ROMA – Nella trama della tragedia, la hýbris è un evento accaduto nel passato che influenza in modo negativo gli eventi del presente.
È una “colpa” dovuta a un’azione che vìola leggi divine immutabili, ed è la causa per cui, anche a distanza di molti anni, i personaggi o la loro discendenza sono portati a commettere crimini o subire azioni malvagie. Il termine Hybris, nell’ antica Grecia, significava “arroganza, tracotanza, prepotenza” . Chiunque abbia studiato il greco antico sa che quella parola era facilmente riscontrabile come aggettivo dei protagonisti della tragedia, o dei miti, come Prometeo, il quale donando il fuoco agli uomini, peccò di superbia e di tracotanza nei confronti degli dei. Colui che è hybristikos, cioè che pecca di hybris, non è solamente tracotante, può anche essere offensivo. Un aggettivo calzante anche per questo film, a meno che visto che il regista ha solo ventuno anni, che il cast è giovanissimo, che è girato a bassissimo costo in diciotto giorni, non si pretenda chiudere un occhio.
La trama è tanto banale da ricordare metà dei film horror prodotti. La morte di Valerio, un’ incombente presenza che si palesa sottoforma di urna ceneraria, passa tra le mani dei suoi amici come una bottiglia d’ acqua nel deserto ed è la causa scatenante dell’ azione. Gli amici del defunto, due fratelli, complessati e stereotipati, Marco e Penelope, la quale si trascina dietro il fidanzato Alessio, un logorroico, tanto antipatico, da far sperare che sia il primo a morire, ed infine il cugino del defunto, Fabio, che aveva lasciato il gruppo d’ infanzia per costruirsi un futuro lontano dal suo nebuloso passato.
A personaggi così mancavano solo i numeri sulla schiena per far capire in che ordine sarebbero morti, appena entrato in scena lo spirito di turno. Ovviamente l’ azione si svolge in una baita in mezzo al bosco e da lì parte la carneficina. Il cast, giovanissimo, non ha doti recitative, quasi sembra voler prendere lo spettatore in giro. Si assiste ad un genere sottovalutato : il comico involontario.
Solo un dubbio rimane: l’ orsetto di pezza Bubu riuscirà a lasciare la baita? Che sia proprio lui il colpevole, morbido amico d’ infanzia, il tracotante?
Nelle sale dal 28 maggio 2015
Durata 83 minuti
CAST ARTISTICO:
Diretto da : Giuseppe Francesco Maione
Scritto da: Tommaso Arnaldi
Soggetto Originale: Tommaso Arnaldi.
Alessio: Guglielmo Scilla
Fabio: Lorenzo Richelmy
Marco: Tommaso Arnaldi
Penelope: Claudia Genolini
CAST TECNICO:
Fotografia: Matteo Bruno
Montaggio: Giovanni Santonocito
Scenografia: Gaspare Pascali
Costumi: Beatrice Genolini
Trucco ed effetti speciali: Camilla Spalvieri,
Direttore di produzione: Giuditta Aversa
Prodotto da: Tommaso Arnaldi
Una produzione: Mirelatives Pictures
Nazionalità: italiana