Laura Antonelli. Parabola di una stella cadente

LADISPOLI – A dare l’allarme sulla morte di Laura Antonelli è stata la sua donna delle pulizie che stamane, intorno alle otto, l’ha trovata per terra, nella sua casa di Ladispoli. Al loro arrivo, gli operatori del 118, non han potuto fare altro che certificare il decesso. 

L’attrice era nata il 28 novembre 1941 a Pola, all’epoca città dell’Istria italiana, oggi Croazia. Da bambina, insieme alla famiglia, era stata profuga durante l’esodo istriano. Frequentato a Napoli il liceo scientifico, si era diplomata all’I.S.P.E.F in educazione fisica e, trasferitasi a Roma, aveva iniziato a lavorare proprio come insegnante ginnica: il corpo, per Laura Antonelli, è stato da subito il patrimonio da valorizzare. Bella e sexy, fuor di ogni dubbio, fu scelta per alcuni Caroselli per la Coca Cola e fotoromanzi diffusi anche all’estero. Nel 1969 ebbe la prima parte cinematografica importante, quale protagonista di “Venere in pelliccia”, ispirata al romanzo di Leopold Von Sacher Masoch. La censura del tempo, tuttavia, fece sfumare la grande occasione bloccando l’uscita del film, che fu riproposto sei anni più tardi. Il successo arrivò nel 1973 con “Malizia” di Salvatore Samperi, nel quale interpretava il ruolo di una sensuale cameriera. Il film, campione d’incassi con sei miliardi di lire, divenne un cult movie. Il sindacato dei giornalisti cinematografici italiani le conferì “Il nastro d’argento” quale migliore attrice protagonista e la stampa estera “Il globo d’oro” quale miglior attrice rivelazione. Il suo cachet, in questa fase della carriera, lievitò da quattro a cento milioni per film. Lavorando per Claude Chabrol in “Trappola per un lupo”, conobbe Jean Paul Belmondo, con il quale intraprese una relazione molto discussa e turbolenta.  La sua bellezza fu scelta da Dino Risi, Luigi Comencini, Giuseppe Patroni Griffi, Luchino Visconti, Mauro Bolognini, Ettore Scola. Gli anni settanta e ottanta la condussero sul podio più alto delle icone sexy: invidiata, ammirata, amata. Laura Antonelli era leggenda.

 La notte del 27 aprile 1991, i carabinieri irruppero nella sua villa di Cerveteri, nella quale trovarono 36 grammi di cocaina. Laura Antonelli fu arrestata e passò qualche giorno nella casa circondariale di Rebibbia a Roma.  Condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per spaccio di stupefacenti,  nel 2000, fu assolta dalla Corte d’appello di Roma, che la riconobbe consumatrice, non spacciatrice. Ciò determinò il proscioglimento dell’attrice dalle accuse formulate nei suoi confronti e la non punibilità per i reati a lei ascritti.Dopo tali disavventure personali e giudiziarie, Laura Antonelli ritentò il successo sul grande schermo con  “Malizia 2000”, atto secondo della pellicola che l’aveva resa famosa  venti anni prima. Il film fu ancora diretto da Salvatore Samperi, ma non funzionò: la stella, lanciata ormai in una parabola discendente anche per via dell’età, fece fiasco al botteghino.Ciò non bastasse, nel corso della lavorazione di Malizia 2000 Laura Antonelli si era sottoposta alle cure di un chirurgo estetico, il quale le aveva praticato delle iniezioni di collagene al viso, per nascondere gli inestetismi del tempo, che ebbero l’infausto effetto di deturparle i lineamenti in maniera appariscente.  Una tragedia, per una donna che sulla bellezza aveva puntato tutto.Tale disavventura fu al centro di un processo civile, che vide contrapposta l’attrice al produttore e al regista del film, per averla costretta a sottoporsi al trattamento anti-rughe, e al chirurgo plastico. Secondo i legali di Laura Antonelli i trattamenti estetici avevano deturpato i lineamenti del viso della diva, a seguito di una reazione allergica alle sostanze iniettatele. Ai tre fu chiesto un risarcimento di trenta miliardi di lire.Dopo tredici anni, sulla base della relazione tecnica redatta da un pool di esperti, il Tribunale di Roma respinse tale richiesta  e sentenziò che le alterazioni dermatologiche non erano da addebitarsi alle sostanze iniettate, bensì a una reazione allergica nota come edema di Quincke.  Il chirurgo plastico fu scagionato da ogni accusa, così il produttore e il regista. L’inizio del terzo millennio vide Laura Antonelli in uno stato di prostrazione psichica tale da essere ricoverata, a più riprese, al centro d’igiene mentale di Civitavecchia. Nel 2013 il cantante Simone Cristicchi le dedicò Laura, una canzone che poneva l’accento sulla dimenticata attrice. Il 3 giugno 2010 l’attore Lino Banfi lanciò un appello dalle pagine del Corriere della Sera all’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi e al ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi, in cui chiedeva aiuto a causa delle disastrate condizioni finanziarie della Antonelli, invocando  il vitalizio Bacchelli, dato ai cittadini illustri che versano in stato di necessità. Laura Antonelli non lo ebbe.

La parabola di questa diva del cinema, è a sua volta una storia da film e non si può escludere che, un giorno, qualcuno la racconti. Di fatto ogni vita è difficile e, psicologicamente, lo è ancora di più per coloro i quali, arrivati all’altezza effimera delle stelle, non riescono a tenere la quota.  Anche le stelle, come si sa, possono divenire cadenti.

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