Crisi. Bankitalia. Per 2 famiglie su 3 il reddito è insufficiente

ROMA – Le famiglie italiane sono sempre più difficoltà. Per due su tre il reddito non è sufficiente  far fronte alle spese. I nuclei più vulnerabili sono quelli formati da giovani e da locatari.

È questa la fotografia scattata dalla Banca d’Italia in un Quaderno di Economia e Finanza dedicato al risparmio condotto da  due economiste, Laura Bartiloro e Cristiana Rampazzi. «A conferma del disagio espresso dai nuclei familiari – spiega Bankitalia – nel 2010 è aumentata al 65% (era al di sotto del 40% nel 1990) la quota di quelli che valutano il proprio reddito inferiore a quanto ritenuto necessario. L’incremento è più diffuso per i nuclei che vivono in affitto, in cui il capo-famiglia è operaio oppure disoccupato, pensionato, impiegato a tempo parziale».

L’impatto della crisi economica è più pesante per le famiglie a basso reddito, per quelle giovani e per i nuclei che vivono in affitto.  «A fronte – affermano le due studiose – di una generale riduzione del risparmio e dell’interruzione della crescita della ricchezza netta, alcune famiglie hanno risentito della crisi più di altre. Per i nuclei a basso reddito, per quelli giovani e per gli affittuari quasi tutti gli indicatori esaminati hanno registrato un peggioramento».

Lo studio,  «pone in luce la vulnerabilità di una quota rilevante di famiglie giovani e di locatari. I dati macroeconomici più recenti indicano una ulteriore riduzione del reddito e un peggioramento del tasso di risparmio, prefigurando quindi un successivo inasprimento delle condizioni finanziarie delle famiglie più vulnerabili in assenza di opportune misure di sostegno o di una ripresa del ciclo economico». «Ancor prima – sottolineano le due economiste di Bankitalia – del dispiegarsi degli effetti della crisi, il risparmio delle famiglie italiane era in calo. La propensione al risparmio delle famiglie è ulteriormente diminuita dopo il 2008 ed è aumentata la quota di famiglie con reddito insufficiente a coprire i consumi, in particolare per le famiglie a basso reddito: la metà dei nuclei appartenenti a questa classe ha entrate insufficienti a coprire i consumi».

L’aumento degli squilibri «è segnalato anche dall’incremento della concentrazione della ricchezza: tra il 2008 e il 2010 la quota di ricchezza netta posseduta dai tre quartili di reddito più bassi è diminuita a vantaggio della classe più elevata. L’esigua frazione di ricchezza detenuta dai nuclei giovani si è ridotta ulteriormente».

«La percentuale di famiglie italiane indebitate – evidenzia lo studio – è bassa nel confronto internazionale e la maggior parte di queste si collocano nei quartili di reddito più alto. Esaminando il bilancio familiare dal lato del passivo le famiglie vulnerabili sono quindi una quota ridotta». «Considerando invece – affermano le due studiose – una diversa misurazione della povertà, che oltre al reddito, prenda in considerazione anche la ricchezza, si riesce a disporre di una visione più ampia della loro condizione finanziaria. Da questa analisi è emerso tra il 2008 e il 2010 un peggioramento di tali indicatori, in misura particolarmente accentuata tra i giovani e gli affittuari».

«Nel 2010 – secondo la ricerca – le famiglie povere di reddito e di ricchezza al netto dell’abitazione di residenza erano l’8,8%, in lieve aumento rispetto al 2008; tra quelle giovani, l’incidenza della povertà è invece aumentata di quasi tre punti tra le due rilevazioni, fino a raggiungere il 15,2%, un valore ben più elevato di quello della popolazione nel suo complesso». Per gli affittuari «la percentuale è ancora maggiore, pari al 26,1%, in aumento di 3,5 punti tra le ultime due rilevazioni».

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