Sala Umberto. “Il Metodo”, riflessione sui rapporti di lavoro. Molto interessante. Recensione

ROMA – Il sala Umberto ha una sapiente scenografia minimale, grigia, spruzzata di giallo, i colori del conformismo e dell’invidia, sul palcoscenico quattro personaggi emblematici si muovono con sapienza interpretativa. Alla fine della rappresentazione scoppia un sentito battimani. “Interessante”, dichiara una signora accanto a me. “Molto” rispondo.

Giorgio Pasotti, Fiorella Rubino, Gigio Alberti, Antonello Fassari danno vita in ottima forma a 

Sala Umberto. “Il Metodo”, riflessione sui rapporti di lavoro. Molto interessante. Recensione

 

“Il metodo Gronholm”, titolo originale dell’atto unico di Jordi Calceran, che il regista Lorenzo Lavia ha preferito semplificare ne “Il metodo”. La pièce si fa seguire perché professionalmente corretta e perché risponde a interrogativi molto attuali sull’argomento “lavoro”, il quale, come ben sappiamo, è un problema oggi sia per chi non lo ha, che per chi ce l’ha. E’ una riflessione originale sul potere che gli individui danno alle aziende che, facendo leva sul bisogno del singolo e coadiuvate da guru dei rapporti ad hoc, applicano gerarchie ingiuste, prove umilianti, sorta di “jus d’assunzione”, battesimo attraverso il quale si deve passare al fine di raggiungere una posizione di prestigio. La storia si svolge in una asettica sala d’attesa dove quattro candidati si incontrano per l’ultimo colloquio congiunto. I quattro si rivelano ben presto individui cinici, pronti a passare sul cadavere della madre pur di ottenere l’unico impiego disponibile. In una busta chiusa che arriva sul palco, in maniera molto divertente, attraverso la  posta pneumatica,  dopo aver attraversato un soffitto illuminato da neon che a volte s’inceppano,  scendono le prove a cui ciascuno dovrà sottostare per superare l’esame? Qui inizia un misterioso gioco di incastri, vero e proprio thriller che si fa seguire sino alla fine…

Attraverso gli archetipi dei personaggi si evidenzia il “metodo” odierno di una fantomatica Dekia (nome simile a IKEA) , multinazionale svedese – la Svezia, lo ricordiamo, è celebrata per l’avanzato rispetto dei diritti –  che nei fatti privilegia sessismo, razzismo, menzogna, in definitiva odio. La piéce si allarga a un più vasto discorso sul lavoro, simulacro della nostra collettività,  fonte di sostentamento, decoro e crocifissione. C’è una possibilità di cambiare i paradigmi, di ribaltare tali rapporti umani socialmente “scorretti”. La risposta è nel finale, che conclude un’opera ben fatta e interpretata. Spettacolo che consiglio.

PRODUZIONE OFFICINE DEL TEATRO ITALIANO- OTI

presenta

GIORGIO PASOTTI FIORELLA RUBINO GIGIO ALBERTI

e conANTONELLO FASSARI

in

IL METODO 

di JORDI GALCERAN

versione italiana di PINO TIERNO 

regia diLORENZO LAVIA

SCENE GIANLUCA AMODIO
COSTUMI ALESSANDRO LAI

SALA UMBERTO

Via della Mercede 50 -Roma

Fino al 18 OTTOBRE 2015

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