Jacko, il re è nudo – racconto ventiduesimo

Il Big Ben segnava un quarto alle sei del pomeriggio, Londra si avviava ad una notte fredda, Michael dormiva nella stanza  impersonale della Charter Nightingale Clinic dove, nel novembre del 1993, interrotto prima del tempo il  “Dangerous World Tour”, era stato ricoverato per disintossicarsi dai farmaci che aveva assunto in quantità impressionanti e pericolose, in seguito allo shock causato dallo scandalo.

La porta si aprì senza far rumore e un’infermiera entrò con passo felpato. Avvicinatasi al ragazzo disteso lo guardò ammirata: Michael aveva il volto stanco, la pelle trasparente macchiata , ma la giovane donna lo trovò bellissimo, con quei riccioli  sudati appiccicati  all’ ovale tirato e vissuto, pensò che era una  fortuna star vicini alla star più amata al mondo  Il re del pop aprì un occhio e intravide la silenziosa figura accanto al  letto:
Mi avete portato i giornali?
Mister Jackson, fareste meglio a non leggerli finché non vi rimettete…
Non sono un lattante. Portatemi  le riviste che trovate….  americane, inglesi, non importa…
Tra un po’ arriva la cena…
Non ho fame… chiamatemi Liz Taylor e passatemela…
L’infermiera compose il numero e quando l’attrice rispose gli diede la cornetta. Con sguardo eloquente Michael impose alla donna di uscire.
Liz! Che piacere sentirti … sei la sola amica…  sono distrutto… la Pepsi Cola ha stracciato il nostro contratto, dieci milioni di dollari andati in fumo…
Non pensarci Michael… quel che conta è rimetterti in sesto… vuoi stare a Natale con me e con Larry?
Si – disse il cantante – sarebbe il primo della mia vita…
Ed era vero perché i testimoni di Geova non celebrano il Natale, Katherine lo avrebbe trovato disdicevole, ma Michael aveva ormai preso  le distanze dai testimoni di Geova, quantunque non fosse ancora riuscito a confessarlo a sua madre.

Quell’anno, forse, avrebbe festeggiato da cristiano e senza i suoi, dai quali dopo lo scandalo non aveva voglia di tornare: dai fratelli mai, ma anche le domande dei  genitori erano insopportabili. Liz e suo marito Larry rappresentavano la sua famiglia, a Liz voleva bene, non erano del tutto false le dicerie sul suo desiderio di sposarla, la cosa lo avrebbe divertito, l’avrebbe eletta sua santa protettrice. L’attrice lo accudiva come una madre: quando le agenzie statunitensi scrissero testualmente: << Il re del pop sarebbe stato denunciato dal padre del tredicenne Jordan Chandler, il dentista Evan Chandler, ma secondo il “Los Angeles Time” la polizia starebbe indagando su altri tre casi. Il ragazzino presunta vittima avrebbe dichiarato alla polizia: “Mentre guardavo il film L’esorcista sdraiati sul suo lettone, Michael mi infilò la lingua nell’orecchio e poi dentro la bocca” e in un’altra occasione tra i due ci sarebbe stato un rapporto sessuale orale >>,      Liz Taylor era volata da lui insieme al marito, per stargli vicino nei momenti più duri del Dangerous World Tour. Liz considerava quelle accuse calunnie, sentiva per  Michael attrazione mista a tenerezza, temeva per quel ragazzo, provava pietà come per un figlio. Un matrimonio tra i due era favola, ma  il legame davvero molto forte.

Finita la telefonata, Michael guardò fuori: calava la sera, Londra opulenta e austera, sdraiata nella nebbia, gli mise tristezza. Vuoto, gli mancava la sua droga quotidiana. La “scimmia sulla schiena” lo stava mordendo: non sapeva se desiderasse piangere, urlare o sprofondare nel sonno. Tutte quelle flebo,  lavacro che stentava a purificarlo: ansia, depressione, dolori muscolari, nausea. La scimmia era un marchio a fuoco! C’era caduto nel 1984: dopo l’incidente per lo spot della Pepsi Cola, quando si era ustionato il cuoio capelluto.  Gli antidolorifici, assunti per la prima volta,  lo avevano fatto  sentire ebbro e gli piaceva. Ma  non pensava di diventare dipendente, non lo aveva messo in conto,  non lo aveva voluto. Com’era stato possibile? Alzò gli occhi al cielo senza stelle: “ Chiunque sei, Dio aiutami!”

***

Un modo  in cui Michael Jackson amava passare il tempo era rivedersi in vecchi videoclip. Severissimo verso se stesso, esatto contrario del narciso, si crocifiggeva. Adesso però che credeva finito il successo, tornare al passato gli metteva acuta nostalgia e rimpiangeva, come a molti accade, di non aver dato valore al presente. Di nuovo a Neverland, smarrito e convalescente, cercando di scacciare il pensiero delle cinque guardie che lo accusavano di averle licenziate perché “sapevano”, quello di autisti, giardinieri, cuochi, felici  dell’attenzione ottenuta diffamandolo,  disperatamente solo si chiuse in camera con una pila di VHS . Infilò nel televisore la cassetta di “Remember the time”, il video girato da John Singleton neanche due anni prima. Sembravano decenni. Ambientato nell’antico Egitto, con Eddie Murphy, suo imitatore, nel ruolo del faraone; Iman,  modella moglie di David Bowie, in quello della regina affascinata da Michael. Pensando che quell’epoca era morta  si lasciò andare al pianto. Aveva voglia di buttar giù un calmante,  distendere i nervi, sprofondare nel sonno: l’astinenza mordeva ancora.  Bubbles,  la scimmietta che scorrazzava per Neverland in libertà,  stava sbriciolando un rotolo di carta igienica: lei adorava il cesso per quelle bianche liane cartacee da lanciare, tuttavia  si fermò perplessa, osservò Michael  e mugolò interrogativa. Si fissarono:
Vieni  Bubble – disse Jacko e la fece sedere sulle sue ginocchia.

