Rompere l’anello magico delle agenzie di rating

ROMA – Questa volta tocca a Moody’s il compito di attaccare nuovamente e pesantemente la credibilità dell’Italia. In passato è sempre stata Standard & Poor’s, la più potente delle “tre sorelle del rating”, ad affondare per prima lo stiletto nella schiena della nostra economia.

Ma oggi S&P ha seri problemi legali a seguito delle meritorie indagini della Procura di Trani.

Moody’s ha declassato il nostro paese da A3 a Baa2 dandole anche un “outlook negativo” che indica un possibile ulteriore abbassamento! Tra le ragioni addotte vi sarebbero “l’erosione delle fonti di investimenti esteri”, il rischio di contagio proveniente dalla crisi greca e spagnola ed il “clima politico” in relazione alle elezioni del 2013.

Tali motivazioni ci sembrano di una assoluta banalità e dovrebbero far arrossire qualsiasi rigoroso analista economico. Sarebbe più serio dire che l’Italia merita comunque un bagno di sangue!

Il clima politico? Certamente sappiamo che la strada della difesa dell’interesse nazionale e dell’Europa non è mai facile nel paese dei campanili. Ma che dire del clima di incertezza delle elezioni americane? E perché non ipotizzare, per esempio, che la Merkel potrebbe perdere le prossime elezioni tedesche? In quest’ottica si dovrebbe abbassare il rating a tutti. Sarebbe un’assurdità.

Il rischio di contagio vale per tutti. Forse, oltre che per quelle spagnole, dovrebbe valere di più per le banche tedesche e francesi che sono tra le più esposte verso il debito della Grecia e della Spagna.

Il contagio più devastante, secondo noi, è quello legato ai comportamenti della quarta banca al mondo, la Barclays Bank inglese, che fin dal 2005 ha manipolato il cosiddetto Libor.

Il London interbank offered rate (Libor) è un frutto avvelenato della “deregulation finanziaria” che incide quotidianamente sui i tassi di interesse in ogni parte del mondo.

In verità le indagini sulla manipolazione riguardano una ventina di banche internazionali tra cui la JP Morgan Chase, la City Group, la Bank of America, la HSHB, la Royal Bank of Scotland, la Deutsche Bank, l’UBS e il Credit Suisse, la Bank of Tokio-Mitsubishi e la Sumitomo Mitsui. Il Gotha della finanza internazionale.

La gravità della vicenda è enorme e giustamente il Financial Times ha paragonato le manipolazioni “all’equivalente finanziario dell’avvelenamento delle falde acquifere”.

Si ricordi che il Libor influenza tutte le operazioni finanziarie per centinaia di trilioni di dollari, le ipoteche, i mutui sulle case, le carte di credito e i vari prodotti derivati.

Dall’inchiesta delle autorità inglesi ed americane risulta che dal 2005 al 2007 la Barclays avrebbe fornito dati gonfiati. Mentre dal 2007 al 2009, nel mezzo della crisi finanziaria globale, avrebbe deliberatamente sottostimato il costo dei prestiti ottenuti dal sistema interbancario al fine di occultare la sua precaria posizione finanziaria.

La manipolazione del Libor ha portato miliardi di dollari nelle casse delle banche e ha truffato e indebolito economie, imprese e famiglie. E’ per questo che la Barclays ha ammesso una sua “condotta sbagliata” e si è detta disposta a pagare una “multa” di 453 milioni di dollari pur di chiudere il caso ed evitare accuse penali e civili.

C’è da chiedersi dove erano le integerrime agenzie di rating, le presunte “occhio di lince”, quando il Libor veniva manipolato con conseguenze drammatiche sui vari titoli di Stato e sugli spread.

E’ comunque davvero sorprendente che la Moody’s esprima il suo giudizio negativo sull’Italia proprio mentre il primo ministro Monti è negli Stati Uniti per discutere con i numero uno della Silicon Valley di cooperazione tecnologica e di investimenti.

In quella sede naturalmente Monti cercherà di convincere gli investitori anche sui nostri titoli di Stato perché la quota dei Bot in mani straniere è scesa al 36% rispetto al 52% del 2010.

Rispetto alla capacità di innovazione delle nostre imprese gli investimenti esteri dovrebbero oggettivamente essere maggiori. Certo non si può continuare con le lentezze burocratiche e giuridiche che mortificano l’iniziativa privata, sconsigliano investimenti esteri e rallentano le opere pubbliche.

Monti ha recentemente parlato di un “percorso di guerra” per affrontare la crisi, non solo quella italiana. Ci auguriamo che in tale “percorso di guerra” egli sappia identificare i sabotatori, i demolitori ed anche gli strateghi della guerra psicologica rispetto ai quali qualsiasi misura di difesa risulta assai difficile.

Così come è improcrastinabile intervenire contro la manipolazione del Libor, è altrettanto necessario, sia  a livello europeo che internazionale, rompere “l’anello magico” che continua a garantire alle agenzie di rating credibilità e potere di influenzare pesantemente i mercati e le politiche economiche degli Stati.

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