Capitolo 17. Il moderato di centro… commerciale

Nei giorni successivi ci siamo riuniti in assemblea permanente al pub di legno del rapper per stilare il nostro manifesto politico. Il Circolo degli Scipioni ha letteralmente ridisegnato la propaganda dei nostri contendenti. Armati di pennarelli neri indelebili, i ragazzi hanno ritoccato i manifesti degli altri candidati, facendogli spuntare delle corna, annerendogli i denti davanti o aggiungendogli baffetti hitleriani. Non sono mancati cazzi giganti e scritte ironiche di risposta ai loro inviti a non votarmi: “Mejo ‘na parola che ‘na manganellata”, “Io voto chi cazzo me pare, te vota pe’ ‘sto cazzo”, “A buciardi! Maurice è vegetariano!”, “Piccioni e farfalle contro iene e sciacalli” e “Io analfabeta leggo Baudelaire, te che sei un genio conosci solo youporn”. 

Mi hanno spiegato anche chi è il Dottor La Sorca.

Nonostante per molti sia un famoso ginecologo o uno con la figa sempre in testa, dovrebbe essere un chirurgo plastico, proprietario di una clinica privata. E’ un sedicente liberale, sotto processo per diversi casi di corruzione. E’ dato dai bookmakers clandestini come il secondo favorito alla vittoria finale dopo l’ex Presidente, il Professor Gianluca Delio Maria De Monte Cucuzza. La Sorca è supportato dai partiti di centro e dalle lobby dei farmacisti e degli estetisti del quartiere. E’ un uomo di chiesa, ma in maretta col parroco di San Cipriano, reo di aver partecipato allo Sfregio. Anticomunista, mi definisce: “Un venditore di fumo, probabilmente ebreo”. Si definisce: “Un illuminato, moderato, ma riformista”. Vuole privatizzare l’unico Museo municipale, vendere i padiglioni dell’ex Manicomio e sgomberare il campo nomadi. Promette di realizzare assieme ai privati un centro polifunzionale. Questo posto conterrebbe il centro commerciale più grande della città con multisala, Ikea, Leroy Merlin e altri trecento negozi, un albergo, due palazzi di venti piani per gli uffici, la nuova sede del Municipio, una clinica convenzionata, una scuola privata e una sala scommesse aperta 24 ore su 24. E’ a favore della chiusura del Liceo Classico, dello Scientifico e dell’ospedale pubblico San Filippo Neri.

Il giorno del duello televisivo mi carico ascoltando in cuffia le colonne sonore dei film di Sergio Leone.  Mangio una mentina dopo l’altra. Ho una giacca di velluto blu, una camicia di flanella verde scuro e dei jeans marroni. Ho la barba sfatta. Il pizzetto lungo e i baffi folti. I capelli ricci, bagnati ai lati. Mi accomodo in uno studio color verde acqua, con i riflettori puntati sulla testa. Ho una poltrona di pelle grigia. Alla mia sinistra c’è uno sgabello con sopra il presentatore, un giornalista nero dai capelli bianchi. Alla sua sinistra un’altra poltrona grigia, vuota.

Mancano dieci minuti alla diretta, il Dottor La Sorca è ancora nel camerino. Scambio due parole con il giornalista, quando arriva la star…

– Salve Delemberte! Una cravatta poteva pure mettersela però!

E sorride, simpatico!

Rispondo al saluto, lui non mi guarda nemmeno negli occhi, è troppo impegnato ad aggraziarsi il giornalista. Si complimenta con lui per la trasmissione e gli lascia un biglietto da visita.

Si avvicinano i cameraman, ci fanno segno che sta partendo la sigla.

Abbiamo subito cinque minuti liberi a disposizione per presentarci. Io enuncio il nostro manifesto:

– In una piccola realtà si possono sperimentare tante cose. Noi vogliamo regalare alla cittadinanza tutti i padiglioni del Santa Maria della Pietà, costruire a costo zero, con l’impegno civile di tutti i primavallini, un teatro, un museo, un campo da calcio, uno di basket, una palestra, la Casa della Parola e la Casa del Viandante. Premiare tutti i disoccupati che parteciperanno alle opere di ristrutturazione del paesaggio con un reddito minimo di cittadinanza. Vogliamo invitare tutti i proprietari di case costruite prima del 2000 a colorare le loro abitazioni. Ad ospitare le opere dei graffitari del quartiere. Vogliamo liberalizzare la vendita per strada di prodotti artigianali primavallini e istituire un’area pedonale. Organizzeremo il Festival della Poesia Maledetta e della Musica Sconosciuta all’interno dell’ex Manicomio, il Festival degli Aquiloni migranti all’Insugherata. Un torneo di calcio interculturale nel piazzale di fronte al carcere minorile e una rassegna cinematografica di film comici muti all’interno del campo Rom. Non vogliamo la chiusura degli ospedali, vogliamo alleggerire le tasse ai poveri, lasciarle intatte a chi guadagna il giusto e alzarle pesantemente ai ricchi. Il nostro manifesto afferma: “Non abbiamo paura della povertà”. Di fatto non crediamo che sia l’economia a tenere in piedi la baracca, siamo convinti che tutto possa continuare a girare, basta stare insieme. Pertanto invitiamo tutto il quartiere a costruire il bene comune. Spazi liberi, momenti da dedicare alle persone care. I punti fondamentali del nostro manifesto sono: “Vogliamo camminare: dentro casa, per strada, oltre il confine. Dobbiamo imparare a camminare. Insieme” e “Primavalle è già una Roma migliore. Basta la parola per sentirla tale”. Pensiamo che rendendo abitabile questo posto, o meglio, rendendolo ancora più abitabile, migliorandone il paesaggio, ci vivremmo meglio e potremmo attirare gli altri cittadini romani e anche i turisti. Un po’ come hanno fatto San Lorenzo ed anche il Pigneto, ma con più poesia. Siamo certi però che il nostro quartiere è già tutto questo. Ha tante storie da raccontare, ha luoghi vivi e una popolazione piena di risorse. Immaginiamo una Primavalle piena di opere d’arte, fatte dai cittadini, una micro-città dell’incontro, un laboratorio dell’esistere dove chiunque passi ne esca cambiato. 

