà come questo, ma la fermano” ha commentato Anastopoulos.

L’ultima spiaggia non è un film sull’attualità ma sulla storia, sul passato Austro-Ungarico di Trieste, sulle vicende che segnarono la città dopo la Seconda Guerra Mondiale, sui confini, sulle generazioni. “Non è stato facile vincere la diffidenza delle persone del posto – racconta Davide Del Degan – appena vedevano un microfono o una telecamera si paralizzavano tutti, soprattutto le donne”. Prosegue Anastopoulos: “Abbiamo sempre rispettato la volontà delle persone che abbiamo incontrato, è stata una grande prova di diplomazia e di vita”.

I protagonisti dell’Ultima spiaggia sono infatti i suoi bagnanti, prevalentemente anziani che quel lido non l’hanno mai abbandonato e qualche bambino. La separazione è accettata con naturalezza, non è una forzatura ma una scelta, d’altra parte di spiagge “normali” ce ne sono tante a Trieste. L’obbiettivo del racconto parte da un’ampia inquadratura del contesto storico e culturale della città per poi focalizzarsi sulle persone, “ma non è e non vuole essere un film sui personaggi, piuttosto un affresco” precisano i registi. “Su questo io e Del Degan siamo stati subito d’accordo, anche se su tante cose abbiamo avuto un approccio diverso” Poi il regista greco precisa: “Infondo davanti al mare siamo tutti uguali”. 

Sulla distribuzione del film ancora non ci sono certezze ma al “Chissà” segue un sorriso che lascia ben sperare. 

Condividi sui social

Articoli correlati