Pink Floyd “Wish you were here”, il ricordo di Syd…

Nel 1975 usciva il nono album dei Pink Floyd dedicato al leader storico della band

“Fu un periodo molto difficile per noi. Tutti i nostri sogni d’infanzia si erano realizzati e avevamo pubblicato il disco che più aveva venduto al mondo. Le ragazze e i soldi non ci mancavano, e tutto quel genere di cose… fu difficile trovare gli stimoli per andare avanti, fu un periodo di grande confusione”

(David Gilmour)

“Sono molto triste per Syd. Naturalmente egli fu molto importante e la band non sarebbe neanche mai nata senza di lui, perché era lui che scriveva tutte le prime canzoni. Niente sarebbe successo senza di lui, ma, ugualmente, niente sarebbe potuto continuare con lui nel gruppo a causa dei suoi problemi”

(Roger Waters)

La pesante eredità di “The dark side of the moon”

Nella lunga vita dei Pink Floyd ci sono state varie fasi artistiche e musicali. La prima parte della loro carriera fu caratterizzata dal periodo sperimentale-psichedelico (1965-1971), in cui la band si distinse per composizioni con lunghe sperimentazioni modali rivoluzionarie per l’epoca. Il suggestivo film concerto “Live at Pompei” (1971) fu la testimonianza artistica e musicale del trionfo concettuale di quel modo di comporre e suonare. Dopo “Obscured by cloud” (1972) album di transizione ci fu un deciso cambiamento stilistico-formale che portò i Pink Floyd a divenire una delle band più amate e famose nel mondo grazie alla pubblicazione del best-seller “The Dark side of the moon”, il disco che cambiò per sempre la vita dei quattro musicisti di Cambridge. L’incredibile e in parte inaspettato successo internazionale (oltre 50 milioni di copie in tutto il mondo) portò l’improvvisa fama, soldi e mondanità sulle teste di Waters, Gilmour, Wright e Mason che sino ad allora erano sempre stati schivi, riservati; sempre concentrati dietro i loro strumenti elettronici. L’enorme successo portò, come spesso accade, forti tensioni all’interno della band. La Emi, voleva immediatamente un album simile a “The dark side of the moon” per bissare i grandi guadagni. I membri dei Pink Floyd volevano invece più tempo per riflettere e trovare l’ispirazione per un degno successore ad un album così amato in tutto il mondo. Durante il tour inglese del 1974 i quattro musicisti avevano composto e presentato dal vivo gran parte del materiale che sarebbe poi stato inserito nel nuovo album. Lo straordinario tecnico del suono Alan Parsons che era stato determinante per il capolavoro sonoro di “The Dark side of the moon”, annunciò che non avrebbe collaborato al nuovo disco dei Pink Floyd. Con il sostituto Brian Humphries la band inglese all’inizio dell’anno successivo iniziò le registrazioni dell’attesissimo nuovo lavoro della band. Le pressioni da parte della casa discografica Emi erano enormi, quasi assillanti.

L’assenza e l’alienazione secondo Waters

Già dal precedente album, Roger Waters aveva preso a scrivere da solo tutti testi delle canzoni. In “The dark side of the moon”, il bassista si era duramente scagliato contro il denaro, il successo, la ricchezza e l’avidità dell’industria discografica. Per la nuova fatica discografica, la sua prosa divenne ancora più pessimista e cupa: le sue liriche si incentrarono improvvisamente sull’assenza, sull’alienazione e sull’incomunicabilità. Durante le registrazioni avvenne un episodio che influenzò profondamente i quattro musicisti. Un giorno si presentò negli studi un uomo visibilmente ingrassato e in evidenti difficoltà psichiche: era Syd Barrett, il fondatore e leader dei primi Pink Floyd. I quattro membri del gruppo lo riconobbero a stento. Waters sull’onda emotiva di questa “visita”, scrisse i testi di una suite che venne poi divisa in due parti: “Shine on you crazy diamond” che occupa gran parte delle due facciate del 33 giri. Poi scrisse anche un brano (uno dei più amati dei Pink Floyd”, che era un vero e proprio atto d’amore per lo sfortunato compagno, “Wish you were here” che diede anche il titolo all’album.

