Fiere del tartufo? Un business da mezzo miliardo di euro

Dall’86esima Fiera del tartufo bianco di Alba alla 53esima edizione della Mostra nazionale del Tartufo bianco pregiato delle Marche a Sant’Angelo in Vado (Pesaro), parte la stagione delle “feste” dedicate a sua Maestà il tartufo per un business stimato in mezzo miliardo tra fresco e trasformato.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare con l’inizio della raccolta si moltiplicano lungo tutto lo stivale le mostre, le sagre e le manifestazioni dedicate al tartufo che coinvolge in Italia circa 200.000 raccoglitori ufficiali che riforniscono anche negozi e ristoranti

Con quotazioni attorno ai 250 euro all’etto per le pezzature medie di 20 grammi al borsino del bianco di Alba, la stagione si è aperta su valori praticamente in linea con lo scorso anno anche se – sottolinea la Coldiretti – comunque lontani a quelli del recente passato con una media per quello di Alba di 350 euro nel 2013, di 500 euro nel 2012 fino ai 450 euro all’etto del 2007.

Tra le novità di quest’anno la presentazione della candidatura della «Cultura del tartufo» a patrimonio immateriale dell’umanità, sotto l’egida dell’Unesco. Un dossier che riguarda una cinquantina di territori associati, da Nord a Sud, alle “Citta’ del tartufo” insieme con il Centro nazionale studi sul Tartufo che hanno presentato al ministero dei Beni Culturali una relazione tecnica per la candidatura supportata da videointerviste, realizzate dalle Universita’ di Pollenzo e di Siena, che descrivono lo speciale rapporto con la natura in un rito ricco di aspetti antropologici e culturali.

Dopo una estate senza siccità, nelle principali regioni produttrici ci sono condizioni per una buona raccolta che – sottolinea la Coldiretti – potrà essere ottima se anche l’autunno sarà caratterizzato dalle piogge che sono tipiche della stagione perché’ il Tuber magnatum Pico si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione.

La ricerca dei tartufi praticata già dai Sumeri – riferisce la Coldiretti – svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore.

Il tartufo – riferisce la Coldiretti – è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi. Nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, la sughera e la quercia – spiega la Coldiretti – il tartufo, deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece dipende dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio. I tartufi sono noti per il loro forte potere afrodisiaco e in cucina – conclude la Coldiretti – il bianco va rigorosamente gustato a crudo su noti cibi come la fonduta, i tajarin al burro e i risotti e per quanto riguarda i vini va abbinato con i grandi vini rossi. 

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