Michael Jackson, Peter Pan e l’esorcista – racconto diciannovesimo

Ryan White,  un bambino bianco, era nato il 6 dicembre 1971 a Kokomo, come Michael Jackson nello stato dell’Indiana.  

Tre giorni dopo la sua venuta al mondo Ryan fu dichiarato emofiliaco, malattia per la quale il sangue non si coagula. Fu curato, ebbe molte emorragie,  prese nuovi farmaci per contrastare la patologia ma nel 1984,  a causa di una crisi respiratoria,  Ryan dovette affrontare anche un intervento chirurgico con la parziale asportazione del polmone sinistro. Dopo l’operazione i medici constatarono che si era ammalato di AIDS. Ryan aveva solo  tredici anni e i sanitari gli diedero altri sei mesi di vita  A quel tempo erano in pochi a  conoscere questa affezione e molti temevano il contagio: la scuola e la città dove viveva, per paura e ignoranza,  emarginarono Ryan White come un untore. Gli studenti scrissero “servo” sul suo armadietto, i ristoranti buttarono i piatti in cui aveva mangiato  e fu persino sparato alla porta di casa sua. La società si comportò come ai tempi della peste perché le emozioni umane non progrediscono di pari passo con scienza e tecnica, la paura della morte alimentata dall’ignoranza era immensa.  Ryan White ebbe la forza di vivere sino al 1990,  di combattere il pregiudizio e di aiutare tutti noi. Tra le sue iniziative per la coscientizzazione  dell’Aids,  interpretò se stesso,  insieme ad un amico, nel film  “La storia di Ryan White” ,  che venne proiettato su ABC. Il ragazzino, divenuto famoso,  dichiarò di voler usare la sua popolarità nella lotta contro L’AIDS al servizio degli altri.

Stesso uso della fama intendeva Michael Jackson il quale, capacissimo di spendere milioni in cose assolutamente futili, convogliava anche il suo influsso verso cause che lo rendessero migliore ai suoi occhi e a  quelli altrui. Il 24 novembre 1992 la fondazione Heal The world,  fondata dalla pop star   con American cares, portò in aereo nella città di Serajevo apparecchiature mediche, vestiti, scarpe, lenzuola, viveri, per un valore di 2,1 milioni di dollari raccolti sino a quel momento con il “Dangerous world tour”. Poco dopo, il 19 gennaio 1993, giorno del’insediamento di Bill Clinton alla Presidenza degli Stati Uniti, chiamato a cantare per l’ inaugurazione nel Capital center di Landover,   Michael Jackson interpretò per prima “Gone too soon”- Scomparso troppo presto –  in ricordo e onore a Ryan White,  che lui aveva sostenuto con convinzione finché fu in vita, nonché in omaggio a Heal the world.

Michael Jackson  – Inaugurazione  della presidenza Clinton (1993)

***

Non molto dopo quell’avvenimento un altro bambino entrava di prepotenza nella vita del re del pop. Il telefono squillò una sera a Neverland dove , sprofondato nel letto al buio, Michael si stizzì nel sentirsi disturbato. C’erano momenti in cui il sonno, venuto a coglierlo miracolosamente, era prezioso come l’aria. Rispose con voce impastata dai calmanti, che giorno per giorno aumentava  nella pericolosa illusione di recuperare le energie:
Hallo?
Michael sono Jordie…
Come stai? – chiese il re del pop dimenticando il fastidio di essere stato svegliato
Ti ho guardato alla tv quando hai cantato al superbowl… eri fantastico!
Grazie. Sono stato seguito da più di 133 milioni di persone…
Tanti quanti l’America?
Più o meno…
Accidenti…. ora parti di nuovo?
Non subito ma il “Dangerous world tour” dura  tutto il ’93 e prima c’è Las Vegas…
Peccato! Pensavo di incontrarti…
L’esclamazione del bimbo rimase in sospeso. Michael rifletté, pensando che anche lui lo desiderava, propose:
Potresti venire con me a Las Vegas..
Davvero?
Con tua mamma e la tua sorellina…  se non hanno problemi…
Lo dirò a mamma, deve farlo!  Che bello….- esclamò Jordie battendo le mani,

***

Così avvenne che June Chandler, la piccola Lily e Jordan, seguissero Michael Jackson nella capitale del divertimento e del gioco d’azzardo a fine marzo con un aereo privato. Si sarebbero fermati una settimana e avrebbero alloggiato in una grande suite del Mirage Hotel. Un lusso inimmaginabile per molti,  che la famiglia Chandler sperimentava per la prima volta nella vita. Lily e Jordie non avevamo mai visto La Vegas e spalancarono occhi sgranati su luci, suoni, colori che a loro parvero  più vivi che a Los Angeles.  June fu invitata a fare shopping a spese del cantante nelle boutique italiane chiuse a tutti gli altri clienti, nelle profumerie più chic, ma il momento più entusiasmante fu quando la star fece aprire un enorme negozio di giocattoli solo per i due bambini.  Fratello e sorella elettrizzati e increduli, si fermarono ansiosi davanti a corridoi senza fine dove stavano scatole variopinte, bambole, pupazzi, pattini, tricicli, trenini e aggeggi indefinibili.
Potete prendere tutto quello che volete – disse il re del pop
Tutto? – la bambinetta lo osservò seria e incerta
Tutto! – esclamò Jordie lanciandosi al reparto play station dove sembrò smarrirsi.
Vuoi che ti aiuti ? – gli chiese allora la madre
Non so… –  il piccolo aveva le guance in fiamme.
Ti do una mano?  –  intervenne Michael deciso e Jordie lo guardò riconoscente, facendo  un cenno di assenso.

