Il libro, Il fabbro anarchico di Claudio Venza

ROMA – Ho tra le mani il volume “ Il fabbro anarchico- Autobiografia fra Trieste e Barcellona “ a cura di Claudio Venza e Clara Germani,  Edizioni Odradek , dopo una telefonata-fiume e la convinzione di avere avuto un’occasione irripetibile.


A firma di Claudio Venza, docente di storia contemporanea dell’Università di Trieste e direttore, con Alfonso  Botti, della rivista Spagna Contemporanea, anche un’edizione in catalano (“Umberto Tommasini, L’anarquista de Trieste. Memòries d’un indignat del segle XX”,  Llibres de Matrícula)
 Nel 1972, insieme a Clara Germani, lo storico registrò ricordi e riflessioni: erano espresse in dialetto triestino e formarono un libro di 500 pagine, che adesso è stato italianizzato . 
“…Io credo in questa oralità; nella grande letteratura, anche in quella complessa e sofisticata, devi in qualche modo sentire questa dimensione orale, questa vita che si racconta – pensa ad esempio a Tolstoj. È l’elemento, per così dire, eternamente omerico della letteratura…” 
Così  scrive Claudio  Magris, in coda al testo. 
Tomassini è un lavoratore manuale, che solo attraverso una lunga conversazione può trasmettere la memoria di un’autentica esistenza antiautoritaria: spontanea e cosciente, coerente e contraddittoria. Guardare i fatti con gli occhi del protagonista, ci fa scoprire tutte le potenzialità del genere biografico ma, soprattutto, questa che è l’altra faccia della storia, di  quella che  opponeva dignità e rifiuto alla prepotenza del potere. C’è una capacità fuori dal comune di raccontarsi, e di raccontare, ma “senza mettersi in mostra”;  uno che “con la stessa naturalezza rischia la pelle e passa serate in osteria, con una generosità completamente fusa col carattere”.   
La sua vita si snoda dal 1896 al 1980, in una ordinata Trieste austriaca, che assiste al massacro della prima guerra mondiale; vede l’infuocato biennio rosso, subisce la deportazione del confino fascista;  poi l’esilio clandestino a Parigi, e l’epopea rivoluzionaria spagnola; il ritorno a Trieste, dilaniata dai nazionalismi, l’incontro con il libertario ’68, fautore di promesse. 
Un filo rosso di impegno e utopia unisce periodi e contesti radicalmente diversi del Novecento, e mostra il lato umano in un secolo di conflitti , nei quali il fabbro anarchico agisce con la tranquillità e la determinazione di un uomo ostinato e contrario. 
E’ un tipico anarchico della sua generazione: non uno di quelli che fanno la storia ufficiale. 
Un personaggio senza ombra di dubbio scomodo, sia per le destre sia per le sinistre, che ha rischiato la vita in più d’una occasione, tra un tentativo di assassinio a Mussolini nel 1926 e gli scontri con i comunisti nella Spagna repubblicana del 1937, che lo portarono davanti ad un plotone d’esecuzione… 
“ Il 28 ottobre, anniversario della Marcia su Roma, quando facevano le sfilate, avevano paura di qualche disturbo e ci avevano arrestati. Ma il 28 ottobre era passato. “…che non ci tengano dentro fino al 7 novembre, per la ricorrenza della Rivoluzione russa!”
Un libro prezioso, che ci riporta alla storia viva,  perché costruita sulle memoria di un suo protagonista.

 

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