Cannes 69. Polvere di stelle e di dura realtà

CANNES (nostro inviato)   In questi primi giorni  al festival di Cannes risaltano i contrasti di realtà diverse. Da una parte  sfilata di grandi star quali Giulia Roberts e George Clooney, protagonisti del film fuori concorso Money Monster, debutto alla regia di Jodie Foster. Jiuliette Binoche, con abiti splendidi, gioielli sfarzosi, come nella magia delle favole. Il malinconico film d’apertura Café Society di Woody Allen, che con luminosa armonia ci riporta negli anni 30 e in una nostalgica storia d’amore e di rimpianti.

Dall’altra, film drammatici, che  fanno riflettere, ci mettono di fronte a crudeli verità come “I, Daniel Blake”  di Ken Loach, instancabile ottantenne, che ci colpisce al cuore parlandoci della lotta per la sopravvivenza,  dei nuovi poveri che, in Gran Bretagna, hanno perso il lavoro. Daniel Blake ( Dave Jones,)  dovrà affrontare una perfida, inefficiente burocrazia fino alla disperazione.  “Una burocrazia” ha precisato il regista “usata come arma politica”.“Ecco cosa vi succederà se voi non troverete un lavoro, voi soffrirete” ha proseguito Loach. “Dalla perdita della casa fino alla perdita della dignità”. Daniel Blake, costretto in malattia da un infarto, non può rientrare al lavoro, ma lo stato non gli dà alcun sussidio. “Ci sono 2 milioni di disoccupati, aumentano i suicidi,” ha raccontato il cineasta britannico” ma la macchina della burocrazia risponde indifferente”. Nel film l’attrice principale, Hayley’s Squires dà alla pellicola un tocco dikensiano, nella sua interpretazione di giovane madre disperata, con i suoi due bambini, aiutata dalla generosità di Daniel. “Questi due personaggi “ha raccontato Loach “sono la sintesi delle decine di persone che abbiamo conosciuto, straziate dalla nuova povertà, dalla perdita del lavoro, dal precipitare giorno dopo giorno in un baratro economico, sociale, fisico”.” Ovunque la disperazione è enorme, per questo la propaganda contro l’assistenza sociale è crudelissima, per questo il problema è politico perché non basta la compassione tra le persone, l’umanità che pure si trova tra i singoli nell’arrangiarsi, il sopravvivere”.  

Un altro film toccante che ha conquistato Cannes in concorso nella Quinzaine des Realisateurs è “Neruda” firmato dal regista Cileno  Pablo Larrain che posa il suo sguardo sul poeta, premio Nobel 1970, Pablo Neruda interpretato da Luis Gneco. Un biopic che rilegge la vita del grande letterato e ci riporta nella realtà sociale e politica del Cile prima della dittatura di Pinochet. 

Apre con l’attualità con uno sguardo sull’Egitto di oggi, la sezione Un Certain Regard con Eshtebak di Mohamed Diab ci porta nel clima incandescente del suo paese, con uno sguardo disperato sull’Egitto, al Cairo, nel 2013 dove si sta consumando l’ennesima giornata di sangue, una guerra civile tra i sostenitori dell’esercito e del Generale Al Sissi e gli islamisti dei Fratelli Musulmani del Presidente Morsi. In questo clima infernale un gruppo di cittadini di differenti convinzioni politiche e religiose, tra i quali due giornalisti europei accusati di spionaggio, si ritrovano chiusi in uno squallido cellulare dell’esercito senza meta, in balia alle violenze. Un film con un ottimo tema ma irrisolto, che parte bene ma si perde per strada. 

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