Edili. Una crisi infinita. Mobilitazione in tutta Italia

ROMA – Iniziative in tutte le regioni per raccontare l’agonia di un settore, quello delle costruzioni, e chiedere al governo un tavolo straordinario di crisi ed interventi immediati per aprire piccoli e grandi cantieri, ridando fiato e speranza ad un settore industriale che più di altri può fare da traino per la ripresa.

Questo in sintesi il senso della mobilitazione lanciata da Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil per il 31 maggio, che si inserisce nella più ampia mobilitazione unitaria confederale che culminerà  con la manifestazione nazionale del 22 giugno.

Previste iniziative in tutte le regioni. A fianco delle proteste tradizionali, come le manifestazioni davanti alle sedi di Regione, i sindacati hanno organizzato alcuni gesti simbolici. I più eclatanti sono gli scioperi al contrario che si terranno a Bologna e Perugia: qui gruppi di lavoratori disoccupati passeranno la giornata a fare quegli interventi di manutenzione ordinaria che gli enti locali hanno sospeso a causa del taglio delle risorse e dei vincoli del patto di stabilità . Nel capoluogo emiliano i lavori riguarderanno un centro sociale comunale, dove verrà  sistemato uno spazio esterno utilizzato come anfiteatro, mentre in quello umbro sarà  eseguita la manutenzione in una scuola. Molto eloquente anche il funerale dell’edilizia che sfilerà  nelle strade di Ferrara a segnalare il rischio collasso del settore. Tra le iniziative anche molti volantinaggi di sensibilizzazione e scelte significative, come quella della città  di Taranto per la Puglia proprio nei giorni che decidono il futuro dell’Ilva, o la manifestazione di Palermo cui hanno aderito anche le associazioni datoriali. Molti gli Enti Locali che nel corso della mattinata riceveranno le delegazioni di lavoratori e disoccupati, che consegneranno le proposte per l’avvio di opere utili alle comunità  locali.

Dagli edili un messaggio forte e chiaro a Palazzo Chigi: fate presto, perché il rischio che stiamo correndo in Italia è la scomparsa di un intero comparto industriale, quello dell’edilizia,  come raccontano  i segretari generali Massimo Trinci, Domenico Pesenti, Walter Schiavella “mai così male dal dopoguerra! In cinque anni di crisi si è registrato il  crollo del 30% della produzione,  del 20% del fatturato, del  40% degli investimenti pubblici. Sono 550.000 i posti di lavoro persi,  la  verticale rispetto al 2008 di tutti i valori: – 400.000.000 le ore lavorare, – 2 miliardi la massa salariale.” Ad eccezione del comparto dei lapidei, la cui tiepida tenuta è data dalla particolare vocazione all’export, in tutti i comparti numeri da brivido: laterizi e manufatti in cemento (- 50%) e nei  prefabbricati (-60%)”  e non va meglio nel  legno-arredo, dove  “sono 52mila gli addetti spariti, e con loro 10mila aziende.

Il calo della domanda interna tocca la quota del 40%, con previsioni per il 2013, così come per gli altri comparti, di caduta libera.” Intanto prosegue con sofferenza anche il percorso dei rinnovi contrattuali con alcuni già  rinnovati (cemento, lapidei) ed altri che procedono con grandi difficoltà  (edilizia e legno). In piazza il 31 maggio i sindacati ed i lavoratori chiederanno “di incontrare subito il governo per chiedere l’immediata apertura di un tavolo di crisi che intervenga per far ripartire il settore. Abbiamo proposte, non siamo quelli del no e basta, e lo abbiamo dimostrato sempre in questi anni costruendo, anche insieme alle imprese, proposte concrete e di buon senso” continuano Trinci, Pesenti, Schiavella “in particolare chiediamo il rafforzamento dell’impianto delle regole, per favorire l’impresa sana e di qualità  ed estromettere le imprese irregolari e illegali dal sistema degli appalti e dal mercato;  l’avvio di migliaia di piccole opere cantierabili da subito, scegliendo la strada del superamento dei vincoli al patto di stabilità ” concludono i sindacalisti “ed infine, chiediamo che si metta in campo per il settore una sana cura da cavallo, fatta di investimenti per opere infrastrutturali utili ed un piano straordinario di opere ed interventi per la messa in sicurezza del territorio dai rischi sismico ed idrogeologico, nel segno della sostenibilità  sociale ed ambientale.”

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