Evan Chandler, padre di Jordie, veniva da una importante famiglia ebrea. Faceva il dentista ma non amava il suo lavoro, che portava avanti con negligenza al punto da rischiare di essere radiato per incompetenza. La sua passione, il suo sogno, miseramente naufragato, sarebbe stato quello di entrare nel cinema come sceneggiatore. Uomo tormentato e diffidente, inquieto e inappagato, soffriva di complessi di inferiorità, aggravati dal fatto che la moglie June lo aveva lasciato portandosi via il bambino.  June spesso aveva rimproverato l’ex marito di badare poco a Jordie, ma negli ultimi tempi, cosa che infastidì terribilmente l’uomo,  lei sembrava non farci più caso, la sua presenza non era più reclamata,  perché totalmente rimpiazzata da quella ben più gratificante  di Michael Jackson, che lei e suo figlio da sempre adoravano.

Il dentista invidiava con convinzione il successo del cantante, come artista e  come uomo e ora temeva addirittura potesse insidiargli l’ex compagna e allontanarlo da Jordie.  Così, da quando la sua ex famiglia frequentava il re del pop,  Evan Chandler telefonava a June quasi ogni sera. Il sentimento di competizione, di gelosia, che Michael gli suscitava,   lo aveva reso oltremodo guardingo e  ficcanaso, sicché seguì passo passo la famigliola durante le loro vacanze a Las Vegas:
June quando tornate a Los Angeles?  – chiese  il signor Chandler  in modo deciso
Fra qualche giorno – rispose la donna con tono annoiato
Evan Chandler, urtato dall’indifferenza, si stizzì:
Ancora? Quando avrò diritto di vedere mio figlio?
A cosa si deve questa impazienza Evan?
Non ti sembra assurdo che una star milionaria scarrozzi Jordie?
Non scarrozza solo lui, tutti noi… evidentemente gli siamo simpatici…
Questa storia non la capisco… Jackson è sempre circondato da bambini.
E allora?
Ma tu hai visto la sua casa? Dicono  sia ispirata a Peter Pan!
E allora?
Un uomo di trentacinque anni che frequentata ragazzini non è normale…
Quando finalmente poté riagganciare lei sbuffò e si sentì sollevata.  Aveva sempre considerato Evan paranoico,  il loro rapporto era finito proprio  perché lui non si fidava: si augurava ora che lui non gli creasse problemi con gli avvocati perché temeva di perdere l’affido di Jordan. Per questo aveva pazienza e lo ascoltava ancora, se avesse potuto scegliere gli avrebbe sbattuto la cornetta in faccia.

***

La città del gioco d’azzardo e del divertimento era uguale a tutte le altre quando finito di lavorare o socializzare, si sentiva il bisogno di tornare all’intimità. Una notte a Las Vegas Jordie e Jacko, dopo aver cenato insieme nella suite del cantante, felici di rilassatezza e privacy,  stabilirono di vedere in cassetta “L’esorcista”, un film dell’orrore del 1973, che aveva avuto un successo strepitoso. Il genere a Michael Jackson piaceva, tanto che  aveva ispirato i suoi video. Jordan lo apprezzò, ma si emozionò  e fu colpito dalle scene orripilanti al punto da non sentirsi più sicuro. Appena la VHS si arrestò  disse:
Ho una fifa blu,  tu non ne hai?
E’ solo un film… –   Jacko prese a cantare danzando –  ‘Cause this is thriller, thriller night… And no one’s gonna save you from the beast about to strike!   
‘Cause this is thriller…thriller night…   – Jordie provò a imitare le sue mosse divertito ma poi si bloccò e sbirciò nel bagno con apprensione:   –  Devo fare la pipì… – e volgendosi verso Jacko –  guardi che non venga nessuno?
Ma certo! Chi vuoi che arrivi?
Di li a poco, quando uscì il ragazzino chiese:
Mi fai dormire con te Mike? Ho paura…
Il re del pop scoppiò in una risata:
–   ‘Cause this is thriller, thriller night!  –  quindi il cantante andò a un cassetto, prese una pillola e la deglutì.
–    Cos’è ? –   domandò Jordie
–    Mi fa dormire…. vieni andiamo a letto…

***

Sul volo di ritorno, seduta accanto a Michael Jackson, June fissava banchi di nuvole riflettendo. La fastidiosa pulce che l’ ex marito le aveva messo nell’orecchio,  da quando Jordan aveva raccontato della notte passata in camera del cantante dopo aver assistito all “Esorcista”, la tormentava: propensa a fidarsi della pop star, dopo le insinuazioni di Evan,  aveva tuttavia bisogno di essere rassicurata. Si fece coraggio,  tossì, si fermò, poi guardando Michael negli occhi,  chiese:
Perché hai fatto dormire Jordie nel tuo letto?
Lui sulle prime  la osservò senza realizzare. Infine comprese e trasecolò:
Abbiamo visto “L’esorcista”,  tuo figlio si è spaventato, mi ha chiesto di restare con me….
Perché me lo chiedi?
La donna non rispose.
–   Non dirmi che ci trovi qualcosa di male?! –  ribadì la pop star
June si sentì in imbarazzo, arrossi:
No…  però sai…. Jordie non è abituato…
Da te non  mi aspettavo un’uscita come questa… – Michael aveva un’aria offesa e si voltò dall’altra parte verso un cielo striato di rosa.
Si, forse hai ragione – lo scrollò lei con un filo di voce,  pentendosi  di essersi fatta influenzare dal marito e di aver parlato.

(continua)

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