6. Il Piccolo Principe nero, un Pinocchio migrante

Amadou e Mario si tengono per mano e più si sentono forti e più si avvicinano a casa, dove solo un ostacolo li aspetta. “Come possiamo convincere i miei genitori a farci restare insieme?”, domanda Mario al Piccolo Principe.

“Nel mio Paese le cose difficili si superano raccontando una storia, una storia bellissima che lascia tutti con la bocca aperta”, risponde Amadou all’amico, che rimane in silenzio a riflettere un po’. Arrivati sull’uscio di casa, Mario ritrova la parola: “Una storia… tipo Pinocchio? – esclama con lo sguardo entusiasta. – Ho risolto! Entro io, tu aspettami fuori, non ti preoccupare, gli spiegherò tutto e potrai vivere con noi!”. Amadou lascia entrare l’amico e si muove attorno ai muri di quell’abitazione, alla ricerca di una finestra dove poter vedere, immaginare o ascoltare come si sviluppano le cose. Vede la luce accesa in camera da pranzo, dove scorge la famiglia di nuovo riunita. La mamma è ancora spaventata, aveva pensato che il figlio si fosse perso, il papà invece è arrabbiato, ma lui è forte, cerca di normalizzare la situazione con abbracci e sorrisi. La mamma gli si avvicina, lo abbraccia e anche il padre piano piano sembra sciogliersi. Amadou avvicina l’orecchio alla finestra, mentre Mario affonda il colpo e inizia a raccontare la sua storia.“Ci sono due Pinocchi, uno vero e uno finto. Quello finto è quello della televisione perché non racconta tutto di Pinocchio, quindi di se stesso. Quello vero è quello che vi racconto io, che è un mio amico. E’ nero perché gli alberi bianchi non esistono e se esistono non sono belli. E se è di legno che costa tanto non lo so, so che non è legno come il nostro perché Amadou sembra fatto di carne e ricoperto di pelle, e se gli stringi le mani sembra che le stai stringendo a un altro bambino. E’ di legno però, perché l’ho conosciuto che si teneva a galla in mare, ma lontano dalla riva, dove io non ce l’avrei fatta e nemmeno un adulto. Solo un pezzo di legno o un supereroe ce la poteva fare. Non so se il mio amico è un supereroe, forse lo diverrà, sicuramente è fortunato, anche se non ha il papà e nemmeno la mamma qui vicino a lui. Ha sopravvissuto a dei mostri, lui è Pinocchio… Viene da un villaggio che è stato assalito da assassini, gatti e volpi che gli hanno tolto la casa da sotto i piedi, allora lui ha iniziato a camminare fino al deserto e poi al mare. Cammina veloce lui, cammina scalzo e non ha paura di bruciarsi, di sporcarsi. Ha dei piedi duri, come radici che non si spezzano e che non hanno bisogno di essere ricoperte dalla terra, anche se secondo me, la sera, anche Amadou vorrebbe stare fermo, con qualcuno che gli coccoli i piedi e gli rimbocchi le coperte. Una volta in acqua è stato inghiottito da un pescecane, erano tante persone, tutte vicine, tutte attaccate, agitate, spaventate, lui le ha osservate tutte, ma non ha trovato il suo papà e al primo passo falso del pescecane si è buttato in mare, si è salvato. La storia di Amadou però non è finita, ora è qui e lo vogliono mettere in un circo, ve lo giuro! L’ho visto con i miei occhi! L’ho conosciuto che lo tenevano imprigionato in una tenda!”. Il Piccolo Principe si guarda i piedi, si tocca le mani, è contento, ma poi la voce del papà di Mario fa rabbrividire il bambino: “Ma che cosa stai dicendo? Dove sei stato?”, Mario risponde: “Con Amadou, te l’ho detto!”. E il papà come ogni adulto che non vuole capire, accusa Mario di non capire e di non farsi capire: “Amadou chi? Credi esista un Pinocchio di nome Amadou?”. Mario ribadisce la sua convinzione e il padre allora lo incalza: “Sei stato dai negri, è un figlio di negri? Tu sei pazzo, non sai cosa hai rischiato. Non lo fare mai più”. Fuori casa Amadou ha gli occhi carichi di mare, un mare che si porta dentro da anni oramai e che non riesce a far esplodere, tanto son allenati i suoi occhi. Mario non abbassa la testa, guarda la mamma e le domanda: “Che significa negro? Perché Amadou è pericoloso? Io mi sono divertito tanto con lui. Anche Pinocchio allora è pericoloso”. La mamma è in difficoltà, lancia uno sguardo di rimprovero al marito e cerca di rivedere la favola, trasformandola in una storia molto noiosa. “Pinocchio esiste, certo che esiste. Ma non è il tuo amico. Pinocchio oramai è un bimbo come te. Non è di legno. Non è pericoloso. Questo pezzo di legno che tu hai incontrato sarà molto cattivo, lascialo andare sennò vi tramuterete in due asini e tu non vuoi traformati in un asino, vero amore della mamma? Negro significa che il tuo amico è diverso, lui ha la pelle di un colore differente, non puoi far finta di niente. Ci sarà pure un perché?”. Mario è triste, si sente umiliato, e con una vocina fioca che illumina anche fuori della sua casa domanda: “Perché?”. Il papà bruscamente prende il figlio per un braccio: “Dove sta? Dove sta? Fammelo vedere”. E trascina Mario verso la porta. Una volta aperta Mario cerca il suo amico con lo sguardo, ma non lo trova, allora si dimena e scivola via dalla presa del padre per correre intorno a casa, ma non c’è più nessuno. “Lo avete fatto scappare via!”, e scoppia in un forte pianto, mentre la madre gli dice: “Te l’avevo detto, sicuramente è stato trasformato in un asino oppure in un’altra bestia, e se n’è andato. Ora fa il bravo, se vuoi va’ a vedere la televisione e domani ne parliamo meglio”. Il bambino si va a chiudere nella sua stanzetta, i genitori iniziano a bisticciare. 

Il Piccolo Principe ha ripreso il suo cammino, verso una stazione, verso la capitale. Una volta era con il nonno nel bosco e questi si fece male, cadde e non riusciva più a camminare. Amadou era piccolo, non poteva portarlo al villaggio in braccio, allora il nonno gli disse: “Va’ dove c’è gente, quando hai un problema va’ dove c’è più gente”. Andò al villaggio vicino e degli uomini li aiutarono con piacere. Amadou è passato, attraverso l’attesa dell’amico, dalla possibilità di essere accolto in una casa, alla certezza di essere solo. Poteva diventare grande, sotto i rimproveri e le offese dei genitori di Mario, ma lui è piccolo e allora se ne è andato, come un Pinocchio migrante in un mondo di noiosi e falsi Pinocchi bianchi. 

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