Teatro Manzoni: “Victoire”, una pochade all’italiana antimaschilista

Con Patrizia Pellegrino e Pietro Genuardi  

Dany Laurent, all’anagrafe (francese) Danièle Sibre, saggista e commediografa già vincitrice di ben tre “Molières” con la pièce “…Comme en 14 !”, approda sulla scena italiana con una nuova commedia – ancora inesplorata –  che affronta l’universo maschile dalla parte delle donne, secondo le loro sensazioni, i loro rapporti, la loro esperienza vissuta “vis-à-vis”. Definita dalla critica d’oltrAlpe l’autrice più rappresentativa della “nouvelle vague” contemporanea, in cui il quotidiano diventa anomalo grazie all’improptu di situazioni inaspettate, la Sibre propone ora “Victoire”, conservando all’apparenza l’osservatorio della media-borghesia per esplorare le reazioni della psiche umana di fronte ad un teatro dell’assurdo messo in piedi dalle stesse (scellerate o istintive) azioni dell’individuo.

L’autrice ha il merito di far scorrere con ritmo e disinvoltura la temporalità dell’azione con dialoghi deliziosi, anche se conditi di prevedibilità: ha pero’ il demerito (forse retaggio di una soggettività imperante nel testo) di compiacere anche troppo il gentil sesso attaccando di continuo, con ammiccamenti, boutade, gag e affermazioni più che note – poiché sulla bocca di tutte le donne deluse – il mondo di questi oramai succubi portatori di geni XY.

Al Teatro Manzoni di Roma, a stemperarne i toni, proiettati in una “pochade” all’italiana, sono Patrizia Pellegrino e Pietro Genuardi, moglie (stilista di successo) e marito (cardiologo di chiara fama) che si amano alla follia dopo 22 anni di matrimonio e un figlio. Un amore cosi consolidato che deve concedersi forzatamente dei “diversivi”, rappresentati rispettivamente dall’assistente couturier innamorato della principale (Dario Tacconelli) e dalla laureanda invaghita del professorone (Giulia Fiume). Indubbiamente quest’ultima, perno intorno a cui ruoterà tutta la storia, è la migliore in scena per la sua “aggressiva naturalezza”, la sua “decisa spontaneità”, il suo volto “acqua e sapone” da donna di comprovata esperienza. Aggettivi contraddittori su cui peraltro si confonde tutta la storia, densa di intrighi e bugie, di sentimenti veri e sincere messe alla prova, di “casi causali” che accendono l’azione su una situazione che ha dell’incredibile ma forse, ai giorni nostri, non troppo. 

Una bella casa, un figlio che frequenta un’università prestigiosa, la solidità di una coppia vengono infatti messi a repentaglio da  Katy, amante-avventura del marito col piccolo particolare di aspettare un figlio (forse da lui, ma chissà, visti i giovani annoiati d’oggi!). La moglie scopre inavvertitamente un messaggio sul cellulare del marito ed ecco che si dipana una vicenda ricca di mosse insicure, strane coincidenze, gag imponderabili che portano avanti l’inverosimile, fino al trionfo della convenienza, o meglio di una presa di consapevolezza femminile che si trasforma in saggezza per entrambe le protagoniste e di accondiscendenza (superate le bugie) dell’oggetto del contendere. Senza svelare la trama nei particolari, il godibilissimo spettacolo presenta pero’ delle debolezze, prima delle quali la mancanza di una accurata regia (tutto sfilacciato, affidato alla presenza scenica dei due protagonisti) e la diminuzione di un ritmo che inizialmente scandiva appropriatamente il passaggio delle ore sul copione (con filmati in time-lapse su Parigi, cornice della commedia) purtroppo poi perso da inutili (e sottolineo inutili) immagini di repertorio di sfilate di moda (sarebbe forse bastata la messa in scena ricca di particolari, oltre alla scrittura autoriale, ad inquadrare il mondo di Victoire?). E se le sbavature interpretative (probabilmente dovute all’emozione di una “prima delle prime”) dell’interprete principale si sono  offuscate attraverso la sua emblematica incarnazione fisica della stilista di mezz’eta’ (costumi deliziosi di Marco Strano), nota non positiva riguarda la regia delle luci (a scatti e insicura), la scelta già citata di clip non pertinenti (ad esempio la videowhattsuppata dell’assistente sul finale, che sa di inutile moralismo nella vicenda) e gli stacchi tra scene decisamente lenti.

Per il resto, questo spettacolo ha il merito di averci fatto conoscere ed apprezzare una tagliente autrice le cui opere speriamo possano presto essere tradotte e pubblicate integralmente. 

Teatro Manzoni

dal 26 gennaio al 19 febbraio 2017

PT PRODUZIONI presenta

PATRIZIA PELLEGRINO, PIETRO GENUARDI

in

VICTOIRE

di Dany Laurent

con  Giulia Fiume, Dario Tacconelli

costumi Dora Argento 

costumi  Patrizia Pellegrino realizzati da  Marco Strano

scene Salvo Manciagli

regia ANTONELLO CAPODICI

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