Crisi. Quel che resta dell’industria italiana crolla

ROMA – Nel confronto con il mese di aprile 2011, l’indice grezzo degli ordinativi, ovvero l’indice che misura la variazione nel tempo delle commesse ricevute dalle imprese industriali espresse a prezzi correnti, segna un calo del 12,3.

A dirlo è l’Istat che ha diffuso oggi i dati relativi all’andamento di fatturato e ordinativi dell’industria con riferimento al mese di aprile 2012.
E in un momento di contrazione dei consumi e di riduzione della propensione a consumare anche di chi due soldi ancora li ha l’effetto finale è quello di una decisa contrazione degli ordini e dell’attività di ciò che resta dell’industria italiana.
Ma non è solo il mercato interno ad essere quasi fermo, il made in italy comincia a perdere smalto anche all’estero.
Ad aprile infatti il fatturato dell’industria, al netto della stagionalità, ha fatto registrare una diminuzione dello 0,5% rispetto a marzo, con un calo ridotto sul mercato interno, che ha mostrato un segno meno per lo 0,1% e più consistente su quello estero che ha fatto segnare meno 1,4% su.
Sembrerebbe quindi essersi arrestata la tendenza a vendere all’estero ciò che non si vendeva in Italia, ovvero a sfruttare maggiormente i mercati esteri in assenza di una domanda sostenuta in casa. Nel confronto tra il periodo gennaio – aprile 2012 ed il medesimo periodo dell’anno precedente l’indice del fatturato totale ha fatto segnare un meno 3,3 per cento composto da un tracollo interno, meno 6,4 per cento ed un po’ di ossigeno in arrivo dall’estero, più 3,7 per cento. Il confronto tra aprile 2012 e lo stesso mese del 2011 vede invece un indice del fatturato a meno 4,1 per cento, con il mercato domestico impegnato in altro, – 7,0 per cento ed un mercato estero in raffreddamento, più 2,6 per cento.
E’ l’ennesima, superflua, non richiesta e non necessaria riprova che le politiche iper rigoriste stanno ammazzando il pazienta prima di riuscire a curarlo, è come decapitare qualcuno per poi vantarsi di avergli guarito quella fastidiosissima forfora.

Le reazioni al dato sono preoccupate e preoccupanti.
Secondo Luigi Sbarra, Segretario Confederale della Cisl:”I dati su fatturato e ordinativi industriali di aprile confermano come la recessione in atto stia trascinando l’industria italiana verso una inarrestabile caduta che sembra non aver fine, con l’aggravante che ormai anche l’export comincia a segnare il passo”.

Sui medesimi tasti batte anche il Codacons, secondo cui “Il fatto che gli ordinativi di tutti i settori, nessuno escluso, risultino in calo dimostra quanto la crisi sia profonda e drammatica e come, per risollevarsi, non basti certo il decreto per lo sviluppo appena varato”.
L’associazione di consumatori sottolinea inoltre come “Il crollo del fatturato delle industrie alimentari, ossia di un settore di punta dell’economia italiana costituito da beni necessari, meno 6,1%, dimostra che le famiglie non hanno piu’ soldi nemmeno per mangiare. Se, quindi, non si risolve prima il problema di chi che non ce la fa ad arrivare a fine del mese, qualunque decreto sviluppo avra’ scarsa efficacia”,

 

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