Mary Shelley Project. Sam Stoner, “Siamo nati per emozionarci”

ROMA – Colori autunnali, tenebrosi, striati di calore sanguigno, determinano l’elegante rivista “Mary Shelley Project Magazine”, il cui direttore editoriale è lo scrittore Sam Stoner, arrivato primo al concorso Corpifreddi con il noir “Elvis rosso sangue”.

Mary Shelley per mano di Violet Blunt si apre con un’intervista dall’oltretomba ad Ann Radcliffe, la scrittrice gotica più letta di tutto il regno unito alla fine del ‘700: sappiamo del suo rapporto con il marito giornalista ( un sant’uomo per quei tempi) che la incoraggiò a scrivere. La Blunt la dipinge timida, riservata,   imbarazzata nell’ammettere di non aver mai visitato (come fu per Salgari) i luoghi da lei descritti con dovizia di particolari:  un’artista di attenzione e fantasia prodigiosa.  C’è poi la dissertazione di Marcello Gagliani Caputo sulle differenze tra il Dracula di Tod  Browing e quello di Francis Ford Coppola. Cinzia Giorgio ci introduce a Giulio Leoni, il maestro del giallo storico italiano; Salvo Zappulla a Barbara Baraldi la regina del nostro thriller gotico. In “Estetica dell’inquietudine” si parla di Goya, pittore che ha in comune con quel tipo di letteratura un certo gusto passionale, sontuoso e tormentato.

Progetto ambizioso e romantico quello del Mary Shelley Project. Sam Stoner, il direttore editoriale,  lo racconta ai lettori di Dazebao in questa intervista a Bruna Alasia.

Cosa è  il Mary Shelley Project Magazine?

S.S. E’ la rivista che abbiamo creato a partire dal portale/progetto Mary Shelley Project a sua volta nato da un gioco con la scrittrice e amica Cinzia Giorgio. Una sera d’inverno, pensando a Polidori, Shelley e Byron chiusi nel castello Maison Chapuis, in Svizzera, decidemmo di scrivere a nostra volta dei racconti horror.  Dalle loro penne, in quella vacanza, vennero alla luce Frankenstein e Dracula. i personaggi letterari più conosciuti al mondo. Li avremmo celebrati con i nostri racconti. Poi siamo passati all’idea di rendere loro omaggio anche con un portale.

Come è nata l’idea di  una rivista di letteratura gotica ?

S. S. Ho lavorato per anni nella redazione di riviste, quindi mi viene spontaneo voler tradurre qualsiasi progetto in un magazine. Certo, il gotico è di nicchia, ma la passione per l’Ottocento e in particolare di scrittori come Poe, Dostoevskij, Dickens e i meno conosciuti ma ugualmente straordinari scrittori dell’ignoto. 

Gli autori che vi partecipano sono tutti scrittori o anche appassionati? 

S. S. Ogni collaboratore ha una precisa competenza, abbiamo una docente della storia dell’arte che si occupa di pittura e scultura, c’è una ricercatrice specializzata in riviste letterarie femminili inglesi con particolare attenzione all’Ottocento, un saggista cinematografico, un paio di scrittori e poi di volta in volta si alternano vari collaboratori.

Il gotico  mescola elementi noir e romantici, se pensiamo a Twilight  va molto di moda. Perché secondo te?

S.S. Twilight va di moda perché racconta una storia d’amore tra adolescenti problematici. Il gotico nella sua derivazione Fantasy attrae molti ragazzi. Credo che gli adolescenti siano romantici, gli adulti sgretolano come possono questa loro naturale inclinazione riversando su di loro le frustrazioni e gli insuccessi che hanno collezionato da adulti.  Servirebbero molti corsi per genitori, purtroppo non ce ne sono.

La rivista, patinata ed elegante, è dark come i suoi contenuti. Chi ha curato la grafica?

S.S. Il progetto grafico è di Simone Stirati, con il quale collaboro da una vita. E’ un grafico straordinario, la sua capacità è quella di tradurre in immagini il pensiero, l’emozione. E’ questo che gli ho chiesto con Mary Shelley Project. Certo il lavoro è molto perché non ho voluto che si creasse una gabbia grafica buona per ogni numero, ma che si decidesse una nuova grafica per ogni articolo. Immagini, suggestioni e parole. 

La paura, come l’amore, è una delle emozioni  che più fa presa su di noi. Come lo spieghi?

S.S. Perché siamo nati per emozionarci. la vita non è routine, non è abitudine, la vita è emozione. Purtroppo le multinazionali devono vendere e quindi vogliono ingabbiarci in una vita definita in cui ci sono bisogni indotti. Così appena è possibile, si cerca di rivivere l’Emozione, che sia paura o amore non importa.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

S.S. Svegliare la gente, far capire a tutti che non siamo schiavi del lavoro e di un compagno, come pure dei soldi e il successo. Abbiamo solo bisogno di amare e  ridere. Questo rende la propria vita completa e appagata. L’amore è inteso universalmente, verso la natura, gli animali e gli uomini, nel mio caso più verso le donne. Progetto ambizioso, ma fattibile. Siamo degli esseri straordinari, divini, nulla ci è precluso, basta volerlo.

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