E infine, tanto per accendere il dibattito, lancio la mia provocazione:

– A noi non piacciono i centri commerciali che deturpano culturalmente e paesaggisticamente il nostro quartiere, abbiamo un’idea di città molto diversa dai nostri avversari…

La Sorca mi dà subito del buffone e poi confessa seccato:

– Non mi piace affatto, Delemberte!

Vorrei dirgli: “Mi piace, La Sorca!”, ma non posso.

– Delemberte, lasci stare le sue sciocchezze e ammiri questo – continua con tono di scherno mentre mostra il suo piano servendosi di un plastico che riproduce alla perfezione il progetto del suo centro polifunzionale.

– La Sorca, oh, mi scusi il pubblico a casa per aver ridetto questa parola a quest’ora, – dico schiarendomi la voce – lei sa cosa è un non luogo?

Il dottore stizzito mi risponde:

– Cos’è, un frutto della sua immaginazione?

– No, è esattamente quello che ci ha mostrato. Migliaia di metri quadrati tolti ai bambini. Lei vuole chiudere i primavallini dentro un macroplastico facendogli credere che abbiano tutto, che non abbiano bisogno di vedere, di muoversi, di relazionarsi, di respirare. Lei vuole cementare la vita di un quartiere in una struttura triste. Dove guardando in alto si vedono solo palazzoni che ospitano call-center, dove per incontrare qualcuno bisogna darsi appuntamento di fronte a una vetrina. Se stai male devi pagare, se vuoi studiare idem. Un non luogo è un posto senza unicità. Primavalle non può entrare nel cuore delle persone perché ha il centro commerciale più grande d’Italia! Lei non è un candidato sindaco è un presunto criminale. 

– Io… io… la denuncio! – Ecco la sua difesa. Ecco le sue argomentazioni.

Decido di cogliere la palla al balzo: 

– Faccia pure, mi denunci, ma attenzione, ho detto “presunto” e, da quel che so, lei è sotto processo. Quindi è un presunto criminale.

– Come si permette?!

– Come, come mi permetto? Allora, o lei è un criminale o è un presunto criminale o è…

– Sono innocente! – sentenzia.

– Certo che lo è, lei non vincerà mai le elezioni e non potrà mai commettere il crimine di realizzare questo schifo.

– Questo che lei chiama schifo, Delemberte, permetterebbe a centinaia di persone di avere un lavoro almeno per tre o quattro anni!

– Per fare questo obbrobrio lei è disposto a finanziare i privati con i soldi pubblici ricavati dalla vendita dei padiglioni del Santa Maria della Pietà. Non faccia altra sterile propaganda, saremo pure analfabeti, ma non siamo stupidi. Per qualche posto di lavoro in più, magari con contratti a tempo determinato, avremo tanti posti di lavoro in meno.

– Ma cosa dice? 

– Lei vuole chiudere il San Filippo Neri e ben due Licei. Ma si rende conto? Si dovrebbe vergognare!

– Quell’ospedale è un lusso e quelle scuole non servono più a niente – ammette senza mostrare il minimo imbarazzo.

– Bene, ecco il vero La Sorca: un dottore, anzi no, un dottorissimo. Lui vede una Primavalle dove un ospedale è un lusso e l’istruzione una cosa inutile. Ora chiedo a tutti gli spettatori di riflettere su queste parole.

– Allora lei… lei è un comunista! Uno svizzero comunista che viene qui a volerci governare! – mi urla contro non riuscendo più a contenersi.

– Non è così.

– Ah, ora nega. E cosa è allora? Non è comunista? Non è svizzero?

– Sono uno svizzero comunista. Ma non voglio governare nessuno. Rappresento un collettivo, uno splendido collettivo. Nulla di più.

– A proposito, il vostro cosa è? Un partito? Chi c’è dietro di lei?

– Siamo un collettivo aperto. Dalla composizione fluida. Un movimento atipico perché visceralmente radicato alle sue origini, ma tendente continuamente all’altro.

– Sì, sì, ma chi c’è dietro di lei? Quale sarà la sua squadra? Dei banchieri svizzeri oppure altri intellettuali caduti in rovina come lei?

– Noè, Nené, Gino, Amadou e sua moglie, un barista, il Circolo degli Scipioni, il Conte Faz, Madeleine, Nino e una trans.

– E chi sono questi?

– Sono alcuni dei miei candidati alla giunta.

– Sì, ma chi sono?

– Senza di loro io non sarei nulla. Non posso dire altro.

– Ci sono un Conte e un Circolo… la P2!

– Lei delira, gentile La Sorca…

Il dottore indossa un impeccabile completo ma ha iniziato a sudare vistosamente. E’ pelato, La Sorca, e il sudore depositato sulla sua nuca a punta, cotto dalle luci, evapora. Dalla fronte altre lacrime di sudore scendono sul viso sciogliendo il trucco che si era fatto mettere in tutto quel tempo passato in camerino. La trasmissione è arrivata al termine e forse con questa anche l’immagine di chirurgo estetico di La Sorca. 

Quando il giornalista ci ringrazia, la telecamera mi inquadra mentre saluto il pubblico, poi inquadra un uomo stinto con la camicia trasparente a cui fuma la testa. E’ un moderato di centro. E’ quel che resta di La Sorca.

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