Durante le registrazioni iniziarono le prime tensioni anche tra i quattro membri del gruppo. Roger Waters stava pian piano diventando il leader anche per le musiche. I suoi modi non proprio amichevoli e il suo atteggiamento molto rigido e quasi ‘dittatoriale’ creò disagi con il chitarrista David Gilmour e con il tastierista Richard Wright. I problemi aumentarono a dismisura per i successivi “Animals” (1977) e “The Wall” (1979), quando Wright fu addirittura licenziato da Waters che prese il controllo totale della band.

I Pink Floyd scelsero gli studi di registrazioni londinesi di Abbey Road ed iniziarono ad incidere lentamente i nuovi brani nel gennaio del 1975.

Nonostante gli attriti musicali e personali tra i quattro, l’album è forse l’ultimo della band a essere concepito e composto collettivamente. Richard Wright fu particolarmente attivo con le sue numerose tastiere soprattutto nel lungo brano di apertura dove dominano i sintetizzatori, l’organo e i violini dell’Arp String Ensemble. Anche nella successiva “Welcome to the machine”, scritta da Waters, sono in evidenza le splendide sonorità del mini moog e dei synth Vcs-3 e Ems. Nella seconda facciata spicca il brano acustico “Wish you were here” in cui Waters scrive uno dei testi più intensi e struggenti della sua carriera. Chiude la seconda parte di “Shine on you crazy diamond” ancora una volta caratterizzata dalle tastiere di Wright.

Le interminabili registrazioni si conclusero nel luglio, dopo ben sette mesi di prove e numerose modifiche per perfezionare al massimo gli arrangiamenti e rendere ancora una volta il suono dell’album brillante e pulito. Anche il lavoro artistico e grafico per la realizzazione della copertina fu particolarmente complesso. Alla fine anche questo aspetto fu davvero straordinario e molto evocativo.

L’attesa per la pubblicazione dell’album divenne spasmodica. In Gran Bretagna le prenotazioni arrivarono a ben 250mila copie e quando fu pubblicato il 12 settembre del 1975 si posizionò direttamente al 1° posto. Negli Stati Uniti, prenotato per 900mila copie, apparve nei negozio il 15 settembre e debuttò subito al 1° posto nella classifica Billboard. L’album scalò rapidamente le classiche internazionali. Oltre a Stati Uniti e Gran Bretagna “Wish you were here” arrivò al primo posto in Italia, Australia, Francia, Olanda e Nuova Zelanda; al secondo posto in Austria e al quarto posto in Germania. Si calcola che abbia venduto quasi 18 milioni di copie in tutto il mondo aggiudicandosi complessivamente 26 dischi di platino e uno di diamante.

“Wish you were here”, traduzione testo

Allora, pensi di saper distinguere 

il paradiso dall’inferno? 

I cieli azzurri dal dolore? 

Sai distinguere un campo verde 

da una fredda rotaia d’acciaio? 

Un sorriso da un pretesto? 

Pensi di saperli distinguere? 

Ti hanno portato a barattare i tuoi eroi per dei fantasmi? 

Ceneri calde con gli alberi? 

Aria calda con brezza fresca? 

Un freddo benessere con un cambiamento? 

e hai scambiato un ruolo di comparsa nella guerra 

con il ruolo da protagonista in una gabbia? 

Come vorrei, come vorrei che fossi qui 

Siamo solo due anime sperdute 

Che nuotano in una boccia di pesci 

Anno dopo anno 

Corriamo sullo stesso vecchio terreno 

E cosa abbiamo trovato? 

Le solite vecchie paure 

Vorrei che fossi qui

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