Musica: Janis Joplin, la signora del blues

Il 4 ottobre del 1970 moriva per overdose un’artista profonda e tormentata

“È difficile essere liberi ma quando funziona, ne vale la pena! Essere un’intellettuale pone molte domande e nessuna risposta. Puoi riempire la tua vita con le idee e continuare a tornare a casa da solo. Tutto quello che hai e che realmente importa sono i sentimenti. Questo è ciò che la musica è per me” (Janis Joplin)

Il blues perde una stella

Il mondo del rock aveva perso da poche settimane Jimi Hendrix e i giovani di tutto il mondo erano ancora costernati e scioccati quando arrivò una seconda e drammatica perdita. Il 4 ottobre 1970, in una mite giornata di fine autunno, la cantante Janis Joplin, 27 anni, fu trovata priva di vita nella stanza di un motel di Hollywood. L’esame autoptico ipotizzò una morte accidentale causata da overdose di eroina. Fu trovata 18 ore dopo il decesso con il viso riverso sul pavimento, con fuoriuscite di sangue, ormai coagulato, dal naso e dalla bocca; il corpo era incuneato fra il comodino e il letto, e da ciò si intuì la mancanza di qualsiasi riflesso teso a evitare l’ostacolo. La ricostruzione della dinamica del decesso permise al suo impresario, Albert Grossman, di riscuotere centomila dollari derivanti da un’assicurazione sulla vita, e negli anni successivi il manager si impegnò a lungo riguardo all’eredità a favore della famiglia Joplin. Il corpo dell’artista fu cremato al Westwood Village Memorial Park Cemetery, e le sue ceneri furono sparse nell’Oceano Pacifico. Finiva tragicamente nella più completa solitudine la straordinaria vicenda artista, umana e musicale, di una protagonista assoluta del blues e del soul. La critica, oggi, la considera all’unanimità una delle migliori interpreti bianche di blues di tutti i tempi. Alcune settimane prima di morire, aveva acquistato la lapide della tomba di Bessie Smith, la sua grande musa ispiratrice. E il destino ha voluto che anche il suo ultimo brano si rivelasse una macabra profezia: “Buried alive in the blues”, sepolta viva nel blues.

La sua voce unica, intensa e profonda rimane un caso a parte nella storia della musica rock. Quel suo tipico registro rauco fu il suo marchio di fabbrica che elevò la sua drammatica vicenda esistenziale ad una forma d’arte unica e irripetibile. Nessuna donna ha saputo interpretare come lei il profondo significato del blues, ovvero la poetica della sofferenza, della solitudine e dell’emarginazione.

Una breve carriera nel sogno degli hippy californiani

Janis Lyn Joplin nacque a Port Arthur in Texas il 19 gennaio 1943. Adolescente inquieta e problematica, ancora molto giovane si avvicinò al blues. Iniziò a cantare nel coro cittadino e ad ascoltare artisti come Leadbelly, Bessie Smith, Odetta e Big Mama Thornton. Durante la frequentazione della Thomas Jefferson High School il suo interesse primario era il disegno e, solo successivamente, iniziò a cantare blues e folk insieme ad alcuni amici, accompagnandosi con l’autoharp nei club di Austin, Beaumont e dintorni. Dopo il conseguimento del diploma e discontinue frequentazioni universitarie nel 1964 registrò alcuni brani blues con Jorma Kaukonen, futuro chitarrista dei Jefferson Airplane e Hot Tuna. L’anno seguente si trasferì in California, in quei tempi la patria spirituale e musicale dei figli dei fiori. Il 1967 fu l’anno della svolta della sua carriera musicale. Grazie alla straordinaria esibizione al Festival Pop di Monterey la sua stella brillò: fu una delle protagoniste insieme a Jimi Hendrix. Con i Big Brother and the Holding Company incise due album tra cui “Cheap Thrills” che raggiunse il primo posto nella classifica americana Billboard. Nel 1969 iniziò la carriera solista e scelse come gruppo d’accompagnamento la Kozmic Blues Band, con il quale pubblicò l’album “I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama!” in cui fa mostra delle proprie qualità di performer (Kozmic Blues, Little Girl Blue, Maybe, Work Me, Lord).

La sua ricerca e il suo perfezionismo musicale (nella dinamica dell’improvvisazione) la misero presto in conflitto con i gruppi musicali con cui si esibiva. Cambiò ancora gruppo scegliendo la Full-Tilt Boogie Band: l’album “Pearl” fu pubblicato postumo nel gennaio 1971 ed entrò subito in classifica al primo posto mantenendo tale posizione per 9 settimane. Il primo singolo tratto dall’album fu “Me and Bobby McGee”, che raggiunse il primo posto nella classifica dei singoli Billboard Hot 100 per due settimane, terza in Svizzera, settima in Austria ed ottava in Germania, seguito da altri brani come “Cry Baby, Get It While You Can”, “Mercedes Benz”, “Trust Me e My Baby”. Nel 1969 fu fermata dopo il concerto tenutosi il 17 novembre a Tampa, stato della Florida, schedata e denunciata dalle forze di polizia con le accuse di disturbo dell’ordine pubblico e linguaggio volgare e osceno tenuto sul palco, la corte decretò poi in suo favore, in quanto esercitava la libertà di espressione. Nonostante il crescente successo internazionale la depressione il forte senso di autodistruzione avevano completamente avvolto la cantante texana. Anche la sua profonda solitudine sentimentale aumentò il suo disagio e il suo malessere che si interruppe bruscamente quel giorno dell’autunno del 1970 in un anonimo motel di Hollywood.

Discografia consigliata:

1968 Cheap Thrills

1969 I got den ol’kozmic blues again mama!

1971 Pearl

1972 Joplin in concert

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