Ratzinger: la nuova ‘verità’ su Gesù di Nazaret

J. RATZINGER (BENEDETTO XVI), Gesù di Nazaret, vol. II, Dall’ingresso a Gerusalemme alla Resurrezione, Libreria Editrice Vaticana, Roma, 2011, E. 20,00

“Mi sono sempre considerato un ateo tranquillo, perché l’ateismo come militanza pubblica mi sembrava qualcosa di inutile, ma ora sto cambiando idea. Alle insolenze reazionarie della Chiesa cattolica bisogna rispondere con l’insolenza dell’intelligenza viva. Non possiamo permettere che la verità venga offesa ogni giorno dai presunti rappresentanti di Dio in Terra, ai quali, in realtà, interessa solo il potere”.

Abbiamo aperto questo articolo con una citazione di un ateo doc come lo scrittore e Nobel per la letteratura José Saramago perché, partendo da questa nuova pubblicazione, di Joseph Alois Ratzinger,  ‘Gesù di Nazaret’, vorremmo cercare di fare un ragionamento sulla verità, la verità vera.

Partiamo dal concetto di verità: la parola che in greco veste le sue caratteristiche è aletheia. Le sue radici semantiche sono ben ancorate alla materia: in Omero verità corrisponde a realtà in opposizione all’apparenza. Per i Greci verità è anche una qualità umana: sincerità, veracità, lealtà, opposta alla menzogna. Ecco ora sappiamo significato e senso della parola verità e conosciamo anche ciò che le si oppone.

Ora vediamo perché un grande scrittore come Saramago esprimendosi sulla Chiesa cattolica, parli della verità “offesa ogni giorno dai presunti rappresentanti di Dio in Terra” e anche di “intelligenza viva”. Saramago parla di intelligenza viva perché sa dell’esistenza di un’intelligenza morta, che è quella di coloro che hanno fatto della menzogna la loro, ben celata, bandiera.

La verità è senza dubbio un prodotto altamente radioattivo, visto che ormai quasi nessuno le si avvicina più di tanto, figuriamoci farne uno stile di vita. Persino Corrado Augias che nelle pagine di “La Repubblica” tiene un ‘comportamento’ ineccepibile, di fronte a questo libro perde completamente di vista la realtà/verità storica. Augias , giornalista, scrittore e conduttore televisivo di tutto rispetto ha dichiarato in un’intervista che con questo libro Ratzinger compie un “tentativo di conciliare il Cristo della fede con il Gesù della storia”.  Eppure Augias sa benissimo che Gesù non esiste nella storia di quei giorni che segnano l’inizio del calendario occidentale. Lo dovrebbe sapere.  Per poter scrivere il suo libro,  ‘Inchiesta sul Cristianesimo, come si costruisce una religione’, si sarà pur fatto una ricerca storica e filologica. E poi egli sa, visto il titolo, che il Cristianesimo è un’ideologia costruita a tavolino, iniziata intorno all’anno 50 d.C. e largamente codificata, dall’imperatore Costantino, e i suoi Cardinali sottoposti, con il Credo Niciano del 325 d.C..

Augias dovrebbe sapere che centinaia di Vangeli vengono scritti negli anni che vanno, per approssimazione dal 40 d.c. al 350 d. C., e dovrebbe sapere che certamente non furono i cosiddetti apostoli a scriverli perché all’epoca della scrittura, se fossero esistiti, sarebbero già morti da un pezzo. Dovrebbe sapere della setta ebraica degli Esseni e dei Manoscritti di Qumran, i quali ci aiutano a capire che la verità su questo personaggio mitico, dio incarnato e risorto, come d’altronde Mitra, ma anche Dioniso, nato da madre vergine, come molte mortali ingravidate da Zeus, è ben lontana da ciò che da millesettecento anni è sepolto nel  dogma religioso cristiano. Eppure Augias parla della storicità e quindi della verità e della realtà di questo fantomatico Gesù di Nazaret. In realtà, con il dogma cristiano, la verità sul farsi di questa religione è affidata all’intelligenza morta di cui accenna Saramago.

Però non dimentichiamo una cosa: la religione cattolica e la figura del Cristo, pur avendo un cardine fondamentale che è il menzionato Credo Niciano, ha subito nei secoli notevoli ripensamenti e aggiustamenti di realpolitik: il dogma dell’immacolata concezione risale solo al 1854 quando papa Pio IX, partendo dal vangelo apocrifo di Giacomo, composto nel II secolo, con la bolla ‘Ineffabilis Deus’, non decise che Maria era nata senza il peccato originale. Stessa cosa vale per il discorso della discesa dell’anima nel feto che sino agli anni quaranta scendeva nel neonato a tre mesi, mentre ora è presente già nell’istante dell’incontro tra ovulo e spermatozoo … quando si dice essere istantanei.

Quindi anche Ratzinger si diverte a fare ciò che i credenti fanno da secoli, cioè credere che la religione sia un piatto di pasta che ognuno si condisce come preferisce. Ora gli ebrei che, per i cristiani,  sono sempre stati ‘deicidi’, però nel libro di Ratzinger sono diventati un “popolo santo”. Seguendo una logica degna del discorso sul ‘Grande inquisitore’ di Dostoevskij, Ratzinger si è inventato che Caifa, il sommo sacerdote che agì per egoismo e smania di potere, condannando Cristo, fu anche “l’esecutore della volontà di Dio”. In questo modo gli ebrei sarebbero salvi … se non fosse che, per volere sempre di Ratzinger, la preghiera del venerdì santo ‘pro perfidis Judaeis’, che era sta cancellata nel Concilio Vaticano secondo, è stata ripristinata con somma gioia della curia antiebraica. Ma allora qual è la verità? Il popolo ebraico è un “popolo santo” o sono ‘perfidi’ e, dato che non riconoscono Gesù come figlio di Dio, “vagano nelle loro tenebre”, come recita la preghiera?

Mah! Forse si sarà confuso perché anche lui, come il suo amico, al di qua del Tevere, ultimamente viene stressato da magistrati comunisti che l’hanno denunciato alla Corte penale internazionale con ben tre capi d’accusa: A) “mantenimento e la leadership di un regime mondiale totalitario di coercizione, che sottomette i propri membri attraverso minacce terrificanti e pericolose per la salute”; B) “l’adesione a un divieto mortale dell’uso di preservativi, anche quando esiste il pericolo di infezione dell’Hiv-Aids”; C) “la costituzione e il mantenimento di un sistema mondiale di copertura di crimini sessuali commessi da preti cattolici e il loro trattamento preferenziale, che aiuta sempre a nuovi crimini”.

Ecco, pensiamo di poter affermare che ogni essere umano, che ancora possiede la verità come etica interna, non può che vedere, rifiutare, ribellarsi, indignarsi e denunciare ciò che, come scriveva Saramago, offende l’intelligenza viva … perché essa, continuando a vivere dentro di noi, ci fa scorgere la disumana menzogna.

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