“Lirico”. Nel 2004 usciva il disco per piano solo di Danilo Rea omaggio alla musica lirica

Fusione di linguaggi 

Un tipico errore che molti esperti del settore commettono è la presunta incomunicabilità tra i diversi generi musicali. Per molto tempo sembrava impossibile che un musicista jazz potesse dialogare con un collega del rock, oppure era quasi considerato un sacrilegio avvicinare la musica classica al pop. Niente di più falso. Ecco alcuni esempi che hanno rivoluzionato e abbattuto le barriere tra i linguaggi musicali.

Miles Davis nel 1969 pubblicò “In a silent way”, primo straordinario tentativo di fondere l’improvvisazione jazzistica con strumenti elettrici tipici del rock. Sempre nello stesso anno Frank Zappa e i King Crimson contribuirono alla creazione di nuove tendenze grazie alla fusione tra il rock’n’roll, il blues, il jazz e la musica sperimentale d’avanguardia.

I Pink Floyd nel 1970 furono uno dei primi gruppi rock a impiegare con grande successo un’orchestra sinfonica e un coro polifonico per lo storico album “Atom heart mother”. Negli ultimi quarant’anni le barriere sono state aggirate grazie al coraggio e alla voglia di andare oltre di artisti come Brian Eno, Talking Heads, Police e altri che hanno superato gli schemi tipici del rock, del blues e del pop. Anche nella tradizione pianistica del jazz ci sono stati musicisti che hanno rivoluzionato il concetto e il linguaggio espressivo dello strumento musicale per eccellenza. Figure come Bill Evans negli anni ’50, Keith Jarrett negli anni ‘70 e Sakamoto negli anni ‘80 hanno introdotto elementi della musica classica, delle avanguardie del ‘900 e della sperimentazione elettronica. In questo contesto il pianista Danilo Rea, ha compiuto un ulteriore e straordinario passo con l’album “Lirico”, mirabile fusione tra jazz e la tradizione lirica italiana.

“Lirico”, tradizione e avanguardia

Danilo Rea, classe 1957, è uno dei migliori pianisti e jazzisti italiani degli ultimi 35 anni. Il musicista ha unito due linguaggi che sembravano apparentemente lontani: il jazz e la musica lirica, uno dei patrimoni culturali del nostro Paese.

Musicista eclettico e colto, abituato alle più svariate contaminazioni (ricordiamo le sue collaborazioni con Mina, Gino Paoli, Pino Daniele, Riccardo Cocciante, Lingomania, New Perigeo, Giovanni Tommaso, Doctor 3, Chet Baker, Lee Konitz, John Scofield e il compianto Massimo Urbani), Rea nel corso della sua carriera ha cercato di fondere prima i punti di riferimento dei suoi studi (classica e jazz), poi avvicinandosi alla canzone d’autore italiana e straniera ed infine arrivando al suo progetto più ambizioso: unire la musica improvvisata con il romanticismo della lirica. Tutto il mondo ama e conosce la nostra tradizione musicale grazie alle figure Puccini, Verdi e Mascagni. Le loro opere vengono proposte con grande successo in tutti i teatri del globo. Danilo Rea, all’inizio del nuovo secolo intuì le potenzialità e preparò con estrema cura un progetto musicale per solo pianoforte arrangiando brani dei citati compositori italiani e autori stranieri come il francese Georges Bizet e lo statunitense Leonard Bernstein. Si trattava di un progetto ambizioso, complesso e rischioso che ha impegnato il pianista vicentino per diversi mesi.

Infine nel luglio del 2003 il musicista ha inciso il disco all’Oratorio di Santa Cecilia a Perugia. Per l’album “Lirico”, Danilo Rea ha scelto una scaletta di composizioni straordinarie, “Il sogno di Doretta” di Puccini, “Intermezzo” dalla “Cavalleria Rusticana di Mascagni, “En Vain Pour Eviter” dalla “Carmen” di Bizet, “Un bel dì vedremo” da Madama Butterfly e “Luce van le stelle” da “Tosca”, di Puccini, il “Va pensiero” dal Nabucco di Giuseppe Verdi, “L’amour est un oiseau rebelle” sempre dalla Carmen di Bizet, “Maria” da “West side story” di Bernstein e per chiudere “Recondita armonia” dalla Tosca di Puccini. Sono composizioni straordinarie, immortali che hanno fatto grande la tradizione musicale italiana, francese e statunitense. Danilo Rea ha profuso tutte le sue energie al pianoforte per trasferire le emozioni di tali brani con una rara e intensa sensibilità, fondendo l’armonia e la melodia di stampo classico con l’improvvisazione della musica afroamericana. “Lirico” è un vero e proprio capolavoro che testimonia l’opera di uno dei più grandi interpreti del jazz italiano.

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