Libri. L’eterno ritorno dell’esistenza di Marco Marian

Abbiamo il piacere come redazione di Dazebaonews di proporre un romanzo di formazione ora edito da Lulu e che è nato e cresciuto sul nostro giornale in una versione online per la sezione letteratura. E’ l’opera di Marco Marian “L’eterno ritorno dell’esistenza”

(Dall’introduzione di Maurizio Mequio)

Bombardati dalle immagini, ipnotizzati da ricette malcuranti, i giovani, quelli fannulloni, mammoni e deplorevoli, ma anche quelli “normali”, quelli che studiano, si laureano, cercano lavoro, si adattano e si innamorano, sono stati inseriti in un tritacarne. Da anni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ma non è osservabile da tutti. Come se nel frattempo gli occhi della società adulta assieme a quelli di chi gestisce il potere si siano foderati lo sguardo di prosciutto o si siano imposti di vedere sempre altrove, per non confrontarsi con  i risultati negativi dei loro atti. Il tritacarne ha fatto il suo effetto: prima si sentivano grida lancinanti, poi pian piano che la precarietà e lo spezzatino generazionale prendevano le loro forme, le non forme, i loro luoghi, i non luoghi, le urla si sono trasformate in mutismo e i ragazzi in robot o per meglio dire in lobot: mezziuomini non ribelli perché lobotomizzati, incapaci di portare avanti pensieri autonomi, di non farsi sotterrare dalle porte sbattute in faccia, dagli ostacoli sul cammino, dalle regole falsate. E mentre il mondo vende i corpi, oltre le idee, i brevetti, le medicine, la scuola, i sentimenti e i saperi, i ragazzi si trovano di fronte ad una scelta contronatura. Per restare giovani devono fermarsi e resistere. Ma la resistenza oggi cosa è? Ma la resistenza oggi  come si fa? Ce lo spiega Marco Marian nel suo romanzo, ce lo spiega il suo protagonista, Orazio, uno a cui di fermarsi non va proprio a genio, ma che è ripetutamente costretto a farlo. Ma è realmente fermo Orazio? I suoi insuccessi sono veri insuccessi o sono scelte? Sarebbe stato meglio mediare con il diavolo? E’, quella proposta in questo testo, la storia di un ragazzo come molti o di uno dei pochi: un paradosso, ma emblematico della lettura  differente che si può dare del mondo descritto da Marian, il mondo di chi ancora non si è sporcato, di chi non è diventato adulto, di chi non ha abbandonato i sogni. Un mondo che però non è adolescenziale, né immaturo: è il mondo delle generazioni invisibili, di chi ha passato il millennio con la speranza di poter dire la sua e una volta aver fatto la fila, arrivato alla cassa, è stato rimandato indietro in attesa di un Godot che potrebbe non arrivare mai. Orazio è uno come tanti, cerca la sua strada, lo fa senza fare calcoli, ha studiato Lettere, cerca l’autonomia, incontra il mondo del lavoro, vi entra dalla porta secondaria, ma si scontra con un sistema di gioco che non gli è consono, un sistema che sfrutta il prossimo invece di aiutarlo. Orazio lascia la città e vi ritorna, lascia l’Italia, ma non per sempre. Perde degli amici, rivede il suo stare al mondo, ha una dimensione sociale che sembra restringersi nel tempo, ma che paradossalmente ne preserva le speranze per un mondo altro. Una socialità legata alla qualità delle persone, al loro modo di stare insieme. Allora la resistenza si rivela tentativo praticabile solo da chi ne ha la forza, da chi non è stato ancora contaminato dalla postmodernità consumistica, e si rivela un tira e molla con i confini: generazionali (ultratrentenni ancora giovani), di lavoro (malpagati, in nero, co.co.co, impossibilitati ad accedere a posti di prestigio), accademici (moltiplicazione dei corsi di laurea seguito però dall’appiattimento dei pensieri, delle differenze, delle critiche, dei confronti), nazionali (cervelli in fuga, migranti – cuori e cervelli – chiusi nei CIE). Un tira e molla che può creare immobilismo, consumando energie. Un tira e molla necessario. Orazio non lavora perché non vuole essere maltrattato, perché per lavorare come Cristo comanda dovrebbe essere rispettato, come uomo, oltre che come garzone di bottega. Contesta i professori perché non è d’accordo con loro. Orazio è per molti un nullafacente e potrebbe essere una delusione per i propri genitori, ma nella realtà Orazio semplicemente ha la forza di scegliere di non fare cose che lo piegherebbero, che in quel determinato momento gli toglierebbero parti di sé che non avrebbe la possibilità di recuperare in futuro. Soffre Orazio, soffre al confine, perché sta affrontando da solo una guerra che in molti non vedono. Difende la sua esistenza, Orazio, a volte lo fa inconsapevolmente. Se per lui e quelli come lui la fatica dell’essere pochi Davide contro milioni di Golia sia sopportabile per altro tempo, se ce la faranno a non concedersi, a non fare la fine di quella “gente di merda”, questo non lo sappiamo, a volte, anzi, come riporta realisticamente Marian sembra si stia sull’orlo del baratro… 

Siamo certi però che questa modalità di essere giovani, sempre più rara – e in sostituzione con blocchi di baby-squillo, aspiranti calciatori, tronisti, filorenziani e neofascisti – abbia dei valori forti, sani. Non più giudicabili con dei voti o con i successi professionali. Orazio se ben analizzato metterebbe in crisi il mondo degli adulti. La sua resistenza al sistema è tanto forte quanto i suoi insuccessi. Ecco, questo valore, la resistenza, se riconosciuto, avrebbe la forza di riaggregare, di rendere meno soli, per ripartire. Per cambiare.  

Copyright: Marco Marian (Licenza di copyright standard)

Editore: Lulu 2014

http://www.lulu.com/shop/marco-marian/leterno-ritorno-dellesistenza/paperback/product-21691813.html

http://www.amazon.com/Leterno-ritorno-dellesistenza-Italian-Edition/dp/1291932895

Condividi sui social

Articoli correlati