Salute. Vorrei una patatina più turgida

Non è Rocco Siffredi che parla, ma un numero sempre più alto di donne che si rivolgono al proprio medico

ROMA – E’ quanto emerge dalla relazione tenuta oggi dalla dottoressa Elena Fasola, segretario generale Aigef, durante la conferenza stampa inaugurale del 37esimo Congresso Europeo della Società Italiana di Medicina Estetica SIME.

Non è solo una ‘moda’ quella della ginecologia estetica e funzionale: l’aspetto e funzione dell’area vulvo-vaginale sono fra loro strettamente legati e oggi i provvedimenti di cura più evoluti ed attuali possono migliorare la qualità dei tessuti e/o variarne l’aspetto e concedere alle donne uno stato di benessere esteso anche alla vita sessuale e alla terza età”.

A questo delicato tema è anche rivolto un corso specifico per medici estetici, dermatologi, ginecologi e chirurghi che si tiene durante il Congresso e si pone l’obiettivo di fornire ai gli strumenti teorici e pratici per ristabilire il delicato equilibrio tra estetica e funzione dell’organo genitale femminile, compromesso principalmente dall’invecchiamento.

“La Società Italiana di Medicina Estetica sta cercando di promuovere questo tipo di trattamenti sia tra i propri soci che per il pubblico – ha commentato il suo Presidente Emanuele Bartoletti– perché il benessere psicologico è imprescindibile dal benessere dell’area urogenitale in un mondo in cui la vita sessuale di coppia si è allungata moltissimo. E non dimentichiamo che, in quest’ambito più che in altri, l’estetica è strettamente legata alla funzione. In questo caso, è particolarmente importante informare il pubblico perché, data la ancora scarsa conoscenza su questo tipo di trattamento e la delicatezza dell’argomento, rimane tutt’ora più facile che una paziente si rivolga al medico estetico lamentando una ruga piuttosto che un problema ginecologico”.

E’ un ambito delicato per il quale il chirurgo deve possedere una preparazione tecnica specifica: nella maggior parte dei casi non si tratta infatti di capricci estetici ma di gravi esiti provenienti da da amputazioni dei genitali esterni a seguito di chirurgia oncologica o a procedure tribali diffuse in molte donne africane trasferitesi nel nostro Paese.

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