Cannes classic. Ritorna “2001 Odissea nello spazio”

Mezzo secolo fa, nel tormentato 1968, andavamo al cinema a vedere un film che ci lasciava tutti a bocca aperta: 2001 Odissea nellospazio, il capolavoro di Stanley Kubrick, “il film di fantascienza – come ebbe giustamente a definirlo Morando Morandini – più inquietante, adulto, stimolante e controverso che sia mai stato fatto”.

Approfittando dell’anniversario (non tutti i film resistono cinquant’anni nei gusti del pubblico) il festival di Cannes rende omaggio al grande regista americano riproponendo il film nella sezione “Cannes Classic”. Odissea sarà proiettato alla presenza della vedova di Kubrich, Christiane, e con un’introduzione del regista Christopher Nolan, che ha collaborato con il team della Warner Bros, produttrice e distributrice a suo tempo del film nel processo di masterizzazione.  Il film sarà presentato nella sua versione originale in super panavision a 70 mm. Non si tratta di un vero e proprio restauro delle immagini quanto piuttosto della colonna sonora che in Odissea nello spazio ha un’importanza fondamentale, e che ha fatto epoca.  Chi non ricorda le note del walzer Il bel Danubio blu che accompagna le evoluzioni dell’astronave?  E la voce di Hal 9000, il computer assassino che nella versione italiana ha la voce di Gianfranco Bellini, che nel film Alle frontiere dell’India di John Ford nel 1937 doppiò la tredicenne protagonista Shirley Temple di cui era coetaneo. 

  Il ritorno di Odissea nello spazio non avviene solo in Francia ma anche in Italia: il 4 e il 5 giugno sarà, infatti, proiettato in alcune sale dove potranno incontrarsi gli spettatori di oggi con quelli di ieri, curiosi i primi, nostalgici i secondi. D’altronde, il film resta una pietra miliare nel cinema di ogni tempo, come il monolito lucido e nero che atterrisce le scimmie antropoidi e sbalordisce gli scienziati della base lunare. 

Ispirato, com’è noto, al romanzo del 1948 The sentinel di Arthur C. Clarke, che collaborò alla sceneggiatura, il film che avrebbe avuto un successo di pubblico planetario dalla serata degli Oscar uscì, incredibilmente con una sola statuetta: quella per gli effetti speciali. “E ti credo!” verrebbe da dire ancora adesso ai miopi dell’accademia hollywoodiana.

Merita di ricordarne a grandi linee la trama: dall’alba dell’uomo, quattro milioni di anni fa, al primo volo verso Giove, dalla scimmia che scopre un’arma micidiale nell’osso brandito come una clava, alla morte degli astronauti partiti ibernati e mai arrivati a destinazione perché un computer impazzito li uccide spietato prima di essere a sua volta soppresso da un sopravvissuto con il solo impiego di un cacciavite. “ Una favola apocalittica sul destino dell’umanità – scrisse Morandini su Il giorno di Milano.  Migliore definizione non c’è. 

Vale ancora oggi che astronauti di varie nazionalità vanno e vengono continuamente dallo spazio sorridenti come hostess appena scese da un volo internazionale. E che i computer non appaiono affatto minacciosi, tant’è vero che gli affidiamo la guida delle nostre automobili senza pilota. O non saremo un tantino imprudenti?  Stanley Kubrick non lo avrebbe mai fatto: si racconta che quando si trasferì in Svizzera, dove sarebbe morto nel 1999, per vivere serenamente gli anni della vecchiaia, avesse dato ordine all’autista della Rolls Royce che lo portava da casa all’ufficio di non superare mai i 40 km. all’ora.  Aveva il terrore della velocità: lui che aveva fatto, oltre a Odissea film come Stranamore, Arancia meccanica, Shining, Full Metal Jacket, sembrava diventato un grigio travet.  Rolls a parte)

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