“Un passo fuori dalla notte”. La verità di Raffaele Sollecito. Recensione

È il 27 marzo 2015 quando, assolvendo definitivamente gli imputati “per non aver commesso il fatto”, la Corte di Cassazione chiude uno dei casi più controversi della storia giudiziaria italiana: il processo contro Raffaele Sollecito e Amanda Knox per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto nel 2007. “Un passo fuori dalla notte” è la sconcertante confessione-verità di Raffaele Sollecito sulla sua incredibile traversia.

PERUGIA – “Ormai per tutti ero il colpevole, ero davvero io il ‘mostro’ contro cui puntare il dito, per poi giustiziarlo. Come avrei potuto dimostrare al mondo la mia innocenza? Sarei riuscito a trovare il sentiero che mi avrebbe fatto riemergere da un simile inferno?” Lo scrive Raffaele Sollecito nella sua biografia, appena pubblicata dall’editore Longanesi, “Un passo fuori dalla notte”.

Nel 2007, quando fu arrestato, Sollecito si sarebbe dovuto laureare dopo pochi giorni. La vicenda dei due studenti di Perugia, lui barese e lei americana, riempì all’epoca le pagine dei giornali, colpì il pubblico per il contrasto tra quei volti giovanissimi, acqua e sapone, e l’accusa che era loro mossa: l’aver ucciso una coetanea durante un gioco sessuale. Chiunque li abbia visti al telegiornale, anche distrattamente, si è di solito fatto un’idea di colpevolezza: passavano per gli innamorati perversi, capaci di gesta inenarrabili. Chi mai avrebbe immaginato che Raffaele Sollecito avesse conosciuto Amanda Knox solo cinque giorni prima? Che la notte del delitto la ventenne di Seattle dormiva con lui per la prima volta, nella casa del ragazzo? Questo particolare, e altri ancora, la sconcertante e superficiale indagine giudiziaria, gettano una luce sinistra sul modo di agire degli inquirenti per arrivare alla scoperta del colpevole. Recentemente il giudice Gherardo Colombo, ospite insieme a Raffaele Sollecito del programma 8 e ½, condotto da Lilli Grüber, ha ammesso senza reticenze l’esistenza di casi di mala-giustizia. Leggendo la testimonianza di Sollecito tale appare quello di Perugia.

Non vi racconto i retroscena della sofferta avventura, vi rimando al libro. Vi basti sapere che scorre leggibile e trainante come un thriller, purtroppo vero, e che la sensazione di ripugnanza verso i due ragazzi coinvolti, lascia il posto a un sentimento di pietà. L’entrata in scena dell’avvocata Giulia Bongiorno è come quella dei grandi protagonisti del forum nelle detective-story. 

Sono passati otto anni, Sollecito ne aveva allora ventitré, quattro li ha trascorsi in carcere, di cui parte in regime d’isolamento. Gli otto di titanico stress non sono ancora dietro le sue spalle. La biografia, inframmezzata da squarci sull’infanzia e sulla sua attuale vita privata, parla di cosa significa per un innocente scontare una lunga pena, incontrare lo sguardo di chi ti riconosce, domandarsi quale idea avrà di te. Parla della sopravvivenza dietro le sbarre e delle difficoltà una volta fuori.

Una storia che ha dell’incredibile, assai probabile che presto qualcuno voglia trarne un film.

Scheda del libro

Raffaele Sollecito

Un passo fuori dalla notte

Pag. 235

Longanesi editore

Euro 14.90

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