Fiat. Ecco le 10 domande della CGIL a Marchionne, è ora di certezze

In occasione della presentazione in programma del nuovo piano per lo stabilimento Sata di Melfi la CGIL distribuirà ai lavoratori il volantino con le 10 domande.

“Non ci interessano promesse vaghe o interventi tampone” ma “certezze e condizioni reali” non solo su Melfi ma sul destino di tutti gli stabilimenti del Lingotto in Italia . Presentazione che ha coinciso con la visita ‘elettorale’ di Mario Monti allo stabilimento di Melfi, cui con atto discriminatorio non sono state invitate Cgil Fiom.

ROMA – Dieci domande ai vertici della FIAT, Sergio Marchionne e John Elkann, da parte della CGIL in occasione della presentazione in programma domani del nuovo piano per lo stabilimento Sata di Melfi. Dieci domande, contenute in un volantino che verrà distribuito ai lavoratori davanti ai cancelli dello stabilimento lucano, che la CGIL pone ‘indirettamente’ ai numeri uno del Lingotto “perché non ci interessano promesse vaghe o interventi tampone” ma “certezze e condizioni reali” non solo su Melfi ma sul destino di tutti gli stabilimenti del Lingotto in Italia.
Nel volantino, che porta la firma della CGIL Basilicata, di quella di Potenza e della Fiom lucana, dopo una introduzione che ribadisce l’interesse della CGIL “alla difesa e al rilancio degli stabilimenti Fiat”, si richiede da subito ai vertici della Fiat impegni certi e di natura strategica per il sito melfitano, a partire da proposte specifiche lanciate dal sindacato. Il tutto alla ricerca di una specifica rassicurazione: “Siete disponibili a garantire che la nuova Punto continuerà ad essere prodotta esclusivamente nello stabilimento lucano?”.

Oltre le domande di natura prettamente industriale la CGIL domanda ai big della Fiat Marchionne ed Elkann: “Non ritenete che sia giunto il momento di ammettere che, prima si chiude la stagione della contrapposizione tra diritti e lavoro, prima i tre iscritti alla Fiom-CGIL reintegrati dalla Corte di Appello torneranno a lavorare in fabbrica in ottemperanza alle sentenze dei magistrati, prima si potrà tornare a parlare del merito reale delle questioni e del futuro di un’azienda così importante per il Paese?”. Da qui la domanda successiva: “Quanto, infatti, è moderna una concezione delle relazioni industriali dove si riconosce come interlocutore solo e sempre chi si dice d’accordo con Voi?”.
I lavoratori della Fiat secondo la CGIL hanno bisogno di gesti concreti: “Non sarebbe oggi un segnale di reale volontà, per mantenere gli stabilimenti italiani e gli attuali livelli occupazionali, la scelta di remunerare di meno in termini finanziari i soci, e utilizzare  i contratti di solidarietà come fatto in Germania per affrontare in modo più equo e solidale la crisi del settore auto?”. E, infine, l’ultima domanda che tira in ballo anche l’esecutivo: “Avete discusso con il Governo degli impatti sociali di un nuovo piano che, prediligendo modelli di gamma alta e Suv, non riuscirà a saturare le attuali capacità produttive degli stabilimenti italiani (e relativi occupati), con ulteriori ed ancora lunghi periodi di cassa integrazione? A quali conclusioni siete giunti?”.

Ecco le dieci domande

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