Alitalia. Più che winter season, ottobre si annuncia bollente

ROMA- Come ogni anno sono apparsi sui vari siti web articoli  che rimandano al  link  Alitalia con la ricerca di personale da formare per essere inserito in attività lavorative dentro l’aeroporto.

Ovviamente, questa ricerca di personale appare come una tragica beffa per tutte quelle persone che, loro malgrado, il lavoro lo hanno perso, magari proprio quello per cui si è aperta una posizione lavorativa. E parliamo di oltre migliaia di lavoratori della vecchia Alitalia, più i nuovi cassa integrati, oltre mille. Senza contare le migliaia di precari letteralmente spazzati via. La beffa appare ancora più drammatica se, come potrebbe sembrare, la pubblica ricerca di personale, rientrasse in un’operazione di marketing  aziendale costruita ad hoc per indicare la “buona salute” aziendale.

Il problema è chiaramente molto profondo di un semplice bando, soprattutto perché, nonostante le dichiarazioni ottimiste del nuovo amministratore delegato Del Torchio, l’unico dato certo è che oltre alle migliaia di mobilitati della vecchia compagnia di bandiera, senza nessuna prospettiva occupazionale, la nuova Alitalia ha nel frattempo, aperto cassa integrazione e solidarietà per altre migliaia di lavoratori.

 A questo si aggiungono le indiscrezioni riportate da “Reuters” secondo cui Banca Leonardo avrebbe il compito di cercare di raccogliere più di €400 milioni per aiutare Alitalia a superare la crisi di liquidità che rischia di lasciarla senza soldi entro la fine dell’anno. Nei giorni scorsi Alitalia aveva confermato di aver nominato Banca Leonardo come advisor finanziario “per assistere la società nei rapporti con il sistema bancario”. 

E’ perciò evidente che, seppure le affermazioni dell’AD sul piano industriale, risultino come un’inversione di rotta alla catastrofe consumatasi a partire dal fallimento di Alitalia, per non rimanere tali, debbano necessariamente essere avvallate da fatti concreti.  Nel suo piano industriale la compagnia aveva annunciato di voler investire sul rehubbing di Fiumicino  concentrando il più possibile il traffico serale su Roma per favorire sia la clientela leasure che quella business. E puntare sul mercato più redditizio del lungo raggio, anche per evitare di scontrarsi con le low cost molto forti sul medio raggio. Il tutto dovrebbe svilupparsi dalla fine di ottobre, con l’inizio della stagione winter.

Viene però da chiedersi con quali mezzi Alitalia intenda sviluppare il rilancio della compagnia. Diciamo che sembrerebbe chiaro, a questo punto, che la salvezza della compagnia sia strettamente legata al piano industriale che dipende dalle risorse finanziarie che  la compagnia di bandiera sarà in grado di trovare. Eppure, la cordata che ha acquistato Alitalia, ripulita dai debiti e snellita del cinquanta per cento del personale, avrebbe dovuto con il piano Fenice, far rinascere il fiore all’occhiello dell’aviazione civile italiana.

Invece la compagnia non solo non è riuscita a produrre utili, ma rischia ancora una volta di non farcela a restare per aria.

 

Certo è che se questo è il risultato delle politiche di liberalizzazioni e privatizzazioni operate in questi anni in Italia, c’è poco da stare allegri.

Il rischio concreto è che da ottobre più che winter season, saremo costretti ad  avere un’ altra stagione bollente. 

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