ROMA – Bello. Amaramente bello. A tratti comico. Beckett ci incolla alla poltrona, trasforma ogni spettatore in protagonista, irride le masse plaudenti rendendole coscienti del loro precario equilibrio mentale perché sul palco non c’è solo Estragone e Vladimiro ma ci siamo noi.
Ci poniamo le stesse domande dei protagonisti, ridiamo di noi stessi, cerchiamo di rendere meno ineluttabile la vita attraverso lo scherno, torniamo seriosi e riflettiamo perché solo così si può eludere la follia dell’attesa, delle domande sul perché siamo nati, perché esistiamo, per aspettare cosa o chi?
Felice della Corte e Pietro De Silva rendono egregiamente ogni sfumatura emotiva dei due protagonisti, i barboni Estragone e Vladimiro. Felice Della Corte, con la sua napoletanità, veste l’ironia di Beckett con abiti nuovi, costruendo un personaggio pluridimensionale pur nella sua inamovibilità mentre Pietro De Silva è il perfetto contrappunto con la sua dilagante parola in cui l’attesa diventa angoscia fino al punto da risultare surreale e comica. Estragone e Vladimiro si chiudono volontariamente in gabbia, la gabbia dell’attesa di chi mai arriverà. Riflettono, sviscerano profonde problematiche esistenziali ma sempre con la leggerezza, la spontaneità e l’involontaria comicità dell’uomo comune, non a caso sono due barboni.
Ad arricchire la scena ci sono Pozzo (Riccardo Barbera),un ricco possidente che porta legato a una corda il suo servitore Lucky (Roberto Serpi). Pozzo è cinico, disilluso, sprezzante e se in un primo momento appare spregevole per il modo in cui tratta il suo schiavo Lucky, una volta appreso che lo schiavo è tale per una sua decisione, Pozzo assume sembianze più umane. È il volto di Pozzo/Riccardo Barbera a parlare ancora prima della sua voce, con un’interpretazione che incarna alla perfezione l’assurdità della condizione umana, mentre per Lucky è il contrario, la voce risulta essere confortante, un abbraccio che scalda e che evoca momenti gradevoli, spensierati. Una voce che porta con sé più di quarant’anni di cinema, con la grazia che da sempre accompagna questo straordinario attore.L’attesa dei due protagonisti continua fino a sera, quando compare un ragazzo (Francesca Cannizzo) con un messaggio di Godot: “Godot non verrà questa sera, ma di sicuro domani”. Sembra che quell’inferno in terra possa terminare, ma così non è perché il secondo atto continua come il primo. La volontà di andare via lascia il passo all’immobilità dalla quale i due non riescono a fuggire. Una menzione meritano la scenografia, sognante e metafisica e le musiche di Massimiliano Pace, capaci di restare indelebili nella memoria.
Aspettando Godot
Di Samuel Beckett
dal 2 al 12 marzo 2017
Con Pietro de Silva, Felice Della Corte, Riccardo Barbera, Roberto Della Casa, Francesca Cannizzo
Regia Claudio Boccaccini
Luci e fonica Alessandro Pezza
Costumi Lucia Mirabilie
Aiuto regia Marzia Verdecchi
Grafica Giorgia Guarnieri
Albero realizzato da Danilo Ciancolini
Musiche originali di Massimiliano Pace
Teatro Marconi
viale Marconi 698 E
Dal martedì al sabato h21.00
domenica e mercoledì ore 17.30
www.teatromarconi.it
tel 06 59.43.544
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