Libri. Togliatti e la democrazia di Sergio Gentili e Aldo Pirone

ROMA – Nel cinquantenario della morte di Palmiro Togliatti (1893 – 1964), esce nelle librerie Togliatti e la democrazia. Scritti scelti, il volume edito Bordeaux Edizioni, firmato da Sergio Gentili e Aldo Pirone. Il testo racconta un piccola pagina della grande storia che ha fondato la democrazia in Italia.

Il protagonista è l’antifascismo. Alla base della narrazione, alcune semplici ma fondamentali domande: Possiamo annoverare Togliatti fra i fondatori della democrazia italiana? In che modo la Svolta di Salerno ha contribuito alla costruzione della rappresentanza democratica in Italia? Perché fu osteggiato da più parti, a Mosca come a Roma? 

In particolare, il testo narra la “svolta” di Salerno (quest’anno ne ricorre il settantesimo), atto fondativo dell’unità nazionale, e la funzione di classe dirigente delle forze antifasciste, del lavoro e popolari. Il suo ideatore e realizzatore è Palmiro Togliatti, il capo dei comunisti italiani. Un racconto, dunque, di storia, di politica e di scelte di vita che ci restituisce il significato e il valore di “democrazia” e di “uguaglianza”. Una critica all’oblio sceso sulla nostra storia nazionale, sull’antifascismo, sulla nascita della nostra Carta costituzionale: in una parola, sulla conquista della democrazia.  

Il testo è arricchito da alcuni scritti e discorsi di Palmiro Togliatti, quelli con cui espone ai militanti del PCI e agli italiani la politica di unità nazionale e i caratteri innovativi e moderni che la democrazia italiana avrebbe dovuto assumere. I lettori possono così addentrarsi nella storia di rinascita democratica dell’Italia che, con la rivoluzione democratica antifascista, ha caratterizzato la Resistenza come Guerra di Liberazione. Quel momento storico è indissolubilmente legato alla figura di Palmiro Togliatti.

Con la sua politica Togliatti ha impresso un movimento di legittimazione dell’antifascismo e dei partiti di sinistra come forze di governo e di direzione della lotta partigiana. Fin dai giorni successivi alla caduta di Mussolini, avvenuta il 25 luglio 1943,  il compagno Ercoli (pseudonimo di Togliatti) impegna la sua azione politica a Mosca e da Mosca (trasmissioni di “Radio Milano libertà”) per promuovere la politica di unità nazionale e di rinascita democratica. Una battaglia dura e difficile, che Togliatti conduce sia contro gli orientamenti della politica estera sovietica, che erano profondamente diversi dai suoi, sia verso le profonde incomprensioni presenti tra diversi dirigenti comunisti in Italia, fino all’esito positivo della sua politica che porta, dopo il suo sbarco a Napoli nel marzo del 1944, alla formazione del secondo e provvisorio governo Badoglio. 

Scopo del libro è argomentare perché l’iniziativa politica messa in atto dal segretario del PCI non è dettata da puro tatticismo, bensì guidata da una visione strategica fondata su una innovativa concezione del processo rivoluzionario in cui si delinea un inscindibile intreccio fra democrazia e trasformazione socialista. Ed è proprio sulla qualità della democrazia da istaurare in Italia che Togliatti avanza la concezione della  “democrazia progressiva”, da costruire non da soli, ma in collaborazione con le altre forze politiche antifasciste, comprese quelle moderate e cattoliche. Una democrazia radicata nel popolo e sollecitatrice di tutte le più avanzate trasformazioni sociali; un regime democratico progressivo, quindi, in cui l’insieme delle classi popolari e i lavoratori avrebbero assunto un ruolo dirigente in grado di sradicare il dominio esclusivo delle vecchie classi dirigenti monarchiche e possidenti, conservatrici e reazionarie, quelle che avevano avuto la colpa di portare l’Italia prima dentro la ventennale dittatura fascista e poi, con l’aberrante alleanza con Hitler, nella catastrofe della guerra mondiale. 

Il sistema democratico italiano e la nuova collocazione di classe dirigente e di governo dei lavoratori e delle forze popolari richiedevano una innovazione del modo d’essere dei partiti e del PCI. Togliatti ci riesce mettendo in campo un “partito nuovo”, di massa, aperto a tutto il popolo, strumento di lotta e di iniziativa politica, in grado di risolvere i problemi concreti della gente. Il partito nuovo indicava un modello che superava i vecchi partiti prefascisti, anche di quello comunista inteso come organizzazione di agitatori e propagandisti del “sol dell’avvenire”, stato maggiore della rivoluzione proletaria. 

Inoltre, il testo vuole contribuire a rompere quell’oblio storico-politico in cui è caduta la figura di Togliatti e ciò anche grazie alla rinuncia della sinistra d’ispirazione socialista di rivisitare criticamente le proprio origini: l’oblio sulle proprie radici non porta nessuna resurrezione. Tanto più, che in Italia è in atto da anni un mutamento sostanziale delle forme della democrazia costituzionale, quella fondata sia sulla partecipazione popolare, sui grandi partiti di massa, sui sindacati e sui corpi intermedi della società civile, sia sui valori di libertà, eguaglianza, solidarietà e pace senza i quali la persona, i lavoratori e la società democratica non avrebbero futuro. Un mutamento che ha assunto i caratteri del populismo plebiscitario e che ha partorito partiti leaderistici e padronali a forte tasso di demagogia, in cui accampano concezioni individualistiche, di idolatria del dio denaro (direbbe papa Francesco) da perseguire con tutti i mezzi, di caduta morale e di uso privato del potere pubblico a discapito degli interessi collettivi. Fenomeni indotti da un capitalismo liberista, globalizzato e finanziarizzato, oggi in crisi. Certamente il libro non tratta di ciò.  Ma per chi volesse battersi contro questo non invincibile regresso democratico, economico, ecologico, sociale e civile, riteniamo utile poter rivisitare con occhi nuovi l’opera e il pensiero di Palmiro Togliatti e con lui i momenti salienti della rinascita e della costruzione della democrazia italiana, per trarne qualche insegnamento e ispirazione.

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