“Sarrasine”. Ermafroditismo e arte secondo Balzac

Alla metà del diciottesimo secolo a Parigi viveva un giovane scultore, figlio di un avvocato della Franca Contea, di nome Ernest-Jean Sarrasine. Il ragazzo aveva scelto la strada dell’arte opponendosi ai desideri del padre, che avrebbe voluto seguisse la sua più redditizia carriera.

Sarrasine ha talento, è una persona sensibile ed è molto passionale. Inviato a Roma a completare gli studi, s’innamora perdutamente di una cantante d’opera di nome Zambinella che segue tutte le sere al teatro Argentina. Tuttavia quello che Sarrasine non sa è che la bellissima artista è in realtà un castrato dalle fattezze femminili …

Questi i personaggi fulcro dell’intensa, avventurosa e pur breve storia, pubblicata per la prima volta nel 1830 da Honoré De Balzac sulla Revue de Paris. Nello stile dettagliato e avvincente, proprio del suo periodo più fertile, Balzac condensa molti interrogativi sul significato dell’arte, sulla molteplicità delle nostre identità, sul prezzo che presentano le passioni, motore creativo per eccellenza. Si fondono nella godibilità del suo piglio popolare, nel sorprendente finale, gli intrighi e i temi cari a Balzac: mistero e seduzione, amore e morte, energia e valore dello spirito.

Molti studiosi hanno interpretato il racconto con differenti intuizioni: lo psicoanalista Roland Barthes, in un saggio del 1970, sottopose la novella a un’analisi da cui emergeva l’immagine di un testo compatto, attraversato da mille codici tesi a esorcizzare il fantasma della castrazione. Altri ne estrapolarono significati a cavallo tra antropologia, conoscenza e teoria delle arti. Nei fatti “Sarrasine” colpisce da diversi punti di vista, le sue molteplici sfaccettature stimolano domande più che dare risposte: a mio giudizio in ciò sta il fascino sempre giovane di quest’opera, che all’epoca non aveva equivalenti anche per i temi trattati.

Honoré De Balzac

Sarrasine

I classici Feltrinelli

Pag. 61

Euro 5.50

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