Rapporto annuale INPS. Metà dei pensionati sotto i 500 euro

Il rapporto annuale dell’INPS, presentato stamattina a Montecitorio, disegna una Italia che sta cambiando decisamente in peggio

ROMA – Si va in pensione sempre più tardi, con pensioni irrisorie e con una elevatissima disparità tra i sessi. Continuano infatti a diminuire, anche nel corso del 2011, le nuove pensioni di vecchiaia (-29,3%) e di anzianità (-14,7%), principalmente a causa dell`inasprimento dei requisiti per l`accesso alla pensione di anzianità e delle nuove regole sulla cosiddetta ‘finestra mobile’, quel meccanismo di differimento della decorrenza della pensione una volta raggiunti i requisiti che si è tramutato in un innalzamento dell’età pensionabile di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e  18 mesi per gli autonomi. Complessivamente le nuove pensioni liquidate nel 2011 sono 514.338, per il 65% riferite al comparto del lavoro dipendente e per il restante 35% al lavoro autonomo.
Il grosso dei nuovi trattamenti, il 53%, è costituito da pensioni di vecchiaia e anzianità, il 9% da trattamenti di invalidità previdenziale ed il restante 38% è composto da pensioni ai superstiti.

Le donne le più penalizzate

La distribuzione per sesso mostra una schiacciante prevalenza maschile tra le pensioni di anzianità e di invalidità previdenziale, sono rispettivamente il 78% ed il 69% del totale mentre le nuove pensioni di vecchiaia e ai superstiti presentano una maggioranza di percettori di sesso femminile, il 65% e l’81%.
Ma la disparità è quella reddituale, al 31 dicembre dello scorso anno i pensionati Inps, le persone titolari di almeno una prestazione erogata dall’Istituto, erano quasi 14 milioni, per gli amanti delle cifre 13.941.802, totale che balzava a 16,6 milioni includendo i pensionati dei due enti cvhe sono stati conferiti nell’INPS, l’Inpdap e l’ Enpals.
Le donne rappresentano il 59% dei percettori ma percepiscono appena il 44% totale dei redditi pensionistici, mentre i titolari di sesso maschile, che rappresentano l’altro  41% uomini, percepisce ben il 56% dei redditi da pensione.
Sempre al 31 dicembre 2011 risultano iscritti all’Inps quasi 20 milioni di lavoratori, pari all’86,9 per cento del totale degli occupati, che diventano 23,8 milioni se si considerano gli iscritti ad Inpdap ed Enpals. Il numero delle pensioni Inps in essere al 31 dicembre 2011, escluse le pensioni di invalidita’ civile, e’ di 15.629.790, in leggero calo rispetto al 2010, quando superavano i 16 milioni.

1.131 euro la pensione mensile media

Il reddito pensionistico mensile medio, ovvero il reddito che deriva dalla media dei trattamenti previdenziali e assistenziali erogati sia dall’Inps che da altri enti, e’ pari a 1.131 euro e fa segnare un lieve aumento rispetto ai 1.084 euro mensili del 2010.
Il valore medio mensile medio della pensione che risulta dalla media di tutti i trattamenti, sia previdenziali che assistenziali, erogati e’ pari a 770 euro.
Circa il 77 per cento del complesso delle pensioni presenta assegni con un valore medio mensile inferiore ai 1.000 euro, nel 2010 ne costituivano il 79 per cento. Di questi, il 49 per cento e’ al di sotto dei 500 euro, nel 2010 era il 50,8 per cento, e quasi il 12 per cento si colloca fra i 1.000 e i 1.500 euro, l’11,1 per cento nel 2010.
Pochi i titolari di pensioni al di sopra dei 1.500 euro,  appena l’11 per cento e di questi appena il 2,6 per cento supera i 2.500 euro.

 

Con l’accorpamento grandi risparmi

Con la creazione di un unico grande ente previdenziale che erogherà la quasi totalità delle pensioni italiane derivante dalla fusione dell`Inpdap e dell`Enpals nell`Inps lo Stato potrebbe risparmiare, in ragione dei minori costi di gestione, 170 milioni di euro già nei prossimi tre anni.
Ai 20 milioni risparmiati già nel 2012 ed ai 50 milioni risparmiati nel 2013 si aggiungerebbero i 100 milioni annui risparmiati a decorrere dal 2014. Questi risparmi verranno versati al bilancio dello Stato e devoluti all`ammortamento dei titoli di debito nazionale contribuendo, almeno questa è l’intenzione, alla riduzione del debito pubblico.