Michael Jackson – Remember the time

***

Come era potuto accadere? La realtà era quella o stava sognando? Se qualcuno dubita di te, pensava Michael, se crede che tu stia facendo del male, ogni situazione lo prova. Così quando lui e Jordie avevano parlato al telefono di una pomata che il dermatologo Arnold Klein, aveva prescritto alla pop star per lo scroto, la madre di Jordie, insospettita, lo aveva richiamato per chiedergli spiegazioni. I genitori di Jordie erano inorriditi quando il figlio, piazzatosi in mezzo al soggiorno della loro casa,  aveva annunciato di non voler studiare perché desiderava passare le serate con Michael Jackson.  Il ragazzino aveva raccontato a Michael che June cercava di convincerlo a non abbandonare i coetanei, Evan Chandler era stato irremovibile:  follia un’amicizia tra un bambino e un uomo.  Michael ricordava gli addii all’aeroporto, quando doveva staccarsi da Jordan e dalla famigliola per andare in tournée: il loro cuore sanguinava davvero. Cosa c’è di male nel volersi bene? Queste domande non gli davano pace.

***

L’incontro tra lui, Evan Chandler e Jordie, in compagnia di Anthony Pellicano, assunto come investigatore privato dopo le prime accuse di molestie, il 4 agosto 1993  al Westwood Marquis Hotel, lo ossessionava come un incubo.  Il bambino gli era corso incontro:
Michael ti ho perso… non posso crederci, cosa è successo? Ma devi sapere che…
Sapere cosa? – chiese Michael con voce strozzata.
Jordie non aveva risposto.
Aggiusteremo tutto, non preoccuparti… – aveva promesso la pop star.
Poi Evan Chadler si era seduto accanto e aveva vomitato:
Ho ragione di credere che tu ti sia comportato male con mio figlio, ne sono sicuro.
Il re del pop lo aveva guardato interrogativo, Chandler aveva preso un foglio che teneva in tasca e aveva letto al cantante l’ultimo paragrafo: “Il bambino è in pericolo sia che la relazione continui o finisca. Deve essere anche considerato l’impatto causato sugli altri membri della famiglia del minore. Queste circostanze evidenziano la possibilità di maltrattamenti nei confronti del bambino, fino a considerarsi prostituzione”.
Dopo un lungo silenzio il padre di Jordie aveva spiegato:
–  E’ la relazione che ha fatto lo psichiatra.
“My god…” – sibilò Michael impietrito.

***

Gli agenti arrivarono a Neverland prima del previsto, prima che, da poco dimesso dalla clinica inglese,  fosse affrancato dalla “scimmia”. In quel periodo per lui ogni lucciola era un incendio: l’ispezione corporale alla quale doveva sottoporsi perché gli inquirenti verificassero se, come aveva detto Jordie Chandler, fosse circonciso, fu un faro piazzatogli in faccia per un terzo grado. Procuratore distrettuale,  investigatore, fotografo e medico entrarono nella sua camera. Li guardò smarrito.
Signor Jackson – dovete spogliarvi disse il procuratore distrettuale.
Michael si tolse i vestiti ad uno ad uno, tremava, gli girava la testa.
Il fotografo scattò numerosi flash e filmò i suoi genitali: mai umiliazione era stata più grande,  il re del pop nudo, catapultato da sovrano a paria  avrebbe voluto fuggire. Il suo senso di colpa,  congenito e immotivato, divenne insopportabile.
Smettete, vi prego,  io sono innocente… –  disse tra le lacrime.
Il medico guardò il procuratore distrettuale:
Posso garantire che Michael Jackson non è circonciso…
Jordan Chandler aveva detto dunque una cosa non vera.

***

Il 2 dicembre 1993 il “New York Post” riportava che Michael Jackson si trovava nel Connecticut, al Silver Hill di New Canaan,  una clinica privata che curava pazienti con disturbi psichiatrici e dipendenti da sostanze stupefacenti. Crollato, il cantante si era ancora bombardato di veleno. Di nuovo al telefono Liz Taylor lo sostenne:
Mai come in questo momento devi essere forte, vengo a trovarti…
Liz sono spacciato…
Non dire così, ce la puoi fare… non devi distruggerti, combatti…
Me lo dice anche l’avvocato, vorrebbe rilasciassi dichiarazioni… non me la sento…
Non devi vergognarti…  non hai fatto niente e per questo non hanno riscontri…
–    So che il direttore di Kekzk ha dichiarato che la sua radio non trasmetterà più le  mie canzoni –   Jacko scoppio in singhiozzi sentendosi esposto alla pubblica gogna.

Tornò a casa prima di Natale, aspettava di  celebrarlo per la prima volta sperando significasse dare inizio a una nuova vita. La dipendenza dagli antidolorifici lo dilaniava, ma aveva promesso:  a se stesso, ai suoi amici, a sua madre. Aveva pregato con fervore Dio, uno tutto suo.  Sostenuto da Liz Taylor,  consigliato dai suoi legali,  Michael Jackson trovò la forza di rispondere alle accuse di pedofilia dichiarando pubblicamente dal ranch di Neverland quanto potete ascoltare dalla sua stessa voce:

Michael Jackson  parla a sua  discolpa il  22 dicembre 1993

(continua)

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