La gobba previdenziale è ancora assente ma il patrimonio dell’Ente è solido

La famosa gobba previdenziale, la previsione della crescita senza freni della spesa previdenziale in rapporto al Pil, non si è ancora presentata. Anche nel 2011 l’incidenza sul Pil della spesa pensionistica e’ stata dell’11,5 per cento ed è rimasta sostanzialmente immutata rispetto agli anni scorsi.
Solo in presenza di una forte recessione, cui questo governo insiste ad avviarci, potremo vedere questo dato in rialzo.
E di fieno in cascina per affrontare la gobba sembra essercene ancora:
Ha dichiarato infatti Antonio Mastrapasqua presidente dell’Inps nel corso della sua presentazione alla relazione annuale: “Anche nel corso del 2011 il bilancio dell’Inps chiude con un attivo finanziario di poco inferiore al miliardo. Nei quattro anni della mia presidenza – pur in costanza della piu’ grave e complessa crisi economica e del mercato del lavoro dal dopoguerra – complessivamente sono stati contabilizzati oltre 20 miliardi di avanzo finanziario, mantenendo il patrimonio netto dell’Istituito oltre i 40 miliardi di euro”

Per il 2012 si prevede rosso profondo

La musica cambia nel 2012. Per l’anno corrente è infatti previsto un rosso di oltre 5,97 miliardi per la gestione finanziaria con un peggioramento di oltre 5,2 miliardi rispetto al precedente preventivo che era pari a meno 736 milioni.
Un saldo negativo tra 379 miliardi di euro di accertamenti di entrata e 385 miliardi di impegni. La causa del peggioramento è ” interamente ascrivibile al disavanzo finanziario ex Inpdap pari a 6,22 miliardi”.
Peggiora di conseguenza anche la situazione patrimoniale dell’Inps che, tenuto conto dell’incorporazione dei due enti soppressi, e’ stimata a 28,6 miliardi per dicembre 2012.

Preoccupante lo studio gratuito sulla governance affidato alla Bocconi

Il Ministro Fornero, intervenuta nel corso della presentazione del Rapporto, ha anche accennato alla governance dell’Inps, chiarendo che si è costituito un gruppo di lavoro composto da Consiglio di Stato, Corte dei Conti e Università Bocconi, che non prevede costi aggiuntivi per lo Stato e che entro fine giugno, redigerà un rapporto.

Sugli esodati è scontro al calor bianco con la CGIL

La questione degli esodati è stata al centro di una dichiarazione di innocenza da parte del Presidente dell’INPS che ha inchiodato il Ministro Fornero alle responsabilità dell’Esecutivo.
Al termine della relazione, il Presidente dell’INPS ha infatti dichiarato ai giornalisti che “gli esodati sono un numero che discende da un criterio”, e che fino ad ora il Governo ne ha individuato “una piccola parte”, secondo Mastrapasqua è il Governo che “deve riflettere con le parti sociali su quali siano le categorie che si ritengono esodate”, una volta chiarito cosa si intenda per esodati l’Inps potrà contare gli interessati.
Sul punto il Ministro ha parlato di “asperità, che avremmo evitato se avessimo avuto più tempo. Ma questo lusso non ci e’ stato dato, quindi, l’amputazione della gamba e’ stata fatta rapidamente perche’ c’era il rischio finanziario “.
”Gli esodati sono un costo della riforma”, ha continuato la Fornero, a cui il Governo porrà rimedio con un decreto che prevede una “parziale soluzione del problema”.
Una volta risolta la questione dei 65mila lavoratori già individuati da Governo e sindacati il Governo continuerà sulla strada del dialogo con le parti sociali  “il Governo non è né sordo né cieco ai problemi del Paese”.
Ma la CGIL batte i pugni sul tavolo e sempre a margine della presentazione segretario generale Susanna Camusso riflette sull’utilizzo del termine amputazione.
“Il ministro non sa di cosa parla, perche’ non ci sono persone al lavoro ma si tratta di persone soprattutto in Cig in attesa di passare alla mobilita’. Parlare di soluzione in due tempi e’ disprezzo nei confronti delle persone. La questione va affrontata nella sua totalita’”.
Secondo la Camusso il governo ha solo una strada davanti a sé, quella di una soluzione complessiva. Se non c’è una soluzione al problema allora “sospenda subito la riforma degli ammortizzatori sociali perche’ le misure proposte non reggerebbero la situazione”.

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